lunedì 21 dicembre 2009

Orioles su Sher Khan

Lettera
 
Mi ha fatto molto piacere leggere nell'ADL il pezzo di Orioles sulla morte di un politico pakistano Sher Khan. Ho condiviso molto tempo della mia vita antesvizzera con persone come Riccardo Orioles e Dino Frisullo con il quale ho avuto molta amicizia. Vi ringrazio, perchè attraverso il vostro foglio, sono riuscito ad avere questa notizia, qui in Italia, che non l'avevo letta da altre parti. Eppure, come puoi ben immaginare sono sui giornali e sui siti dalla mattina alla sera. Vuol dire che il vostro giornale serve, che è un foglio di informazione utile, perché ogni cosa che riesce a trasformare la notizia e l'informazione, in una emozione, in un ricordo, in una lacrima, è importante. Davvero grazie di cuore.

Massimo Pillera
       

domenica 13 dicembre 2009

Identità plurali, farmaco, polemiche e liberta di stampa

 
 
 

Le identità plurali e la

"libertà fridomiana"

 

 

Sulla "prospettiva panoramica" dei paesaggi locale e nazionale (cf. La legge e il panorama sull'ADL del 4.12.09) consiglierei di micro-focalizzare il  nostro panorama dentro una qualsiasi aula di scuola dell'obbligo. Ecco la mia proposta.

 

 

La proposta dovrebbe partire dall'iniziativa dei genitori per "pretendere" che nell'aula dei rispettivi bambini ogni singola coppia di genitori - ma anche ogni singolo genitore in quanto tale – abbia il diritto (diritto-dovere) di esporre un proprio simbolo identitario culturale che può essere religioso (la Croce, la Mezzaluna, la Stella di Davide) ma anche politico, storico-nazionale, storico-figurativo (come la fisionomia di un personaggio tipo Leonardo da Vinci, Alessandro Volta, Bertrand Russell, Einstein).

    L'importante è riuscire a dimostrare che la ricchezza del patrimonio culturale sta nella libertà di ciascuno, non nella chiusura dogmatica e mentale di una istituzione contrapposta all'altra! Questa generale e condivisa libertà di ciascuno è quella che io chiamo "libertà fridomiana" tanto per darle un proprio nome che la differenzi da altri tipi di libertà che "le strutture chiuse, autarchiche, dogmatiche" pretendono di far convivere con dei sistemi di legislazione puramente omologatori e necessariamente oscurantisti, totalitari, repressivi nonché "regressivi".

    Mi sono spiegato? Sono convinto che per gli italiani della Confederazione Elvetica l'iniziativa diretta dei genitori e l'esperienza diretta, vissuta in prima persona dai loro bambini, sarebbe più facile che non in Italia e che, nello stesso tempo, tale esperienza sarebbe mentalmente molto educativa: questo per gli stessi figli della cultura nazionale elvetica.

 
 
Francesco Introzzi (Cuneo)
 

 

 

 

 

Sul tema

del possibile

"farmaco". . .

 

 

Riguardo a quello che Andrea Ermano ha scritto successivamente al (prevedibile) fallimento del vertice Fao sul problema demografico ecc. (cf. ADL, 25.11.09, Ma forse un "farmaco" ci sarebbe), sto leggendo un libro che a mio parere dovrebbe essere eletto a "lettura obbligatoria di stato" al diciottesimo anno di eta' di tutti i cittadini del mondo:

 

Claudio Naranjo, La civiltà, un male curabile, Franco Angeli Edizioni (Milano, 2007)

 

 

Cordialmente,

Chiara Camillo

SCHEDA

 

La civiltà, un 

male curabile

 

 

L'attuale malessere di quella che definiamo "civiltà" ha radici - sostiene l'autore di questo libro - nella civiltà stessa, civiltà che si identifica con l'organizzazione patriarcale della società e della mente originatesi nel tardo neolitico. La "civiltà" si presenta dunque come una reazione patologica degli esseri umani a una condizione traumatica di un lontano passato e attualmente non risulta essere più funzionale.

    Nell'ottica di poter giungere a un modello sociale alternativo, non più supportato da quella che egli chiama "la mente patriarcale", Naranjo propone la tesi che solamente l'educazione abbia forse il potere di capovolgere il corso della storia e operare una reale trasformazione. Sulla base di questa convinzione, egli propone un modello educativo alternativo che promuova lo sviluppo psico-spirituale dell'individuo e che lo renda capace di cooperare ad una necessaria evoluzione sociale.

 

    Claudio Naranjo (Valparaiso, 1932) ha studiato medicina, psichiatria, musica e filosofia. È stato tra i fondatori dell'Esalen Institute in California, diventando in seguito uno dei tre successori di Fritz Perls. Attualmente si dedica quasi esclusivamente alla formazione transpersonale e integrativa di psicoterapeuti e insegnanti, in diversi paesi europei e sudamericani. È autore di  The End of Patriarchy and the Dawning of a Tri-une Society (1994), saggio da cui deriva il volume qui segnalato.

 
 
 
 
 
 
 

NON POLEMICHE

MA FATTI

 

 

Credo che quando si intraprendono campagne contro gli illeciti fiscali, bisognerebbe distinguere chiaramente tra chi è andato all'estero per trovare un lavoro e chi invece si è trovato una residenza fittizia per evadere le tasse.

 

 

Non è nelle mie intenzioni aprire polemiche sugli effetti del cosiddetto scudo fiscale sui cittadini italiani residenti nel nostro Paese, ma occupati nella Confederazione Elvetica. È un dato di fatto che si siano registrate tensioni tra l'Italia e la Svizzera, forse si sono creati anche problemi interpretativi per ciò che riguarda l'applicazione dello scudo ai frontalieri. Ciò poteva essere evitato se solo si fosse applicato l'accordo siglato nel 1976 tra i due paesi, che regolamenta sino ad oggi l' imposizione fiscale in Svizzera e la compensazione finanziaria ai comuni italiani di confine.

