Rispetto per le scelte di coscienza di chi ricorre alla maternità surrogata ma essa è in contraddizione con criteri etici generali.
Le notizie di oggi sul caso Vendola stanno riaprendo immediatamente la discussione durata troppo a lungo sulla cosiddetta step child adoption conclusasi in Parlamento in modo che a me sembra molto discutibile. Il tanto parlare e discutere di queste settimane hanno permesso all’opinione pubblica una conoscenza di questioni che prima era riservata agli addetti ai lavori. Ciò mi permette alcune considerazioni per punti sintetici senza riprendere ogni aspetto dei problemi in questione.
· tutti concordano che tutto (leggi, magistratura, servizi sociali, famiglie coinvolte) debba avere come riferimento principale l’interesse dei bambini e la loro crescita all’interno di una famiglia accogliente;
· le informazioni che abbiamo acquisito ci dicono che ci sarebbero ancora nel nostro paese 35.000 bambini negli orfanatrofi. Un numero enorme, incredibile. Inoltre nel 2015 oltre 250.000 bambini sotto i 14 anni e 125.000 tra i 14 e i 17 sono nella condizione dei richiedenti asilo in Europa provenienti dall’ondata immigratoria fuori controllo; si può pensare per essi a una qualche forma di affido o altro anche con istituti giuridici ad hoc?
· d’altro lato a ogni dieci richieste di adozione corrisponde un solo bambino adottando e le adozioni internazionali sono calate in un anno del cinquanta per cento. Le procedure sono lente, costose, il sistema non funziona, la legge in vigore è inadeguata e ci sono anche tanti bambini a disagio in famiglie etero “normali”. Ci troviamo di fronte a una vera e propria “emergenza infanzia”;
· in questa situazione “Noi Siamo Chiesa” nel suo testo del 27 gennaio, discutendo della legge Cirinnà, ha ipotizzato di fronte al punto più controverso, l’allora art. 5 (che poneva indirettamente il problema della maternità surrogata) una riforma che liberalizzasse il sistema delle adozioni allargando l’area dei soggetti adottanti e adottabili fino a comprendere, tra i primi, i single e le coppie omo. Si tratta di modificare tutta la normativa oltre che la consistenza e la qualità dei servizi sociali competenti;
· in questo modo si può ipotizzare un incontro virtuoso tra il bisogno di così tanti bambini, non solo italiani, e il desiderio legittimo e comprensibile di genitorialità di tante coppie infertili, a partire da quelle gay. Penso che l’aspirazione alla maternità e alla paternità di sangue non possa essere considerata alla pari di un diritto da perseguire in ogni modo. Tutti ormai lo sappiamo: la logica del possesso/proprietà del figlio proprio dovrebbe essere superata da una relazione affettiva ed educativa che è compatibile con un rapporto diverso dalla genitorialità di natura.
Dopo e insieme a questa riflessione sull’infanzia, la maternità surrogata mi appare come l’ espressione di un punto di vista e di una sensibilità di fatto egocentrica che è in contraddizione con dati certi: il rapporto intimo madre-figlio attestato da tanti studi specifici, l’utero non è un organo qualsiasi, la logica neoliberista cerca di impadronirsi della libertà e della sostanza stessa della femminilità per realizzare profitto, lo spirito della civiltà europea va in ben altra direzione, le possibili e non infrequenti difficoltà giuridiche e affettive di vario tipo prima e dopo questo tipo di maternità. Sono confortato in questa convinzione dal formarsi di un senso comune collettivo, almeno nel nostro continente, che si è manifestato al Parlamento europeo con il voto del 17 dicembre che ha ritenuto “la pratica della gestazione per altri contro la dignità della donna e da esaminare con priorità nel quadro degli strumenti di difesa dei diritti dell’uomo”.
Inoltre a Parigi il due febbraio è sorta una iniziativa di grande importanza, nata nell’ambito del movimento femminista e con l’appoggio delle istituzioni, per promuovere una convenzione internazionale per l’abolizione, ovunque nel mondo, della maternità surrogata. Il nostro paese dovrebbe- mi sembra- associarvisi senza distinzioni di parte ma non so se questa opzione di fondo sia possibile od opportuno abbia conseguenze nel diritto interno che vadano aldilà del reato con cui viene sanzionata nel n.6 dell’art.12 della legge n. 40 la maternità surrogata che avvenga nel nostro paese. Mi sembra comunque che, di fronte a casi concreti di maternità di questo tipo che avvengano all’estero, come la cronaca ci dice, da parte di coppie omo od etero, debba essere vagliata e decisa caso per caso dalla magistratura la condizione del bambino, ovviamente nel suo interesse che deve essere considerato assolutamente prioritario.
Constato che esistono situazioni in cui la maternità surrogata, in determinate circostanze e in determinati paesi , è considerata, da chi vi accede, moralmente legittima e quindi degna di tutela. Mi sembra che meriti assoluto rispetto ogni decisione di coscienza per un tale comportamento . Ma ciò non può significare l’accettazione di fatto o di diritto della maternità surrogata perché credo che essa sia un’opzione in contraddizione con criteri etici generali oltre che, spesso, con norme di diritto positivo.
Vittorio Bellavite, Noi Siamo Chiesa
Laicamente: ci vuol “giudizio”. Il problema della maternità surrogata è innegabile e i criteri etici universali (qui la centralità degli interessi dei bambini) cozzano con le leggi di mercato tendenti alla mercificazione totale. I criteri etici bastano senz’altro a indicare a ciascuna coscienza degna del nome quali siano i doveri cui attenersi. Ma questo è appunto il compito di ciascuna coscienza nella propria dimensione autonoma. Giudicare “dal di fuori” è qui difficile. Molti comportamenti (anche parentali) possono apparire ed essere eticamente sbagliati, senza che però sia utile o pensabile normarli per legge. Perciò, prima di compiere salti automatici alla dimensione degli obblighi e divieti sanciti dallo Stato occorrono seri approfondimenti. – La red dell’ADL