lunedì 22 gennaio 2018

INPS - Chi pensa male fa peccato…

LETTERA

Nel resoconto della seduta n. 923 del 09/01/2018 si trova l'Interrogazione Parlamentare 4-08901 del Sen. Lucio Malan rivolta ai Ministri del Lavoro e a quello degli Affari Esteri.

    Il Senatore avvisa che in prossimità delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, l'INPS, l'Istituto nazionale della previdenza sociale, si appresterebbe ad inviare ai cittadini italiani residenti all' estero delle lettere di invito di iscrizione ai patronati locali e chiede di sapere se i Ministri ne siano a conoscenza e se non ritengano di evitare tale iniziativa. Ne rivela l'inopportunità per la contemporanea attività di campagna elettorale nei medesimi luoghi.

    Ci chiediamo che interesse potrà avere l'INPS sull'esito delle elezioni e come potranno i patronati casomai influenzarne l'esito ?

     Come stanno le casse dell'INPS lo dice l'articolo apparso sull'Espresso il 27 dicembre 2017 col titolo "Le pensioni dei manager le pagano operai e precari: come stanno davvero le casse dell'Inps" . Si legge che nel 2017 il patrimonio dell'Inps chiuderà in passivo di meno 7,9 miliardi di euro e toccherà allo Stato dare una mano. La Commissione Europea reputa il nostro Istituto di Previdenza Sociale quel messo peggiore di tutti.

    Altro fatto utile per valutare l'INPS è raccontato dalla televisione svizzero francese andato in onda il 26 maggio 2011 con il documentario intitolato "Racket à l' italienne" . Gli italiani emigrati in Svizzera, raggiunti l'età di pensione con il supporto dei patronati, avevano convertito la pensione svizzera in quella italiana trasferendo all'Inps i contributi in base alla convenzione bilaterale Italia-Svizzera. Una volta in Italia, hanno avuto la sorpresa che la cifra della rendita mensile veniva decurtata di due terzi rispetto a quella calcolata dal patronato. Nel documentario si parla di un coinvolgimento di 222.000 connazionali. Altre fonti arrivano a calcolarne fino a 500.000 posizioni. Con questa spassionata operazione, sconosciuta ai più e praticata sulle pensioni di centinaia di migliaia di ex emigrati in Svizzera tra gli anni '80 fino al 2003, si sarebbero estorte a danno dei connazionali decine di miliardi di Euro .

    La risposta del Ministero del Lavoro è stata che "tutto è stato calcolato regolarmente ed i reclami sono infondati". Nel 2007 il governo di Romano Prodi cancella infine con la legge finanziaria ogni recriminazione. I cittadini sono stati condannati al dimenticatoio e alla miseria.

    Arriviamo agli enti di patronato che costituiscono una delle più fitte reti di raggruppamento di cittadini italiani all'estero. Hanno il monopolio all'estero delle pratiche con gli enti previdenziali e sono vincolati ai Sindacati e, di conseguenza, ai Partiti. Che facciano propaganda per propri candidati e agiscano da collettori di schede elettorali, è conosciuto dopo che ne hanno parlato vari giornali e programmi televisivi. Indicativo che di tutti i Parlamentari uscenti della Circoscrizione Estero ben la metà sono o sono stati funzionari, leggi stipendiati, di Patronato. In Europa la percentuale è ancora più alta.

    Nella nostra storia del racket à l'italienne, i parlamentari non sono intervenuti seguendo fedelmente le direttive delle segreterie nazionali del Partito. Forse questi onorevoli, ex dipendenti dei patronati, si sono sentiti in dovere di saldare il debito contratto in campagna elettorale. Alla faccia dei diritti acquisiti e della correttezza istituzionale.

