lunedì 28 giugno 2010

Union bonds, la soluzione per tornarae a crescere

 
 
 
Anche Bassanini, presidente Cdp, ha proposto di trasferire in obbligazioni Ue il 15-20% del debito dei paesi

di Mario Lettieri *) e Paolo Raimondi **)

Recentemente i presidenti delle Casse depositi e prestiti europee hanno congiuntamente stigmatizzato le politiche fiscali e restrittive decise dai governi europei dopo le recenti crisi nell'eurozona. Le motivazioni per le riforme strutturali sono comprensibili. Ma, hanno detto che esse «avranno un effetto negativo sulla crescita, rendendo ancora più difficile l'aggiustamento richiesto, con il rischio di forti tagli agli investimenti». Secondo i presidenti, «la priorità dei policy maker europei dovrebbe essere invece sostenere una crescita di lungo periodo».
Coerentemente, le Cdp europee e gli altri attori internazionali, quali la Banca europea per gli investimenti, hanno da poco più di un anno creato il Long Term Investments Club, che il 17 giugno a Roma ha tenuto la sua seconda conferenza pubblica presso l'Accademia dei Lincei alla presenza del presidente Giorgio Napoletano e del ministro dell'economia Giulio Tremonti. L'assoluta novità è stata la partecipazione di delegazioni della Russia, della Cina e del Marocco. Gli autori erano tra gli ospiti del convegno.
    Nel 2014 il rapporto tra debito pubblico e Pil per l'intero gruppo dei paesi del G20 sarà mediamente del 101,8%. Secondo le stime del Fmi, questa percentuale raggiungerebbe il livello del 245% in Giappone, del 108% negli Usa e del 100% nell'eurozona. In Italia si ipotizza il 128,5%. Il debito pubblico tenderebbe quindi ad assorbire sempre più quantità di capitali e di risparmi. Ciò determinerà un'inevitabile competizione, anche con le banche e corporation private, per piazzare le obbligazioni sui mercati internazionali.
È uno scenario preoccupante nel quale sono penalizzati gli investimenti produttivi e la crescita dell'economia.
    Il presidente della Cdp, Franco Bassanini, nel suo paper preparato con l'economista Edoardo Reviglio, ha sottolineato i pericoli insiti nei tentativi di ridurre il debito pubblico attraverso politiche di inflazione pilotata o di meri tagli di bilancio. La prima opzione potrebbe provocare «nuove pazzie ideologiche», mentre nel secondo caso, come dimostrano le esperienze dei passati 15 anni, condoni fiscali, privatizzazioni e altre operazioni contabili non sono riusciti a raddrizzare i conti.
    Per l'Europa l'unica via d'uscita dalla crisi economica e del debito è la crescita reale del Pil attraverso una politica di investimenti a lungo termine nei settori delle infrastrutture, dell'energia e delle modernizzazioni tecnologiche. Ed è appunto in quest'ottica che le Cdp europee, forti di un volume di capitali di oltre 1.300 miliardi di euro, sono impegnate a definire nuove strategie e promuovere nuovi strumenti di intervento.
La domanda mondiale di investimenti in energia, ambiente e infrastrutture è enorme. Solo nel campo dell'energia si calcola che sarebbero necessari investimenti per 26 trilioni di dollari entro il 2030. Per quanto riguarda l'Europa, la Banca mondiale stima la necessita di investimenti annui di 40 miliardi di euro in nuove infrastrutture (produzione energetica, telecomunicazioni e trasporti) e 60 miliardi per la manutenzione e il rimpiazzo di quelle già esistenti.
    Se tali stime sono realistiche, aumenterà la domanda di prodotti di investimento a lungo termine e a basso rischio da parte di fondi pensione, assicurazioni, fondi sovrani e anche dei piccoli risparmiatori.
    Il Long Term Investment Club ha già creato degli strumenti appropriati per far fronte a queste grandi sfide. Uno di questi è la creazione della rete Marguerite di fondi equity per investimenti mirati in specifici settori economici e aree geografiche, come quella Mediterranea. La finalità delle scelte delle Cdp è quella di coinvolgere capitali privati, con la creazione di partenariati pubblico privato (Ppp), che, in cambio di profitti contenuti ma sicuri, potrebbero contribuire alla crescita dei vari paesi, abbandonando le sirene dei mercati speculativi.
Le Cdp puntano anche alla emissione di specifiche obbligazioni in relazione a singoli progetti europei e a nuovi sistemi di garanzia, che possono avere la fiducia di investitori privati. Un altro strumento è l'European Joint Undertaking, già sperimentato nella realizzazione del programma satellitare europeo Galileo.
    Particolarmente innovativa è la proposta delle «Union bonds», strumenti di debito sovrano europeo, che, se finalizzate agli investimenti invece che alle spese correnti, non peserebbero sulle finanze pubbliche. In merito il presidente Bassanini ha proposto ai paesi europei di trasferire il 15-20% del loro debito pubblico in Union Bonds. Ciò creerebbe un mercato di obbligazioni di circa 2-3 trilioni di euro. Anche se con tassi di interesse più modesti, sarebbero più appetibili per gli investitori internazionali perché avrebbero il marchio europeo e non dei singoli paesi. Questi però dovrebbero continuare a pagare interessi come se fossero i loro vecchi bonds. La differenza tra gli interessi delle vecchie e delle nuove obbligazioni, calcolata in 8/9 miliardi di euro all'anno, dovrebbe andare a finanziarie investimenti a lungo termine in infrastrutture.
    Sembra una credibile exit strategy europea dalla crisi, che del resto riprende idee sostenute in vari occasioni già da Jacques Delors, da Romano Prodi e più recentemente da Giulio Tremonti.