    Su questo problema ho scritto e pubblicato una presa di posizione, in quanto mi sono state rappresentate diverse e fondate preoccupazioni di nostri connazionali, che avevano ricevuto dall'Agenzia delle Entrate un' ingiunzione a regolarizzare la loro posizione e a far rientrare i loro risparmi. Si tratta per altro di connazionali che in molti casi non hanno mai lasciato definitivamente la Svizzera, ma hanno semplicemente prolungato le loro ferie nei loro paesi d'origine. Credo che quando si intraprendono campagne contro gli illeciti fiscali, bisognerebbe distinguere chiaramente tra chi è andato all'estero per trovare un lavoro e chi invece si è trovato una residenza fittizia per evadere le tasse.

    Confermo e sottoscrivo che la generalità degli italiani che lavorano in Svizzera paga regolarmente le tasse. Se poi vi sono delle aree di privilegio o di evasione, dovrebbero essere le istituzioni preposte a fare luce su eventuali fenomeni di illegalità.

    Non capisco la foga nel difendere l'operato dell'Agenzia delle Entrate, quando la stessa ha divulgato, con la circolare N48/E del 17 novembre scorso, un chiarimento che stabilisce i soggetti interessati al cosiddetto "monitoraggio fiscale" ed alla loro residenza. Alla luce di quanto è successo, appare ancora più evidente l'immoralità di questo condono. Prima di me, lo stesso Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, aveva manifestato scetticismo sui controlli che lo scudo prevede per impedire il riciclaggio di capitali mafiosi.

    Egli tra l'altro ha fatto osservare che in altri Paesi che hanno fatto ricorso in questi mesi a provvedimenti analoghi non è stato concesso l'anonimato, non sono state condonate le tasse evase ed è stata prevista una rigorosa certificazione dei predetti capitali, sicché il rischio che capitali di origine criminale rientrino in Italia, beneficiando per di più di una massiccia sanatoria, è evidente. Ritengo che l'evasione fiscale sia una cancrena della nostra società; chi incita ad evadere il fisco non è degno di cittadinanza.

    Come cittadino italiano non mi importa sapere cosa fanno i nostri governanti "sotto le lenzuola", ma mi sento in diritto di esprimere le mie critiche al modo di governare, al fatto che ormai ci sia diffusa indifferenza morale. Quindi le domande che mi pongo sono: governano bene? Fanno gli interessi dell'Italia o solo i propri?

    Rispetto a queste domande parlano i dati e le cifre fornite dallo stesso governo: il deficit quest'anno è arrivato al 5,2 per cento ed è molto probabile che salga ancora. In parte ciò è dovuto alla crisi internazionale, ma in parte è dovuto a cause interne, e cioè alla diminuzione delle entrate fiscali e all'andamento della spesa pubblica. La spesa pubblica, che è aumentata in un anno del 4,9 per cento. In cifre assolute di 35 miliardi di euro. Stiamo parlando di spesa corrente della pubblica amministrazione, cosa se ne è fatto di questi 35 miliardi di maggiore spesa in un anno di vacche magre?

    Non mi si venga a dire che sono stati usati per stimolare l'economia, magari fosse così. Invece no, per stimolare l'economia sono stati spesi in tutto 3 miliardi.

    Invece di fare i condoni si dovrebbero ricercare e aggredire le cause di questo disastro. A mio avviso esse sono da ricercare nell'intreccio perverso degli interessi politico-imprenditoriale che si è ormai fatto sistema: è sotto gli occhi di tutti che nei governi regionali, provinciali, comunali vi siano diversi assessori che sono anche imprenditori con una ramificazione di interessi che vanno dalla sanità all'edilizia, dalle opere pubbliche alle bonifiche, dando così vita ad un sistema di autofinanziamento che svuota lo Stato dall'interno.

    A questo punto dico: invece di accusarmi di fare disinformazione, si documentino e, se hanno a cuore le sorti del nostro Paese, vigilino! È evidente infatti che più cresce il malaffare intrecciato con la politica, più cresce il nostro debito pubblico e meno restano le possibilità per stare al passo con il resto d'Europa.

 

 

Corrado Trotta, Wettingen

presidente Comites Argovia  
 
 
 
 
 
 

QUALE LIBERTA'

DI STAMPA

 

Attorno a ogni fatto importante c'era il problema della stampa... Ma a tutti quelli che inneggiano alla libertà di stampa mi verrebbe da chiedere "sì, va bene, ma quale libertà?"

 

Ma cos'è questa libertà di stampa per cui oggi sembriamo pronti, per l'ennesima volta, a strapparci le vesti? E' una domanda che mi faccio da quando ero al liceo, quando sentivamo che era scoppiata una bomba in una banca, che qualcuno aveva buttato giù dalla finestra di una questura un anarchico; quando leggevamo per la prima volta di stragi di stato, servizi segreti, neofascisti, depistaggi.

    All'Università cominciammo a comprare la Repubblica, un'etichetta a buon mercato di borghese progressista (un ossimoro); erano anche anni in cui si girava con il manifesto nella tasca dell'eskimo. Un'altra etichetta scontata. Erano gli anni di Moro. Ancora sangue, misteri, fiumi di inchiostro. Imparavamo cose nuove: stampa di regime, giornalisti venduti, giornalisti ammazzati.

    Attorno a ogni fatto importante c'era il problema stampa.

    Oggi di fatti politici importanti nostrani non se ne vedono poi molti: un'affermazione probabilmente vera se TV di Stato, giornali, settimanali, internet, parlano tutti delle stesse stupidaggini relative a una persona al potere (non di potere) che come tante passerà senza lasciare idee durature. Senza lasciare un segno né un sogno per le nuove generazioni.