    Non sono mancati altri scandali e ruberie attorno ai patronati. Proprio a causa di queste truffe all'estero, è stata istituita una commissione d'inchiesta al Senato la cui Presidenza, non c'è da dirlo, è andata al PD nella persona del senatore Micheloni il quale, a conclusione dei lavori, ha sostenuto di aver raccolto pesanti prove e importanti documenti da affidare alla Procura della Repubblica di Roma. L'aveva dichiarato a marzo 2016 ma stiamo ancora aspettando la consegna.

    Ritorniamo all'INPS. Nelle precedenti Parlamentarie del 2013, l'INPS aveva inviato ad ogni pensionato una lettera. "Gentile signore/a, non ci risulta ancora pervenuto il suo modello Red relativo ai redditi del 2010. La invitiamo a trasmetterlo entro il 28 febbraio altrimenti sarà disposta la revoca delle prestazioni collegate al reddito, con conseguente recupero delle somme erogate fino ad oggi" chiudendo con "Potrà rivolgersi ad un Ente di Patronato riconosciuto dalla legge che le presterà assistenza gratuita per la compilazione dei moduli e potrà inoltrare la sua domanda di ricostituzione ai nostri uffici". I connazionali anziani all'estero avevano praticamente preso d'assalto le sedi dei patronati altrimenti perdevano la pensione. Uno potrebbe anche pensare male e vederla come un regalo promozionale per il PD.

    Possiamo essere fiduciosi che la suddetta interrogazione parlamentare possa garantire che i vertici INPS, si riguarderanno questa volta da qualsiasi attività o programmi come successo nel 2013?

    Su questa domanda non lascia tranquilli la comunicazione di questi giorni da parte INPS. I pagamenti pensionistici di gennaio 2018 sono imminenti. L'istituto sta per chiudere la prima fase della campagna di Esistenza in Vita 2017 che, iniziata il 1° settembre 2017, terminerà il 5 gennaio per i pensionati residenti in Europa Occidentale (con esclusione dei Paesi nordici), Africa e Oceania. Nel primo trimestre del nuovo anno, inizierà la campagna che coinvolgerà i pensionati italiani residenti nelle altre aree geografiche…

Marco Tommasini, Argovia

L'ESENZIONE DEL CANONE TV

LETTERA

Una presa in giro per tanti emigrati !

Come ormai noto, avendo trattato questo argomento più volte negli ultimi anni, con l'introduzione del pagamento del Canone RAI attraverso la bolletta elettrica (dal 2017 ammonta annualmente a 90 euro), hanno diritto all'esenzione da questo pagamento: gli ultrasettantacinquenni che non superano annualmente un reddito familiare di 6.713 euro (una casistica quindi molto rara in emigrazione con la possibile eccezione di quanti vivono in America latina) e tutti coloro che non possiedono un apparecchio TV nell'abitazione in Italia per la quale sono titolari di un contratto di fornitura elettrica.

    Sia gli uni che gli altri devono chiedere l'esenzione dal pagamento del Canone all'Agenzia delle Entrate (Ufficio Torino 1 / SAT - Casella postale 22 - 10121 Torino) inviando un'apposita Dichiarazione sostitutiva predisposta dalla stessa Agenzia delle Entrate, allegandovi una copia di un documento di identità valido. Tale Dichiarazione, ove continui a sussistere tale diritto, deve essere presentata ogni anno a far data dal 1 luglio ed entro il 31 gennaio dell'anno di riferimento (per esempio, per richiedere l'esenzione del pagamento del Canone per il 2018 vi è tempo sino al prossimo 31 gennaio).

    Tuttavia per i residenti all'estero sorge subito un primo problema per quanti non è possibile l'invio della Dichiarazione per via telematica e debbono farlo attraverso il servizio postale. Infatti – chissà perché – per questo invio è richiesto espressamente dall'Agenzia delle Entrate che il plico venga spedito per raccomandata "senza busta" e cioè con un sistema che non sempre gli uffici postali all'estero accettano (per esempio quelli elvetici). Ma questo è niente rispetto al secondo problema che è emerso da quando è stato introdotto questo nuovo sistema di prelievo del Canone RAI. Infatti in emigrazione, quantomeno in Svizzera, sono moltissime le famiglie che possiedono una abitazione in Italia e tra queste non poche sono quelle prive di un apparecchio TV e quindi nelle condizioni di richiedere l'esenzione dal pagamento del Canone.

