lunedì 25 maggio 2009
martedì 12 maggio 2009
Un Mattino mi son svegliato
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Un Mattino mi son svegliato
"Un Mattino mi son svegliato": il 18 maggio a Napoli giornata per l'informazione e il Mezzogiorno
"L'identità del Mattino è a rischio e con il suo principale giornale rischia di fare un passo indietro tutto il Mezzogiorno". E' l'appello del Comitato di redazione del Mattino che ha convocato una manifestazione pubblica per lunedì 18 maggio 2009 alle 10.30 presso la sala consiliare di Santa Maria la Nova, a Napoli. Un modo per dar voce e visibilità ai tanti messaggi di solidarietà arrivati in queste settimane, dal Consiglio regionale della Campania, dal Consiglio comunale di Napoli, da sindacati, politici, da lettori e collaboratori della storica testata, i quali hanno fondato un gruppo su Facebook ("Salviamo il Mattino") forte di 4.000 adesioni.
"Un Mattino mi sono svegliato" - questo il titolo della manifestazione - sarà l'occasione per denunciare i progetti di ridimensionamento della testata da parte della Caltagirone editore e i pericoli per Napoli e il Sud derivanti da un Mattino ridotto a foglio regionale. Il piano presentato dall'editore contiene drastici tagli del personale (un giornalista su quattro) e la chiusura della redazione di Roma. Per i servizi di politica, economia, cultura nazionali con riflessi diretti per il Mezzogiorno si prevede esplicitamente il ricorso "in maniera organica e continua" a "conoscenze presenti nelle testate del Gruppo". Ovvero al copia-e-incolla di servizi preparati da giornalisti del Messaggero, certo bravissimi - sottolinea il sindacato dei giornalisti - ma privi di una visione meridionalista.
Proprio per illustrare che aspetto avrebbe un Mattino romanizzato il Comitato di redazione ha preparato una prima pagina provocatoria, firmata dai Sette Re di Roma, che nei giorni scorsi è stata consegnata agli azionisti della Caltagirone editore e che sarà distribuita ai partecipanti alla manifestazione del 18 maggio.
Per ulteriori informazioni e adesioni:
unmattinomisonsvegliato@gmail.com
Madonnine
Apprendiamo da Repubblica online che Formigoni ha donato al capocantiere del "Pirellone bis" una piccola riproduzione della Madonnina, definendola "simbolo religioso e civile di Milano e della Lombardia".
Essa dovrà essere sempre al piano più alto della costruzione, e sarà sostituita a lavori ultimati da una Madonnina definitiva.
Che la Madonnina sia un simbolo religioso, non c'è dubbio. Ma che non sia un simbolo religioso "di Milano e della Lombardia" è pure fuor di dubbio: anche se può sembra altrimenti, in Italia (e in Lombardia) non c'è una religione di Stato fin dal 1984.
Non è chiaro poi cosa il Presidente intenda con l'espressione "simbolo civile". E non è chiaro perché, tra tutti i simboli civili radicati in Lombardia, egli scelga proprio la Madonnina.
Tra l'altro molte statistiche, quelle sui matrimoni civili a Milano e in Lombardia ad esempio, smentiscono che la religione cattolica giochi un ruolo di primo piano presso la cittadinanza.
Il circolo di Milano dell'UAAR chiede quindi la rimozione di un simbolo religioso, la cui presenza in un edificio amministrativo della Regione Lombardia è uno schiaffo al principio della laicità dello Stato.
Massimo Redaelli
Coordinatore del circolo UAAR di Milano
milano@uaar.it
Segnalazione
Un documentario sui ricongiungimenti familiari
Stiamo realizzando un documentario per la tsr (temps presents) sui ricongiungimenti familiari e i bambini clandestini ai tempi dello statuto dello stagionale. Vi preghiamo di pubblicare il comunicato allegato sull'AdL.
Marina Frigerio, Basilea
La Televisione della Svizzera Romanda cerca testimonianze sulle consequenze umane del vecchio statuto dello stagionale.
Avete vissuto personalmente anni difficili ai tempi in cui la Svizzera non permetteva i ricongiungimenti familiare dei lavoratori stagionali ? (Periodo 1950-1980)
I vostri figli hanno vissuto per un certo periodo in Svizzera da clandestini ?
Forse siete stato anche voi un bambino clandestino ?
Forse conoscete una storia interessante di clandestinità in Svizzera ?
La vostra testimonianza potrebbe essere molto interessante.
La Televisione della Svizzera Romanda (TSR) sta lavorando ad un documentario di « Temps Presents » sul tema dei bambini clandestini nel periodo in cui vigeva lo statuto dello stagionale.
Vi ringraziamo anticipatamente per il Vostro contributo e Vi invitiamo a prendere contatto con noi senza impegno.