    Ma, cosa strana perché sproporzionata in relazione ai fatti che si vorrebbero da una parte tacere, dall'altra amplificare, si è tornati a usare le tre parole magiche "Libertà Di Stampa". Sì, magiche; perché se leggiamo cosa hanno fatto i liberali dell'800 per una stampa libera, quando Carlo Alberto, piegato dagli eventi, concesse a parole la libertà richiesta con la formula rinnegante "La stampa sarà libera ma soggetta a leggi repressive"; se studiamo le considerazioni dei padri della Costituzione degli Stati Uniti d'America in merito alla stampa che portarono al primo emendamento alla Costituzione: "Il Congresso non potrà fare alcuna legge… per limitare la libertà di stampa…".

    Parole magiche, se guardiamo ancora alle lotte della Chiesa di Roma affinché la gente non imparasse a leggere ("il giornalismo è il quarto flagello dell'umanità dopo la fame, la peste e la guerra"); a cosa hanno scritto i rivoluzionari francesi dopo la vittoria ("… ogni cittadino può scrivere, pubblicare liberamente salvo rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge" dando spazio quindi al corso europeo continentale di legislazione speciale sulla stampa).

    Parole magiche, se leggiamo i discorsi fatti nei nostri parlamenti subalpino e romano, le battaglie dei finti liberali alla Costituente per dare al popolo solo a parole la libertà di

stampa e toglierla poi nei fatti; se leggiamo il primo discorso a difesa della libertà di stampa, l'Aeropagitica del poeta John Milton (1644) e i discorsi inascoltati alla Costituente del drammaturgo Vincenzo Tieri (come a dire che poeti e scrittori sono più adatti a parlare di libertà di stampa dei politici); se facciamo questi esercizi ci accorgiamo che, forse, è fuori luogo andare in piazza a urlare parole che hanno ben altra storia, altra dignità.

    In realtà, i problemi della stampa di casa nostra sembrano essere altri: ancora oggi la stampa è regolata da leggi speciali e, fino a che vige una legislazione speciale, certo non si può parlare di stampa libera; ancora oggi il giornalista ha un processo tutto per sé, un processo speciale quindi, che la Corte costituzionale -con salti mortali interpretativi- si ostina a considerare legittimo; ancora l'Albo dei giornalisti, un'idea dei Gesuiti di Civiltà cattolica realizzata a livello normativo dal Fascismo.

    A tutti quelli che inneggiano alla libertà di stampa mi verrebbe da chiedere "sì, va bene, ma quale libertà?"

 

 

RINALDO BOGGIANI 

 

Autore di "Antistoria della libertà di stampa in Italia", Roma, Edizioni Associate, 2009 (3a edizione)
 
 
 
 

venerdì 27 novembre 2009

Crisi, presecuzioni e costituzione

 
 

AUMENTA LA CRISI, AUMENTA LA LOTTA

 

L'attesa e la calma NON pagano. Se non si lotta, se non ci si incazza, se non si sbattono in faccia le promesse a chi le ha fatte, nulla si muove. Nella terra della dimenticanza e dell'indifferenza, solo chi si fa notare ha una possibilità di ottenere qualcosa. Lo proviamo sulla nostra pelle, giorno dopo giorno. Il lavoratori della "Preziosi"

Paderno Dugnano (MI)

Il post completo sul blog è disponibile qua

 
 
 
 
 

Piccole persecuzioni crescono 

 

Vi scrivo per aggiornarvi su quanto accaduto in questi giorni ai Rom del campo  di Via Rubattino a Milano.

Venerdì abbiamo presidiato la prefettura e una sorta di capo di gabinetto ha ricevuto una delegazione di genitori, insegnanti e rom promettendo ovviamente di tutto e di più. Per le 22 la maggior parte di mamme con bambini che la notte prima avevano dormito in strada sono state accompagnate da noi e dai volontari in vari centri di accoglienza che li avrebbero però ospitati una sola notte (non vi dico per trovare qualche disponibilità che sforzi abbiamo dovuto fare). Gli altri hanno avuto il "permesso" di dormire sotto il ponte a Rubattino con la promessa che la polizia non sarebbe andata a sgomberare.

    Detto-fatto, ieri mattina all'alba li hanno fatti sloggiare e in malo modo.

    Così li abbiamo portati con una marcia forzata alla chiesa qui di S-Ignazio suscitanto le ire del prete che ha subito domandato perché qui e non in altra parrocchia e le ire delle persone che si sono viste "occupare" la loro chiesa e infangare il decoro del luogo...

    Durante il giorno, la gente ha cominiciato a capire e si è creata una rete di solidarietà e sono state portate coperte, vestiti, cibi e tutto quello di cui potevano aver bisogno. Si cercavano i bimbi e le mamme senza scarpe e senza giacca... pacchi di pannolini e assorbenti per mamme e bambini. Sono arrivati anche tanti passeggini.

    C'era una mamma che aveva partorito da 15 giorni, una che stava malissimo perché aveva abortito da poco e non aveva neppure le mutande. I bambini giocavano nel parco insieme ai loro amici italiani.

    Il prete ha tenuto il cancello dell'oratorio chiuso e con un "servizio d'ordine" portava in bagno chi aveva bisogno.

    Ha portato un pentolone di acqua calda dalle cucine in cui ha messo 2 bustine di té e ha distribuito... intanto le mamme italiane compravano pane e latte al supermercato e omogeneizzati e scatolette per far mangiare tutti...

    E' chiaro che ne sono arrivati tanti, anche tutti quelli che avevano dormito al coperto per una notte.