    Tuttavia – come ci raccontano gli operatori del patronato ITAL UIL ed i dirigenti dei circoli UIM che offrono ai connazionali, tra i tanti, anche questo servizio – molti di coloro che hanno richiesto correttamente all'Agenzia delle Entrate di Torino l'esenzione dal pagamento del Canone se lo vedono addebitare ugualmente sulla bolletta elettrica mensile ed inutili sembrano essere anche le successive richieste di rimborso all'Agenzia delle Entrate di Torino, come inutili e pure dispendiosi risultano essere i ripetuti reclami fatti telefonicamente a quella sede.

    Un problema che dimostra, una volta di più, come la burocrazia italiana sia la vera colpevole del malfunzionamento del Paese impedendo, come in questo caso, che un cittadino possa avvalersi di quello che la legge gli consente!

Dino Nardi, coordinatore UIM Europa

Il fardello del ruolo

Una lettera aperta a Pietro Grasso

Il fardello del ruolo che Ella ricopre come Seconda Carica dello Stato riconosce comprensione e fiducia nella Sua Persona. Forse sarebbe stato meglio liberarsene prima della campagna elettorale, avrebbe avuto più libertà ed esatto maggiore considerazione.

    Volge al termine la gittata parabolica della settimana scorsa circa le tasse universitarie. Ora prima che qualcuno del suo gruppo si metta a parlare di sanità, ci perdoni la presunzione di dare lo stato dell'arte.

    Le è certamente noto l'esito dell'Indagine della Commissione Sanità del Senato in cui si fa voti perché si correggano alcune distorsioni del Sistema Sanitario Nazionale (approfondisci sul sito).

    L'elenco siderale dei problemi è demandato ad altri nella prossima Legislatura e ci si augura che le situazioni si correggano. Come dire " Brevi cenni sull'Universo".

    1. Lo slogan "Per tutti e non per pochi" vale soprattutto per una sanità incorreggibilmente avviata verso la fase della sussidiarietà assicurativa. Dunque ci chiediamo se questa sinistra, che Ella rappresenta e guida, voglia la privatizzazione malcelata o mantenere lo spirito universale e globale dell'assistenza per tutti. Come noto, le principali Compagnie Assicurative hanno sede in aree politicamente strategiche per il Suo gruppo e potrà esserLe molto difficile tenere per la Sanità programmi indipendenti.

    L'altro problema, non disgiunto dal precedente, è l'aziendalizzazione, con tutte le sue storture (una per tutte il DRG) che, oltre a evocare fenomeni di corruzione, ha provocato il guasto gravissimo di ritenere il malato e le sue sofferenze semplicemente un costo e una spesa.

    2. Come Le è certamente noto, il disavanzo del Sistema Sanitario Regionale (SSR) che ha imposto i Piani di Rientro è tale da imporre una revisione del Titolo V appena si possa, ossia a Legislatura appena dischiusa. Non è concepibile infatti che il PIL regionale venga devoluto tra il 76 e l'80% alla Salute e i malati della Calabria, Basilicata e altre Regioni disastrate si trasferiscano con pendolarismo sanitario aumentando a dismisura le liste d'attesa degli Ospedali Metropolitani di Milano, Torino e Roma, dove la lista d'attesa inizia già a Fiumicino.

    3. Le quali Liste hanno come causa primaria non già solo l'afflusso dei migranti sanitari (oltre a quelli politici ed economici) bensì la desertificazione della Medicina Territoriale, la chiusura dei Ospedali periferici o di terza categoria che invece dovrebbero essere riadattati a Centri di Primo Intervento (diagnostico e terapeutico).