*)   Già sottosegretario all'economia nel governo Prodi

**) Economista

martedì 22 giugno 2010

La libertà religiosa nell'informazione 

LETTERA

E' un Paese democratico quello che imbavaglia l'informazione religiosa e non rende conto del pluralismo religioso?

Caro direttore, in una conferenza stampa congiunta tra l'Alleanza Evangelica Italiana e i Radicali, sono state rese note le presenze sui telegiornali nazionali delle confessioni religiose nel periodo da gennaio 2009 ad aprile 2010.

    TG1, TG2 e TG3 (servizio pubblico!) hanno dato più del 95% del tempo ad esponenti cattolico-romani. TG4 e TG5 il 100%!

    Sulle informazioni religiose, tutti i TG senza eccezioni sfiorano il 100% a favore della sola religione cattolica. Come se non esistesse nient'altro. I dati si commentano da soli.

    E' un Paese democratico quello che imbavaglia l'informazione religiosa e non rende conto del pluralismo religioso?
    E' un Paese libero quello che non dà voce a tutte le sue componenti e si accontenta di pensare che la religione sia affare del solo Vaticano?

    Per queste e altre ragioni, il 19 giugno si terrà a Roma la Marcia per la libertà religiosa ed il pluralismo dell'informazione, il cui motto sarà: Libertà religiosa per tutti, anche in Italia.

Cordiali saluti,

per il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani

Lidia Goldoni, Roma    

lunedì 14 giugno 2010

Da Bankitalia "incertezza" sulla manovra economica

Potrebbe causare una riduzione del PIL
di Lucia Cocozza *)

Bankitalia ha pubblicato in questi giorni una ricerca nella quale si evidenzia come la manovra economica potrebbe causare una riduzione del PIL. Ad affermarlo è stato il capo ricerca economica di Bankitalia, Salvatore Rossi, che ha dichiarato:
“A parità di tutte le altre condizioni, nel biennio 2011-2012 la manovra potrebbe cumulativamente ridurre la crescita del Pil di poco più di mezzo punto percentuale attraverso una compressione dei consumi e degli investimenti. Nelle nuove condizioni di mercato era inevitabile agire al più presto, pur se le restrizioni di bilancio rallenteranno nel breve periodo la già modesta crescita dell’economia italiana”.

    Secondo Bankitalia, quindi, è strettamente necessario “rafforzare il potenziale di crescita dell’economia favorisce lo stesso riequilibrio duraturo dei conti pubblici. A questo fine occorre estendere l’occupazione, rafforzare in modo strutturale la produttività e la competitività del sistema. Inoltre saranno cruciali le modalità di realizzazione del federalismo fiscale, da volgere all’aumento di efficienza nell’uso delle risorse nel rispetto dei vincoli di bilancio“.