    Finalmente è arrivato un assessore mandato dalla Moioli che ha contrattato una serie di sistemazioni in vari centri d'accoglienza. La battaglia è stata dura perché inizialmente volevano separare le mamme dai bambini con più di 5 anni mandando questi in istituti... i padri non ne parliamo...

    Poi sono addivenuti a miglior compromesso e hanno accettato di far stare insieme le mamme coi bambini... non tutte le famiglie hanno accettato di separarsi e qualcuno si è allontanato verso le 8 di sera con i propri carrelli e le proprie coperte e bimbi al seguito.

    Alle 21 e 30, mamme, bambini e donne sole erano sui pulman dell'ATM per essere portati a destinazione... alcuni perfino a Crema.

    Albert, il bimbo handicappato di 7 anni che ha un rapporto privilegiato con suo padre,

è stato a forza staccato dal suo collo. Abbiamo pianto tutti

    Il Presidente del Comitato genitori della scuola Feltre e la maestra Flaviana hanno convinto il prete ad aprire la stanza giù per far mangiare gli uomini (tutti i soggetti di sesso maschile maggiori di 15 anni tra cui un bambino che è in Italia solo col padre) al caldo e farli dormire al coperto solo per stanotte.

    Abbiamo scodellato questo pasto a 40 uomini infreddoliti e spaventati... e poi li abbiamo lasciati lì con la promessa che stamattina avrebbero sloggiato verso le 9. Sento ora al tg2 che così hanno fatto

    Ho conosciuto Alina, mamma di 4 figli, attiva nella scuola nel comitato genitori (è venuta perfino a votare domenica 15), che ha frequentato il liceo in Romania

    Ho portato per mano la bimba bellissima che frequenta in Feltre la 2A...

    alcune famiglie di bambini frequentanti sono state disperse, pare nei pressi di Segrate... come torneranno a scuola tutti questi bimbi? Quelli a cui il cartolaio di quartiere ha regalato libri e quaderni all'inizio dell'anno?

    Oggi ci sono degli articoli vergognosi sui siti del Giornale e sui siti della Lega e del PDL... non si parla dei bambini, non si parla del fatto che sono persone a cui il Comune ha negato i minimi diritti umani...

    Ma sapete che De Corato aveva organizzato una festa in Rubattino per celebrare questo ennesimo successo? Per fortuna la risonanza del nostro gesto l'aveva fatto desistere...

    Siamo stati circondati tutti il giorno da polizia e carabinieri in assetto di guerra e un decina di poliziotti della DIGOS in borghese... la DIGOS... vi rendete conto? Come fossimo tutti terroristi. In effetti il Giornale parla dei comunisti che hanno portato i rom in chiesa... Lettera firmata (Milano)
 
 
 
 
 

L'INSEGNAMENTO DELLA COSTITUZIONE

E LE CONTRADDIZIONI DI GALLI DELLA LOGGIA

 

Sul "Corriere della Sera" dell'8 novembre 2009 Ernesto Galli della Loggia critica duramente l'introduzione, nella scuola, della disciplina autonoma "Cittadinanza e Costituzione", fino ad affermare che da "luogo di apprendimento" l'istituzione scolastica sta diventando "agenzia della socializzazione".

Convinto che alla scuola non vadano assegnati compiti che prescindano dall'istruzione, egli si dichiara favorevole ad una "scuola dei saperi" in cui  "la Cultura, rivolta costitutivamente alla Bellezza e alla Verità, è in sé e per sé, in quanto tale, matrice decisiva di raffinamento etico e di crescita civile".

A suo giudizio la nuova disciplina condurrà a risultati solo negativi:

 

a)        l'Educazione sarà promossa in modo autoritario, mediante l'adozione di una tavola di valori (quelli della Costituzione) assunti a priori e calati dall'alto;

b)       l'identità della persona e la sua costruzione saranno affidate all'adeguamento a una norma astratta;

c)        la promozione del Buonismo e del Perfettismo universali genereranno analfabeti e bulli;

d)       la democrazia sarà solo un modello di relazioni etiche tra gli individui e tra gli individui e le istituzioni;

e)        la Costituzione, da carta politicamente discutibile ("che magari può essere cambiata"),  sarà trasformata in "vangelo di una vera e propria religione politica", mirante a creare un "agghiacciante Uomo Nuovo Democratico, Cittadino Perfetto".

 

       E' alquanto strano che Galli della Loggia esprima, oggi, concetti simili.

       In un articolo apparso sul "Corriere" del 21 agosto 2008, egli aveva infatti analizzato la crisi della scuola italiana ricordando che essa (e quella dell'Europa) "non è solo un sistema per impartire nozioni", ma deve avere al suo centro "un'idea, una visione generale del mondo".

 

 

Riflettendo sull'Italia nuova nata dalla modernizzazione, in quell'articolo egli osservava anche che il nostro Paese "non riesce più a pensarsi come un intero, come nazione, a progettare il suo futuro perché non riesce più a incontrare il suo passato". E suggeriva, pertanto, di ridare profondità storico-nazionale alla scuola, mirando a "ricostituire culturalmente il rapporto centro-periferia e Nord-Sud". Infine ribadiva che la funzione della scuola è "nella costruzione della personalità individuale, principalmente attraverso l'apprendimento dei saperi, delle nozioni, della disciplina che esso comporta".

 

       In un altro, precedente articolo (Corriere, 27 aprile 2007), Galli della Loggia aveva inoltre ricordato che l'Italia democratica porta dentro di sé, "nella sua storia culturale e nella sua antropologia", il germe della violenza.: violenza che ha caratterizzato il Risorgimento, le culture politiche di fine Ottocento e del Novecento (socialismo massimalista, nazional-fascismo, comunismo gramsciano, azionismo), la Resistenza, alimentando sempre i miti della rivoluzione e dell'utopia. E tale germe – secondo lui - all'Italia "non riesce mai di estirparlo", nonostante la presenza in essa anche di culture della non-violenza e del pacifismo.