    4. Dia, con lo stile moderato ed elegante che La contraddistingue, una reprimenda sul tormentone "Vaccini". Lasciando agli esperti le discussioni di merito, che sono molte e complesse e di cui spesso si è dovuta occupare con buon senso la Magistratura (approfondisci sul sito) si deve arrestare la diatriba rovinata sul piano inclinato e assai scivoloso della Curva Sud vs Curva Nord. Dia un segnale di serietà e si imponga per porre fine a queste modalità che danno solo disdoro a chi le utilizza.

    5. Lanci un segnale di trasparenza, dal Suo alto ruolo di Magistrato. Come certamente Le è noto, recenti indagini di Transparency International Italia, Censis, Ispe-Sanità e Rissc puntano il dito almeno su un'azienda sanitaria ogni tre (37%) per episodi di corruttela negli ultimi 5 anni, non affrontati in maniera appropriata e confermando i circa 6 mld dissipati in corruzione sanitaria. E lanci un segnale su possibili conflitti di interesse che, a vario titolo ed in diverse modalità, coinvolgono il mondo della Sanità con l'Industria.

    6. Ma soprattutto Signor Presidente ci dica la verità sul pensiero di LeU: siamo d'accordo per aumentare la presenza dello Stato nei Servizi Pubblici (Scuola, Sanità, Sicurezza ed anche Trasporti) o rincorrete anche voi il miraggio delle Privatizzazioni che tanto fallimento hanno procurato?

Prof. Aldo Ferrara Massari, Siena

Dalla democrazia della farsa alla farsa della democrazia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Alcune centinaia di futuri parlamentari della Repubblica dovrebbero impegnarsi a conformarsi preventivamente ai voleri di un'entità privata pena una multa di centomila euro…

di Marco Morosini

Stando ai giornali italiani, un paio di centinaia di prossimi parlamentari della Repubblica dovrebbero impegnarsi davanti al notaio a pagare una multa di 100mila euro a un'entità privata qualora essi, a suo insindacabile giudizio, non si conformassero a mutevoli voleri. Così dice, infatti, un file pdf anonimo messo online il 30 dicembre 2017 nel sito (non di Beppe Grillo) beppegrillo.it. In un Paese normale questo sarebbe considerato uno scherzo d'aprile fuori stagione. In Italia, invece, riempie i mass media. E a buon titolo. Quelle 2.773 parole anonime, infatti, vengono prese come la voce ufficiale del Movimento 5 Stelle, che si palesa come probabile vincitore, in quanto primo partito, delle prossime elezioni, e che addirittura ambisce a occupare tutte le poltrone del Governo di uno dei Paesi del G7.

    La pretesa di multa privata su suolo pubblico è l'acme della seconda bancarotta della politica italiana. La prima fu quando tanti politici (non tutti) e tanti partiti (non tutti) divennero idealmente e ideologicamente tanto deboli, da liquefarsi di fronte al normale lavoro della magistratura, quello di giudicare i presunti delinquenti. Dopo i giudici, ora è la volta dei notai. È nelle loro mani infatti che i manager politici del 'nuovo che avanza' vorrebbero mettere l'ingessatura a un bel pezzo del corpo di una politica in deliquio, nella quale è sempre meno possibile riconoscere ideali, valori e programmi.

    Il bando alle ideologie – ossia allo scheletro naturale per non camminare come un ubriaco – sembra aver fatto piazza pulita anche delle idee. Salvo poche eccezioni, la politica si è ridotta in Italia a una guerriglia di nomi, cognomi, brand, comparsate televisive, tweet, post e chat, nella quale l'importante è conformarsi ai sondaggi quotidiani, evitare segni di riconoscimento ideale e indossare pelle d'anguilla.

    Il brand, la sigla, la casacca, gli statuti e i non-statuti si cambiano in fretta come gli illusionisti cambiano il vestito dietro a un telo in due secondi. Un capopartito e aspirante presidente del Consiglio dice un giorno alla Bbc che il suo modello sono i Paesi scandinavi.