La discrezione è garantita
Marina Frigerio - 031 991 42 86 - marina.frigerio@bluewin.ch
Raphaël Engel - Télévision Suisse - CP 234 - CH - 1211 Genève 8
martedì 5 maggio 2009
Commercio internazionale
I recenti sforzi dell'amministrazione Obama per salvare la Chrysler hanno portato a una serie di accordi sul nuovo assetto societario. Se gli accordi andranno a buon fine, i lavoratori potranno detenere una quota del 55 per cento della società, la Fiat il 35 per cento, il governo e i creditori di Chrysler il restante 10 per cento. Ieri il governo ha annunciato che è stato raggiunto anche un accordo preliminare con le quattro banche che hanno finanziato più del 70 per cento del debito di Chrysler, un patto che potrebbe salvare la casa automobilistica dalla bancarotta.
The Washington Post, Stati Uniti
http://www.washingtonpost.com:80/wp-dyn/content/article/2009/04/28/AR2009042801241_pf.html
L’Africa in ginocchio
Emergenza commercio internazionale
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi
Costretto ad una terminologia negativa anche quando vorrebbe prospettare un po’ di ottimismo, come "la velocità di declino dell’economia si è rallentata", il summit dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche Centrali del G7 del 25-26 aprile a Washington rivela di essere ossessionato dall’emergenza finanziaria e dalla necessità di dare risposte alle insolvenze dei banchieri.
Liquidità a tutti i costi, sembra essere il programma che dalla Federal Reserve si propaga in tutti i centri decisionali dell’economia mondiale. Ma qual è l’effetto sull’economia reale?
Il G20 di Londra e il G7 di Washington si sono anche impegnati a "realizzare l’iniziativa di immettere almeno 250 miliardi di dollari per finanziare il commercio". E’ una piccola percentuale a confronto con i trilioni di dollari di impegni finanziari per i salvataggi delle banche in crisi, ma può essere comunque un passo importante se viene realizzato subito, prima che prodotti, merci e tecnologie restino impantanate nelle sabbie mobili della recessione.
Intanto alcuni settori chiave del commercio mondiale hanno già perso più del 20%, come i traffici commerciali aerei. Ci sono centinaia di navi porta container ferme in vari porti. Il commercio marittimo rischia il collasso totale, con crolli dei prezzi, fallimenti di armatori, paralisi dei trasporti per mancanza di merci da trasportare. Per il 2009 il WTO prevede una contrazione del 9% del commercio mondiale, mentre per l’OCSE la perdita di commercio sarà del 13,2%.
Nei dieci mesi che vanno da aprile 2008 a febbraio 2009 il commercio internazionale – secondo il premio Nobel ed economista americano Paul Krugman - ha subito un crollo di gran lunga superiore a quello che si ebbe in un simile periodo durante la crisi del ’29.
A rimetterci drammaticamente sono innanzitutto i paesi più poveri. I ministri dell’economia dei paesi africani riuniti lo scorso fine settimana nella sede del Fondo Monetario Internazionale a Washington hanno dato una quadro devastato e allarmante delle loro economie.
Dall’inizio della crisi l’Africa, e in particolare quella sub-sahariana, sta soffrendo per i cambiamenti nella domanda globale, per il tracollo dei prezzi delle materie prime e per l’ulteriore scarsità di investimenti e di fondi verso il continente.
L’Africa ha perso importanti produzioni per l’export in quanto i mercati dei paesi cosiddetti avanzati si sono contratti. La Costa d’Avorio ha perso il 22,4 % del suo commercio, soprattutto del legno; la Tanzania ha 25% in meno di ordini per la sua produzione di cotone e in forte diminuzione è anche il caffè e altri prodotti agricoli; il Ghana chiude miniere di rame e di altre materie prime, mentre un terzo del suo budget annuale scompare nei pagamenti degli interessi sul debito estero.
Di conseguenza sono crollati la produzione, l’occupazione e i già precari livelli di vita. La Banca Mondiale ha denunciato che nel mondo, dall’inizio della crisi, i poveri con meno di 1,5 dollari al giorno sono aumentati di 50 milioni che si aggiungono al miliardo di persone che vivono nell’indigenza estrema. "L’economia globale si è deteriorata drasticamente. I paesi in via di sviluppo sono di fronte a conseguenze serie, mentre la crisi finanziaria ed economica si sta trasformando in una calamità umana."
Quando si parla di nuove regole non ci si può limitare alla finanza ma occorre ridefinire un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che non lasci nessuno ai margini.
Negli Anni Quaranta l’incipiente guerra fredda aveva lasciato i paesi del blocco sovietico e i paesi in via di sviluppo fuori dagli accordi di Bretton Woods e dalla ricostruzione e cooperazione internazionale.
Guai se la nuova Bretton Woods escludesse i paesi più deboli che sono poveri di potere ma ricchi di quelle risorse e materie prime tanto ambite dai grandi paesi. Se non si affronta contestualmente al problema finanziario anche la "questione Africa"si rischia un altro fallimento sistemico che perpetuerebbe squilibri e ingiustizie!
ADL nella lista anti-spam ?
Lettera
Lo spam e la Bluewin svizzera
Da qualche tempo non ricevo le notizie dell`Avvenire dei lavoratori. Gradirei tanto la riattivazione del mio indirizzo presso il vostro periodico. Saluto affettuosamente la redazione.
Lettera firmata, Canton Argovia (CH)
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