 

       Trovo contraddittorio e privo di costruttiva speranza il ragionamento di questi giorni di Galli della Loggia..

       L'Italia dei nostri anni è non solo il risultato di una storia segnata dalla violenza e dalle utopie, ma anche un Paese in forte evoluzione in cui sono prepotentemente entrati (accrescendone enormemente problemi e complessità) il consumismo della globalizzazione, la volgarità predominante della televisione, lo tsunami dell'immigrazione .

Per le nuove generazioni di giovani è necessario e urgente  che la scuola non sia solo luogo di apprendimento e di istruzione (peraltro non solo di Lingua e letteratura italiana e Matematiche, come invece suggerisce Galli della Loggia, forse suggestionato dall'impianto scolastico della Confederazione Elvetica), ma anche "comunità educante", capace di formare cittadini responsabili, rispettosi di sé e degli altri, solidali, aperti al dialogo interculturale. E lo studio della Costituzione potrà certamente promuovere, negli allievi, la costruzione di una più sana identità (personale, locale, nazionale e umana), giacché fondata sui valori della legge fondamentale dello Stato, da cui acquisire competenze di dignità umana, appartenenza, alterità e relazione, partecipazione.

Ritengo personalmente utile e necessario, a scuola, lo studio della nostra Costituzione Repubblicana: espressione di alta sintesi della nostra civile convivenza, la quale – come avvertono gli osservatori più attenti – ha bisogno di tutte le forze per la sua attuazione completa.

         Forse Galli della Loggia, come certi recenti nuovi lettori del suo giornale, mira a una "riduzione di valore" della nostra Carta costituzionale (se non, addirittura, a un suo superamento). Ma con quali prospettive istituzionali? 

 

Vincenzo Cutolo

 

Associazione EducaCi, Milano 

 

 

 

 

 

La folle legge Brunetta

 

Neanche una riga sulla folle prescrizione contenuta nella legge Brunetta di riforma della Pubblica Amministrazione, in cui è previsto che per legge il 25% dei pubblici dipendenti viene considerato "fannullone" per definizione, a prescindere dal rendimento effettivo?

Raffaele Neri

 

Caro Neri, grazie della sua sollecitazione. La norma cui lei fa riferimento ci sembra che riguardi i "dirigenti", non i cosiddetti "fannulloni": la "retribuzione di risultato" (cioè il premio di produzione) "non è attribuita al 25% dei dirigenti anche se hanno conseguito il risultato", come rileva la Flc-Cgil. In altre parole viene premiato al massimo il 75% dei dirigenti. Il tema è senz'altro da approfondire. Tenga presente però che non rientra nelle nostre reali possibilità (né nei nostri compiti) svolgere una attività di cronaca sindacale.

Noi qui, da Zurigo, siamo sempre disponibili a recepire e veicolare notizie e commenti sul mondo del lavoro del nostro Paese, e facciamo quel che possiamo. Al momento siamo per es. impegnati a pubblicare un'ampia riflessione in tre puntate (l'ultima delle quali appare proprio in questo numero) a riguardo del congresso della Cgil previsto per la primavera prossima.

 

Cordialmente - La red dell'ADL

 

 

 

 

 

Di me cosa ne sai

 

Ho letto con interesse l'articolo di Ugo Intini, L'occasione mancata della sinistra italiana sull'ADL della settimana scorsa. Mi ha fatto pensare, per un punto di vista che certo non può essere il mio per esperienza, ruolo ed età.

    Colgo l'occasione - è un contributo per riflettere su quegli anni in modo diverso - e segnalo un film documentario molto interessante, a proposito della "rivoluzionarietà" del PSI, "Di Me Cosa Ne Sai" di Valerio Jalongo, presentato con successo allo scorso Festival di Venezia.

    L'ho visto per caso, mi ha raccontato cose e coincidenze di cui non ero a conoscenza. Ne parlo anche nel mio blog http://radiopavlov.blogspot.com/2009/10/di-me-cosa-ne-sai.html .

 

Paolo Rumi

 

 

 

 

sabato 7 novembre 2009

COERENZE

 
 
21 OTTOBRE : "Bersani, il candidato dei picchiatori fascisti che ci farà perdere".
25 OTTOBRE : "Bersani, il nostro segretario che ci farà vincere".

L'ex referente di Fassino nella Circoscrizione Estero, Maurizio Chiocchetti, pochi giorni prima del voto, il 22 ottobre, dichiara pubblicamente che "Bersani, dopo quello di Storace, della Lega Nord e del Partito di Berlusconi, incassa l'imbarazzante appoggio di Alemanno. Ma che strano – si chiede maliziosamente Chiocchetti – a destra si preferisce Bersani quale leader del PD, e se la destra, quella che nomina i picchiatori nei posti di pubblica responsabilità la pensa così una ragione ci sarà".
    "Con Bersani – concludeva Chiocchetti – si tornerebbero (sic!) a percorrere vecchie strade e si aprirebbero dei varchi nell'elettorato moderato". Più che la grammatica, ciò che ha fatto infuriare i nostri connazionali all'estero, comunque schierati, è stata la volgarità delle argomentazioni usate da Chiocchetti candidato capolista (non eletto) della lista Democratici per Franceschini" nel IV collegio di Roma.
    Ma il Chiocchetti di tre giorni dopo, a schede scrutinate e con Bersani segretario, ha cambiato idea. E dichiara "Apprezziamo le qualità di Bersani, con lui costruiremo una alternativa al governo della destra, a lui va il nostro più sincero (sic!) buon lavoro e sappia che noi lo sosterremo con convinzione ".
    Ogni commento sul piano politico e morale è superfluo. Ma una cosa chiediamo, anzi, pretendiamo: non si accostino mai più questi comportamenti e questi personaggi a noi italiani all'estero.