    Per quanto concerne l’andamento tendenziale da Bankitalia fanno sapere:
    “La manovra ridurrebbe l’indebitamento netto di 1,6 punti percentuali del Pil nel 2012 portandolo al 2,7 per cento del Pil. La minor crescita però retroagirebbe sui conti pubblici determinando un maggior disavanzo valutabile in poco meno di 0,3 punti percentuali che porterebbe il saldo di quell’anno a circa il 3 per cento del Pil. L’incidenza del debito sul prodotto crescerebbe marginalmente nel 2011 e riprenderebbe a scendere nel 2012. L’entità della correzione appare adeguata a raggiungere gli obiettivi di indebitamento netto nel quadro macroeconomico delineato nella Ruef (Relazione unificata economia e finanza). Potrebbero essere necessari ulteriori interventi qualora si presentasse uno scenario più sfavorevole. La manovra – ha proseguito Rossi - è basata in larga misura su riduzioni della spesa corrente e su misure di contrasto all’evasione. Questa composizione degli interventi appare appropriata, visto il rilievo dell’evasione fiscale nel nostro paese e il forte aumento della spesa corrente nell’ultimo decennio“.

    Incertezza Bankitalia esprime anche sulle misure relative all’evasione fiscale, sottolinenado come i risultati potrebbero essere inferiori a quanto annunciato.

    “Le stime riguardanti gli effetti dell’azione di contrasto all’evasione presentano molti elementi di incertezza in entrambe le direzioni. Il sistema fiscale italiano è caratterizzato da un prelievo complessivo a carico dei contribuenti onesti elevato nel confronto internazionale. L’evasione fiscale è un freno alla crescita, riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti”.

*) www.economiablog.it 

LA FINANZIARIA E LA SCUOLA

A proposito di tagli…

Il Coordinamento Genitori Democratici denuncia le conseguenze della manovra sulla scuola
Il Coordinamento Genitori Democratici denuncia alcune delle conseguenze, spesso non sufficientemente sottolineate, derivanti dalla politica di tagli che colpisce le scuole italiane.

    Si peggiora di giorno in giorno la qualità dell'apprendimento negando alle nuove generazioni il diritto allo studio. Non solamente negando i fondi per le spese di funzionamento delle scuole italiane che si sono scaricate direttamente sulle famiglie (dalla carta igienica ai materiali di facile consumo), ma anche e soprattutto rifiutando di fornire ai Dirigenti Scolastici le risorse sufficienti a comporre organici capaci di tenere conto dei bisogni e delle richieste delle famiglie stesse. La “continuità didattica”, tormentone che il Ministro Gelmini declama quando si tratta di annunciare future graduatorie regionali per gli insegnanti, rischia di andare così completamente perduta.

    Il Coordinamento Genitori Democratici chiede che si stabilizzi l’organico della scuola e il personale che ci lavora, perché è solo in questo modo che si garantisce effettivamente la continuità didattica.

    Riceviamo ogni giorno comunicati, prese di posizione di comitati genitori, di consigli di circolo e di istituto che denunciano: pesanti tagli al numero di insegnanti e ai posti di sostegno; la cancellazione di classi a tempo pieno; evidenziano situazioni in cui non si riesce neppure a garantire il tempo scuola che i genitori avevano richiesto.

    Il CGD si impegna a sostenere le giuste rivendicazioni di questi cittadini, genitori consapevoli e decisi a difendere la qualità della scuola.

    Il disagio dei bambini ha un prezzo incalcolabile, e siamo convinti che un Ministero incapace di ascoltare le esigenze di bambini e famiglie debba rispondere del suo operato. 

Il Coordinamento Genitori Democratici, Roma    

Da Bankitalia "incertezza" sulla manovra economica

Potrebbe causare una riduzione del PIL

di Lucia Cocozza *)
 