    Poco dopo dice senza il minimo imbarazzo che si vuole ispirare alla politica fiscale di Donald Trump. Per evitare la multa di 100mila euro, come dovrebbe allora legiferare un parlamentare della Repubblica sottomesso a quel capopartito? Come nella Svezia di Olof Palme? O come negli Usa di Trump?

    Come dovrebbe comportarsi, per esempio, uno dei 17 europarlamentari dei 5 Stelle che furono costretti a firmare nel maggio 2014 un autodafé da 250mila euro in caso di 'tradimento'? I diciassette infatti furono caldamente indotti ad aderire a un gruppo della destra radicale e xenofoba nel Parlamento Europeo (EFDD), poi dovettero lasciarlo per cercare di entrare nel gruppo dei liberali europei. Poi la centrale decise di annullare tutto e li fece rientrare nel gruppo del milionario Nigel Farage («Il prossimo primo ministro britannico», secondo l'aspirante primo ministro italiano e nuovo capopartito). Di fronte a questa sceneggiata due dei 17 abbandonarono il partito ed entrarono in due gruppi politici concorrenti con il M5S. A tutt'oggi i due mi confermano che la centrale non passò mai all'incasso della multa di 250mila euro, ben sapendo che nessun giudice avrebbe mai considerato legittima quella clausola-spaventapasseri.

    Al Parlamento europeo i 17 pentastellati dovettero quindi aderire, dopo un plebiscito-farsa in internet, a un gruppo della destra radicale.

    Tuttavia, la massima concordanza di voto (72%) la hanno con il gruppo della sinistra radicale (Gue). Dove è allora il tradimento? Fondersi con la destra? O votare con la sinistra? A Milano l'ardua sentenza! Ossia a chi incasserebbe la multa.

    Se stessimo al gioco di questa farsa, comunque, dovremmo completarla con una clausola di reciprocità. Questa dovrebbe prescrivere il pagamento di 250mila euro a ognuno dei parlamentari, qualora sia la centrale a rinnegare i princìpi e le promesse con i quali essi chiesero voti. Prendete per esempio il precetto della crescita economica (ossia del raddoppio del Pil ogni 20 anni, all'infinito). Per decenni Beppe Grillo e il movimento politico degli 'Amici di Beppe Grillo' hanno smascherato la fallacia del Pil e del dogma della crescita. Da qualche tempo la centrale ha dato contrordine: ci vuole ancora maggiore accelerazione della crescita del Pil. Con una clausola di reciprocità, la centrale voltagabbana dovrebbe pagare ai 180 parlamentari una multa di almeno 2 milioni di euro.

    Possibilmente da devolvere in beneficienza.

    Anche noi, come ogni giudice, potremmo solo sorridere di fronte alla corbelleria incostituzionale della multa privata da 100mila euro a un parlamentare della Repubblica. E invece c'è poco da ridere. È una sciagura per il Paese, infatti, che questa sciocchezza sia escogitata dalla centrale di un partito percepito da milioni di italiani, specialmente i più giovani, come l'ultima spiaggia per resuscitare la democrazia.

    Tenere insieme un partito con le multe e i notai invece che con una comunanza di ideali, con organi elettivi, e con strutture che contemplino sia il dissenso interno, sia criteri equi per sanzioni politiche, vuol dire essere consapevoli di aver costruito non un castello, ma un mucchio di sabbia. Anzi di sabbie mobili. Vuole dire diventare il campione dei peccati sia della Prima sia della cosiddetta Seconda Repubblica. Infatti, obbligare i parlamentari a obbedire ai capipartito invece che alla coscienza e agli elettori, fu l'espressione proprio della cosiddetta 'partitocrazia' che i 5 Stelle volevano combattere, prima di entrare a farne parte. Far trionfare nella politica i soldi e le aziende fu poi il marchio della Seconda Repubblica. Se è questo il "nuovo che avanza", c'è poco da ridere.