Partito Democratico della Germania
Coordinamento Circoli Uniti per il PD

venerdì 30 ottobre 2009

Italia evoluta e civile


Lettera

POVERO BERLUSCONI

Berlusconi sta seguendo, passo, passo, le orme di Mussolini.

Berlusconi sta seguendo, passo, passo, le orme di Mussolini. Siamo già arrivati alle soglie delle "grandi opere del regime": vedi il ponte di Messina. Ci mancano solo "i fasci littorio" e gli "inni di regime" ma arriveremo, ormai, a qualcosa del genere.

    Ricordiamoci, in particolare, che anche Mussolini (che ha fatto scuola di "dittatoriato" a Hitler) è stato democraticamente eletto! Il fatto è che sono gli italiani a rifiutare di considerare la politica una cosa seria: un progetto e un patrimonio da costruire e gestire con lo studio e l’impegno quotidiano di una serie continuativa di generazioni.

    Per andare al sodo dobbiamo dire che anche i gestori della finanza nazionale sono corporativi e si fidano solo dei "cani fedeli" diffidando dei "cani sciolti" alla Piero Gobetti & Co. Ma chi sono questi "investitori istituzionali" ? Luciano Gallino [Con i soldi degli altri, Einaudi, Torino, 2009] li individua nelle società di gestione dei fondi sottoscritti dai risparmiatori. A mio parere non si tratta soltanto della gestione finanziaria degli investimenti effettuati dai risparmiatori ma – anche e soprattutto – del fatto che il sistema finanziario globale (compresi gli organismi mondiali tipo Banca mondiale e IMF) si trova a gestire l’immensa possibilità de emettere moneta con l’unico limite di rispettare le capacità assorbimento dell’economia reale senza sforare troppo i livelli fisiologici dell’inflazione. L’enorme riserva finanziaria del governo statunitense ha permesso di esportare inflazione nel mondo grazie alla circolazione degli euro-nippo-asia-dollari. Con questi extra-dollari (dollari extrastatunitensi) il potentato nord americano ha potuto finanziare – e condizionare - e corrompere - l’intero sistema politico (ed economico) globale. Berlusconi ha avuto l’abilità (si fa per dire) di inserirsi (seguendo le orme del "Craxi post-Sigonella") in questo gioco che comunque lui non avrebbe mai potuto modificare e trasformare. Ma, per piacere, smettiamola di accusare gli anglo-americani di ricattare il resto del mondo. Noi europei, tanto per cominciare, abbiamo regolarmente sfruttato la situazione abdicando alle nostre responsabilità nel quadro della NATO.

    Berlusconi in particolare ha sfruttato a meraviglia l’introduzione dell’euro (mentre a Craxi non era riuscita la manovra monetaria dell’introduzione della "lira forte" che invece era già riuscita a Mussolini nel 1927). Con il cambio dell’euro i prezzi hanno subito un’impennata che è stata imputata alla cattiva influenza dell’Unione europea sull’economia nazionale italiana. In realtà - chi più, chi meno - tutti i governi nazionali europei, attraverso i loro poligrafici e le loro "zecche" hanno immesso nella circolazione monetaria una massa di euro-monete molto maggiore di quella destinata alla pura sostituzione della circolazione delle rispettive monete nazionali.

    Berlusconi, ispirandosi alla logica dell’ "assalto alla diligenza" propria di "Ghino di Tacco" ha immesso il doppio (!) della massa monetaria di equilibrio. L’operazione è stata guidata da Berlusconi ma sono stati tutti – tutti – i vari protagonisti del sistema finanziario – ma anche produttivo – italiano che hanno beneficiato del vertiginoso aumento dei prezzi.

    In prima battuta le banche – in quanto distributrici di aperture di credito, quindi, al momento, senza neanche bisogno di emissione di carta moneta – ma tutti gli operatori – decisori dei prezzi hanno potuto avvantaggiarsi di una loro posizione di vantaggio. Naturalmente sono stati i consumatori a subire la debolezza conseguente ad una esplosione di circolazione euro-monetaria che più che essere fuori-controllo era stata molto ben gestita da "Ghino secondo" candidato presidente-semidittatore di un’Italia che rischia di essere più "disastrata" che "scombinata".

    Era completamene sbagliata l’idea che "fatta l’Italia" bisognava "fare gli italiani". Se non sono gli italiani decisi a farsi carico della costruzione di un’Italia evoluta e civile, nessuno, nemmeno il Padre eterno e tanto meno il Papa romano, sarà mai in grado di costruirla al loro posto! Rendercene conto - al di fuori di fedi e fedeltà fasulle - è l’unica cosa che possiamo fare!

Francesco Introzzi (Cuneo)     

Lettera

PER UNA LETTURA STORICA DEI TAGLI ALLA SCUOLA PUBBLICA
Come lo scorso anno, quest’inizio di anno scolastico si presenta amaro e insereno per il personale precario della scuola.

I numeri dei tagli di posti sono ormai da tempo noti nella loro concretezza impersonale e brutale. Le conseguenze di tutti questi tagli, che – giova ricordarlo – si sommano a quelli degli anni precedenti (anche durante governi di centro-sinistra, sia pure questi molto meno devastanti), si fanno già sentire nelle scuole: aumento del numero medio di alunni per classe, fine di percorsi pedagogici e didattici (a partire dalle compresenze), riduzione di fatto dell’offerta formativa. Nella sola Puglia i dati già forniti dal ministero in agosto parlano di 4000 tagli fra docenti e personale ATA.