Bankitalia ha pubblicato in questi giorni una ricerca nella quale si evidenzia come la manovra economica potrebbe causare una riduzione del PIL. Ad affermarlo è stato il capo ricerca economica di Bankitalia, Salvatore Rossi, che ha dichiarato:
"A parità di tutte le altre condizioni, nel biennio 2011-2012 la manovra potrebbe cumulativamente ridurre la crescita del Pil di poco più di mezzo punto percentuale attraverso una compressione dei consumi e degli investimenti. Nelle nuove condizioni di mercato era inevitabile agire al più presto, pur se le restrizioni di bilancio rallenteranno nel breve periodo la già modesta crescita dell'economia italiana".
    Secondo Bankitalia, quindi, è strettamente necessario "rafforzare il potenziale di crescita dell'economia favorisce lo stesso riequilibrio duraturo dei conti pubblici. A questo fine occorre estendere l'occupazione, rafforzare in modo strutturale la produttività e la competitività del sistema. Inoltre saranno cruciali le modalità di realizzazione del federalismo fiscale, da volgere all'aumento di efficienza nell'uso delle risorse nel rispetto dei vincoli di bilancio".
    Per quanto concerne l'andamento tendenziale da Bankitalia fanno sapere:
    "La manovra ridurrebbe l'indebitamento netto di 1,6 punti percentuali del Pil nel 2012 portandolo al 2,7 per cento del Pil. La minor crescita però retroagirebbe sui conti pubblici determinando un maggior disavanzo valutabile in poco meno di 0,3 punti percentuali che porterebbe il saldo di quell'anno a circa il 3 per cento del Pil. L'incidenza del debito sul prodotto crescerebbe marginalmente nel 2011 e riprenderebbe a scendere nel 2012. L'entità della correzione appare adeguata a raggiungere gli obiettivi di indebitamento netto nel quadro macroeconomico delineato nella Ruef (Relazione unificata economia e finanza). Potrebbero essere necessari ulteriori interventi qualora si presentasse uno scenario più sfavorevole. La manovra – ha proseguito Rossi - è basata in larga misura su riduzioni della spesa corrente e su misure di contrasto all'evasione. Questa composizione degli interventi appare appropriata, visto il rilievo dell'evasione fiscale nel nostro paese e il forte aumento della spesa corrente nell'ultimo decennio".
    Incertezza Bankitalia esprime anche sulle misure relative all'evasione fiscale, sottolinenado come i risultati potrebbero essere inferiori a quanto annunciato.
    "Le stime riguardanti gli effetti dell'azione di contrasto all'evasione presentano molti elementi di incertezza in entrambe le direzioni. Il sistema fiscale italiano è caratterizzato da un prelievo complessivo a carico dei contribuenti onesti elevato nel confronto internazionale. L'evasione fiscale è un freno alla crescita, riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti".

martedì 8 giugno 2010

repubblica laica e democratica, Per Carlo, GRUPPO DI VOLPEDO, Demcrazia Esigente

 
 
Viva la repubblica
laica e democratica

L'Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" ricordando il 2 giugno segnala il filmato "2 giugno Festa della Repubblica" (autore Carlo Anibaldi), che trovate ad apertura del sito: www.periodicoliberopensiero.it

La nascita della Repubblica e La Carta Costituzionale che ne è seguita sono state la vittoria delle libertà laiche e democratiche....

Adesso siamo chiamati a resistere... resistere... resistere....

Associazione Nazionale del
Libero Pensiero "Giordano Bruno"
 
 
 
 
Per Carlo 

Il 9 giugno prossimo a Milano scopertura della lapide in memoria di Carlo Rosselli.

Compagne, compagni, amici, amiche, il Comune di Milano - dando seguito ad una mozione votata due anni or sono dal Consiglio Comunale come pure ad un'altra mozione del Consiglio di Zona 1 (entrambe a suo tempo sollecitate da una nostra petizione) - ha recentemente provveduto a fare apporre una lapide commemorativa di Carlo Rosselli in corrispondenza del numero civico 2 di via Ancona: là dove sorgeva la casa in cui Rosselli stesso visse per qualche tempo in occasione del suo soggiorno milanese del 1926, e dove poi ebbe sede la redazione della rivista "Quarto Stato", co-fondata e co-diretta da Rosselli e da Pietro Nenni, e peraltro disciolta dopo pochi mesi ad opera della polizia fascista.
    Fu anche in quella casa che dovette essere evidentemente messo a punto il piano per la celebre e rocambolesca fuga da Milano di Filippo Turati, di cui Rosselli fu il grande organizzatore assieme a Ferruccio Parri e Sandro Pertini.
    Con questa lapide dunque anche la città Milano - che ne era a tutt'oggi priva - potrà d'ora in avanti vantare un doveroso riferimento alla memoria di Rosselli, e della sua grande battaglia ideale e politica in nome del Socialismo liberale e per la giustizia e la libertà.
    Per il prossimo 9 giugno, in occasione del 73° anniversario dell'assassinio di Carlo e Nello Rosselli, l'Amministrazione Comunale ha dunque provveduto ad organizzare, in collaborazione con il nostro Circolo, una cerimonia ufficiale di scopertura.
    E' un evento che salutiamo con particolare soddisfazione, perchè segna il coronamento della nostra campagna, partita ormai quasi tre anni fa, per la realizzazione di questo piccolo ma significativo tributo.
    Alla presenza di esponenti della famiglia Rosselli, delle Associazioni Partigiane ANPI e FIAP, dei consiglieri comunali e di zona che hanno maggiormente seguito l'iter di questa vicenda, e delle rappresentanze di altre significative realtà politiche, sociali e culturali della città, procederemo dunque a scoprire la suddetta lapide rosselliana.
    Alla cerimonia interverrà l'assessore Maurizio Cadeo in rappresentanza dell'Amministrazione Comunale, dopodichè parleranno il prof. Arturo Colombo dell'Università degli Studi di Pavia e il presidente della Fondazione Circolo Rosselli di Firenze Valdo Spini. Il sottoscritto farà da moderatore.
    L'appuntamento è dunque per Mercoledì 9 giugno 2010, alle ore 18.00, in via Ancona 2 (angolo via Solferino) a Milano.
Siete tutti caldamente invitati. Non mancate!

Francesco Somaini, Milano
Circolo Carlo Rosselli
 
 
 
 
 
IL "GRUPPO DI VOLPEDO"
SUL CONGRESSO DEL PSI 

Documento deliberato all'unanimità
nel coordinamento delle associazioni
aderenti al Gruppo di Volpedo