    Assunzioni divenute una rarità. Nomine annuali ridotte talvolta al lumicino. Supplenze al momento solo ipotetiche e solo per una ristretta fascia. In un contesto di crisi occupazionale la precarietà si trasforma in saltuarietà. La situazione è destinata – dati e leggi alla mano – ad aggravarsi nei prossimi anni. Con effetti non solo sul piano economico ma anche sociale, psicologico e professionale per quanti e quante vivono questa lunga fase di precarietà e di incertezza. Come presentarsi in una classe senza particolari motivazioni a ben operare e senza certezze per l’anno prossimo o fra qualche mese? Come presentarsi nelle rispettive società locali senza un’adeguata e sicura qualifica lavorativa, fondamentale per una solida identità sociale? Come accettare l’idea di alternare lavori diversi, tutti precari, e al contempo di promuovere le proprie competenze in un ambito come quello dell’insegnamento?

    Il lavoro a tempo indeterminato nella scuola pubblica è divenuto una sorta di oasi nel deserto, per pochi "fortunati" di lungo corso precario. Lo stesso clima scolastico è peraltro segnato spesso da gravi difficoltà di lavorare serenamente, tanto più a causa della tendenza in atto a concedere pieni poteri (quindi anche possibilità di arbitrii) ai dirigenti scolastici.

    Temo che a pochi e poche, anche fra noi lavoratori precari della scuola, sia chiaro il carattere costituente di questo processo di espulsione dalla scuola di molte decine di migliaia di lavoratori, di riduzione dei posti di lavoro, di esodo forzoso di massa dal quel settore, di uno stillicidio di norme o di "semplici" affermazioni vessatorie verso il personale delle scuole.

    Non si comprende ancora a fondo che quello in atto verso i lavoratori e le lavoratrici precari della scuola è un attacco che ci anticipa configurazioni dei rapporti sociali da qui a venire, il tassello forte proemiale di un nuovo ordine. Precarietà dei contratti e assottigliamento dei posti parlano di gerarchie, di asservimenti, di varie ricattabilità. Sostituzione delle graduatorie attuali con concorsi d’istituto e chiamate dirette da parti dei dirigenti (cfr. proposta di legge Aprea) equivale all’aumento dei tassi di illegalità con l’istituzione di baronati vernacolari (sul modello universitario) anche nelle scuole. Fuga dalla scuola dice impoverimento della scuola rispetto a competenze altrimenti difficilmente recuperabili. Indebolimento della scuola pubblica racconta un rafforzamento delle analoghe strutture private, aziendali e/o confessionali (cattoliche), quindi fine di ogni istanza egalitaria.

    Un’immagine mi sta tornando più volte alla mente: i precari della scuola in questi ultimi anni di macelleria sociale sono come i minatori nel Regno Unito all’inizio del riordino della Thatcher.

    Assieme ai fratelli e alle sorelle migranti "clandestini" subiamo cose di cui un futuro l’Italia dovrà vergognarsi. Nel frattempo anche dall’esito delle vicende che ci riguardano dipende il futuro dell’intera Italia.

Gaetano Colantuono
Docente e ricercatore precario 

Lettera

Le vecchie fotografie del Coopi

Vi chiedo di mettere in rete le vecchie fotografie del Coopi o di suggerirmi dove posso trovarle.
Leggo sempre con interesse l'ADL. Grazie.
Armando Pescatore

Sul nostro storico ritrovo cooperativo zurighese sono state pubblicate innumerevoli foto in diversi libri, ma in rete -- lo ammettiamo -- non c'è ancora un granché. Faremo il possibile per rimediare in tempi ragionevoli. Grazie dell'interesse. - La red dell'ADL  

Fiat chiude lo stabilimento di Arese

Fiat chiude lo stabilimento di Arese

Il Lingotto concentrerà a Torino l’attività dello storico sito ex Alfa Romeo, ora "Centro stile". L’allarme della Fiom di Milano: 229 trasferimenti in Piemonte e  cassa integrazione per gli altri. Cig anche a Melfi e Mirafiori.

Fiat vuole spostare a Torino le attività del ‘Centro Stile, della Sperimentazione e della Progettazione’ di Arese, il sito ex Alfa Romeo alle porte di Milano, trasferendo in Piemonte tutti i 229 lavoratori a partire dal 4 gennaio 2010. In più, cassa integrazione ordinaria fino al 21 febbraio per 91 dei 113 dipendenti di Powertrain: a lavorare nell'ultimo centro produttivo rimasto in piedi nel milanese resteranno soltanto 22 persone. In sostanza, quasi 400 persone via da Arese e incertezza per i pochi che restano, cioè gli 80 degli enti commerciali e i circa 500 del call center. È l’allarme lanciato dalla Fiom di Milano dopo un incontro di oggi (27 ottobre) con l’azienda. “Da oltre un anno – afferma il sindacato in una nota – chiediamo a tutti i soggetti interessati, in primo luogo a Fiat, quali siano i reali progetti su Arese. Dopo dodici mesi di silenzio, oggi ha deciso di farcelo sapere”. Dal quartier generale del gruppo Fiat, riferisce poi l'Ansa, è stato precisato che l'operazione si è resa necessaria in quanto il livello delle
attività ad Arese è ormai pressoché inesistente e pertanto risulta indispensabile trasferirle per rendere più efficiente la produttività e creare sinergie con le stesse funzioni svolte presso gli stabilimenti torinesi.