Il Congresso del PSI del prossimo luglio può essere un'occasione importante di chiarimento e di rilancio dell'area socialista.
    Il PSI rappresenta certamente un pezzo della storia socialista recente e un pezzo della storia della Sinistra italiana. Esso è inoltre l'unica forza politica del Paese a poter vantare un legame coerente con il PSE, essendone l'unico membro italiano a pieno titolo ed in modo effettivo.
Questi due aspetti, di per sé positivi, non conferiscono però ai Socialisti italiani dei particolari vantaggi politici.
    Il complesso e variegato mondo socialista italiano, dopo lo scioglimento, nei primi anni Novanta, del suo maggior rappresentante nelle istituzioni (il vecchio PSI), non è stato, infatti, più in grado di riunirsi per un progetto ambizioso, quale quello di dar vita ad una Sinistra capace di proporsi alla guida del Paese con propri esponenti e con programmi coerenti e precisi. In ordine di tempo, il fallimento della Costituente Socialista e del progetto originario di Sinistra e Libertà ne sono stati l'ultima testimonianza.
    I cambi ripetuti di denominazione – da SI a SDI, poi a PS fino alla riacquisizione del nome storico di PSI - invece di segnare un'estensione degli iscritti e degli elettori (nonché degli eletti) hanno contraddistinto una progressiva perdita di influenza. Il problema non è evidentemente nel nome, ma piuttosto nelle proposte politiche e, più ancora, nella stessa forma partito, come pure nella coerenza dei comportamenti individuali.
    Nel Gruppo di Volpedo, ossia nella rete dei circoli socialisti e libertari del Nord-Ovest d'Italia, vi sono compagne e compagni che hanno compiuto scelte partitiche differenti, o che hanno magari deciso di agire unicamente nel sociale o sul terreno delle battaglie di carattere culturale.
    Nessuno di loro ha però mai rinunciato a definirsi orgogliosamente socialista, mentre ognuno è rimasto profondamente convinto del fatto che solo il Socialismo democratico sia la risposta da dare ai problemi della società in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Tutti noi pensiamo anzi che mai come oggi vi sia una profonda domanda di risposte e di soluzioni diverse alla crisi economica e finanziaria, alle minacce all'ambiente e alle restrizioni delle libertà civili, sindacali e politiche, che sono alla base degli ordinamenti democratici. E pensiamo altresì che tali risposte non possano che essere di segno socialista.
    Per questo, il Gruppo di Volpedo chiede dunque allo PSI di organizzare un Congresso aperto ai contributi di tutti i socialisti, iscritti e non iscritti, per sottolineare la libertà e il pluralismo del pensiero e della tradizione socialista quale tratto peculiare e distintivo rispetto ad altre storie ed altre tradizioni politiche.
    Come Gruppo di Volpedo, noi riteniamo che sul Partito Socialista Italiano incomba in realtà una doppia responsabilità:
    1) Proporsi come uno degli attori della ricostituzione e del rinnovamento della Sinistra italiana in un'ottica europea, democratica, socialista, laica, libertaria e ambientalista.
    2) Contribuire alla trasformazione del PSE da ufficio di coordinamento dei partiti socialisti nazionali in un vero e proprio partito europeo transnazionale e sovra-statale: un partito con la responsabilità diretta ed esclusiva di definire la politica socialista nell'Unione Europea e negli organismi internazionali, in stretta cooperazione con l'Internazionale Socialista.
    In questo senso, pensiamo che il Partito Socialista Italiano, per rispondere efficacemente a queste sfide, debba aprirsi e rimettersi in discussione, perchè sarebbe a nostro avviso esiziale per il futuro del Socialismo se lo PSI scegliesse viceversa di richiudersi in una prospettiva di arroccamento puramente autoreferenziale.
Gli iscritti allo PSI si scelgano naturalmente in piena libertà e autonomia i propri gruppi dirigenti, e valutino loro se privilegiare il rinnovamento o la continuità. Questo è, infatti, un tema prettamente interno, e non è nostra intenzione interferire in queste scelte sovrane. E' però nell'interesse di tutti i Socialisti, iscritti e non iscritti al partito, così come dell'intera Sinistra italiana e più in generale di tutto il Paese, che si compiano chiare scelte di collocazione nello schieramento politico.
Il PSI – a nostro modo di vedere – non può che essere una forza di Sinistra, e nel suo essere di Sinistra non deve avere subordinazioni rispetto a disegni altrui. Da questo punto di vista sarebbe perciò a nostro giudizio un grave errore annullarsi in un processo di confluenza verso progetti politici che non comprendano, rafforzino e valorizzino il Socialismo democratico e libertario quale componente essenziale di una Sinistra italiana rinnovata e ricostituita.
    Con questo spirito facciamo dunque appello al Congresso dello PSI affinché si spenda con convinzione sulle due decisive questioni che abbiamo sopra indicato, e perché si stabiliscano i modi di una partecipazione non formale alle assemblee congressuali a ogni livello dei rappresentanti delle numerose realtà associative di ispirazione socialista presenti nel Paese (tra le quali anche quelle dei nostri circoli "volpediani"). Sarebbe questo, nei fatti, un segnale importante. E sarebbe altresì un primo passo verso la definizione di nuove forme di partecipazione politica e di nuove forme-partito.
Il Gruppo di Volpedo
 
 
 
 
 
Per una
Democrazia
Esigente

Dibattito pubblico sui valori e l'identità del Pd 

Lunedì 7 giugno dalle ore 17.30 alle ore 22.00

Società Umanitaria, Sala Facchinetti
(ingresso Via San Barnaba, 48)

Con Salvatore Veca, Miguel Gotor, Enrico Letta, Gianni Cuperlo,  Carmen Leccardi, Barbara Pollastrini, Roberto Cornelli, Maurizio Martina.
 
 
 
A 100 passi
contro la mafia
Giovedì 3 giugno, ore 18
Sala d'attesa della Stazione di Bologna