    “COLPEVOLI AZIENDA E REGIONE”. Il 'Centro Stile' era ormai una delle ultime attività ad Arese, dove fino a una decina d'anni fa si effettuavano ancora produzioni, seppure di nicchia, come quelle di Spider e Gtv. Secondo La Fiom milanese è proprio Fiat “il principale responsabile” di quella che definisce “la distruzione dello straordinario patrimonio di competenze e di professionalità di Arese”, ma anche “dei mancati investimenti nella progettazione, sperimentazione e produzione di auto a basso impatto ambientale”. Tuttavia, insiste la Fiom, le scelte della casa torinese “sono state rese possibili anche dal silenzio di quelle istituzioni, in particolare la Regione Lombardia, che pure avevano sottoscritto accordi e si erano impegnate per il mantenimento di attività innovative e qualificate”. Intanto, per giovedì 29 ottobre è previsto un incontro in Assolombarda cui sarà presente anche la Fiat per discutere il piano annunciato. “Con i lavoratori – conclude la Fiom – decideremo tutte le iniziative di lotta per contrastare lo smantellamento del sito e per il mantenimento e il rilancio di Arese. Dalle istituzioni ci aspettiamo altro dal silenzio”.

    CIG A MIRAFIORI E POTENZA. Notizie non buone anche per altri siti del Lingotto. Saranno infatti in cassa integrazione per una settimana, dal 23 al 27 novembre, gli operai dello stabilimento di Melfi (Potenza). A comunicarlo è il segretario della Fiom Basilicata, Giuseppe Cillis. Anche in questo caso le organizzazioni dei lavoratori attendono “un incontro ufficiale con l'azienda per conoscere i motivi” della scelta. E a Mirafiori altra cig negli stabilimenti impegnati nelle linee Mito e Multipla. È quanto annunciato sempre oggi dall'azienda ai sindacati. Il provvedimento dovrebbe coinvolgere circa 500 operai dal 23 al 29 novembre per la Multipla e altri 1.700 per la Mito, tra il 23, 24, 25, 30 novembre e il primo dicembre. (rassegna.it)  

martedì 6 ottobre 2009

Da Messina

 
 

Mentre scrivo scorrono sui televisori di mezzo mondo le immagini del disastro avvenuto in Sicilia. Per me che conosco questo territorio è facile constatare come si tratti dell'ennesima tragedia annunciata, e di cui magari non ci sarà un colpevole con nome e cognome. Come al solito si spara nel mucchio, si gereralizza, ed alla fine le responsabilità diventano penalmente irrilevanti. Ma non è la prima volta e, ci auguriamo di no, forse non sarà nemmeno l'ultima.


Nelle zone di Messina, ma anche in gran parte della Sicilia e della Calabria, la terra è friabile, le frane sono quotidiane dopo un poco di pioggia, ma vi hanno costruito male e dappertutto per sfruttare il turismo residenziale e questi sono i risultati della speculazione, dell'ingordigia, della politica che pensa solo a soddisfare gli appetiti e l'ego di pochi che credono di poter continuare indisturbati a violentare la natura e gli uomini.

    Esistono pochi investimenti per la sicurezza dei cittadini, ma se ne trovano per le grandi opere che servono a finanziare anche la criminalità organizzata, per le missioni militari che aiutano i fabbricatori d'armi a migliorare i loro bilanci.

    A che serve un faraonico ponte in zona ad alto rischio sismico, basta un terremoto tipo Sumatra (quasi l'ottavo grado Richter) per azzerare 6 miliardi di euro, quando poi per andare da Messina a Catania (un'ora di autostrada) bisogna passare... da Palermo (almeno cinque, sei ore!) o prendere un traghetto? A che serve un ponte sullo Stretto se il sistema viario è precario, insicuro? Se interi paesi rimangono isolati dopo la pioggia, se la gente rischia di crepare a ogni lieve scossa perché le elementari norme antisismiche (valide dal Giappone alla California) da noi sono sistematicamente disattese?

     Lo sconforto è dunque grande e la tendenza al pessimismo potrebbe prevalere, osservando anche i comportamenti antietici della nostra classe politica, complice e vittima (a destra come a sinistra, se queste nobili distinzioni d'un tempo oggi hanno ancora una qualche valenza), protagonista dell'italico bordello di cui parlava già il gran padre Dante.

    Poi vedo la folla di Piazza del Popolo che chiede un'informazione diversa, una stampa che non sia condizionata dal potere dominante, e allo sconforto subentra la speranza: che anche i tanti morti di questi giorni non diventino l'occasione per l'ennesima passerella nello squallido spettacolo che tv e giornali ci propinano in continuazione.

    I morti vanno rispettati e non usati demagogicamente per promesse che si manterranno solo se e come ci sarà un ritorno elettorale. È già successo per i terremotati dell'Aquila, doppiamente turlupinati perché i prefabbricati assemblati in questi mesi sono molto costosi (a chi sono stati dati gli appalti per la loro costruzione? C'erano opzioni alternative?) e perché quelle abitazioni sono andate a pochi, mentre migliaia di cittadini non sanno quando potranno rientrare nelle loro case e il centro storico dell'Aquila è ancora invaso dalle macerie. E ciò sia detto senza contare le migliaia di studenti fuori sede che forse dovranno continuare altrove i loro studi.   

    E allora ci lascia bene sperare per il futuro il fatto che migliaia di cittadini (i portatori di diritti e l'elemento fondante della democrazia) vadano in piazza a chiedere di essere informati per poi poter scegliere in piena autonomia.

    Non è vero che non ci sia in Italia la libertà di stampa, ci mancherebbe! Ognuno dice la sua, come e dove crede. Il guaio è che spesso le informazioni critiche nei confronti del potere, del governo, della finanza sono boicottate. E chi osa dire che il re Silvio è nudo si prende insulti a valanga anche se ciò di cui parla corrisponde al vero. Molta è la disinformazione alla Feltri, molte sono le illazioni alla Belpietro, che inchiodano i Boffo e le D'Addario di turno.


prof. Nino Puliatti (Messina)