Il programma del festival sociale delle culture antifasciste di Bologna, giunto quest'anno alla seconda edizione, si articola lungo 10 giorni ricchi di eventi e appuntamenti culturali.
    Giovedì 3 giugno, il festival si sposta in città, per ribadire che Bologna è antifascista e solidale, contro ogni forma di razzismo, fascismo e sessismo. Le iniziative coinvolgono luoghi e realtà diverse: dalla scuola di pace di Monte Sole alla scuola popolare di musica Ivan Illich, dai luoghi della cultura e della socialità Bolognese alla Stazione di Bologna.
    E' in questo contesto che si colloca lo spettacolo "A 100 passi contro la mafia", di Daniele Biacchessi e Tiziana di Masi
    Un'opera per due voci, "A cento passi contro la mafia" è uno spettacolo di teatro narrativo civile e jazz. Interpreta l'impegno di persone che hanno sfidato le mafie, uccise in nome della libertà e della dignità. Le storie di Peppino Impastato, giornalista di Radio Aut di Cinisi, dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di uomini delle forze dell?ordine come Nino Cassarà e Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sacerdoti come don Diana e don Puglisi, di imprenditori come Libero Grassi che si sono opposti al pizzo e al racket.
    Lo spettacolo "A cento passi contro la mafia" sollecita e scuote la nostra coscienza civile. Sono quadri scritti da Daniele Biacchessi, dal poeta Raja Marazzini e traduzioni teatrali di grandi opere antimafia come "Il giorno della civetta", "A ciascuno il suo", "La Sicilia come metafora" di Leonardo Sciascia. È importante "leggere di mafia" soprattutto per le nuove generazioni che poco sanno perché queste storie non sono scritte sui loro libri di testo. Ma la coscienza civile per affermarsi deve essere alimentata, perché se è vero che la cultura unisce una comunità, la cultura e solo essa può davvero erodere la mafia.
    In scena emergono tre differenti modalità di comunicazione: la narrazione di Daniele Biacchessi, il lavoro di attore di Tiziana Di Masi e la ricerca musicale del pianista e compositore jazz Gaetano Liguori.
    Si creano oasi musicali e di interazione con gli attori che restituiscono agli spettatori un linguaggio emozionale fatto di immagini, parole e suoni. 

Paolo Bolognesi, Bologna
Presidente Associazione 2 agosto 1980
 

lunedì 7 giugno 2010

Sì ai tagli agli sprechi, ma attenti alla deflazione

ItaliaOggi / ECONOMIA 

Ridurre i bilanci degli stati dell'Unione europea non basta, contro la crisi servono misure per lo sviluppo 

di Mario Lettieri*) e Paolo Raimondi**)

Dopo la crisi dell'euro e la famosa notte quando l'intero sistema europeo rischiava di cadere come un castello di carte, l'accordo per il salvataggio sembra concentrarsi tutto sui tagli di bilancio per abbassare i livelli del debito pubblico e rientrare al più presto nei parametri di Maastricht. Una seria campagna contro gli sprechi è doverosa. Ce ne sono tanti e a tutti i livelli, ma la riduzione delle spese e dei bilanci pubblici dovrebbe essere accompagnata da altre riflessioni su alcuni andamenti che potrebbero avere un impatto molto forte sull'economia.
Mentre la ripresa resta ancora un miraggio, una politica di austerità può portare con sé il rischio della deflazione, a causa di una prolungata recessione, di una possibile discesa dei prezzi e di una contestuale riduzione della domanda. L'economia non è un calcolo aritmetico e non si risolvono distorsioni economiche di lungo periodo semplicemente giocando con i numeri. Se si riduce la spesa corrente improduttiva, occorre nel contempo aumentare gli investimenti. Gli eurobond dovrebbero servire al finanziamento delle grandi infrastrutture.

    Secondo la BRI, le banche europee hanno nei loro portafogli 2.800 miliardi di dollari in titoli del debito pubblico di Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. A loro volta le banche americane hanno titoli pubblici dei paesi dell'UE per 1.500 miliardi di dollari. Il rischio di una deflazione nella zona euro è quindi la minaccia più immediata alla stabilità finanziaria dell'Europa, perché, tra l'altro, potrebbe portare ad una svalutazione dei titoli sovrani e ad un ulteriore indebolimento dell'euro. Perciò occorrono investimenti per rilanciare l'economia. Gli Stati Uniti e la Cina, che valutano positivamente lo stanziamento europeo di 750 miliardi di euro di aiuti contro i default, allo stesso tempo mostrano preoccupazione per gli effetti dei tagli di bilancio sull'andamento dell'economia mondiale.

    Oltre alla deflazione, non è infondato il rischio di una futura fiammata di inflazione in Europa. Non vi sono oggi segnali visibili, ma la storia ci ha insegnato che, quando si vedono i suoi primi effetti, è troppo tardi per bloccarla. L'Europa ha deciso il pacchetto di salvataggio sulla scia dell'America e della Gran Bretagna. Loro lo hanno fatto stampando altra moneta per comprare i titoli in caduta libera. Per fortuna la Banca Centrale Europea non ha seguito questa strada. Per il momento, infatti, raccoglie fondi sui mercati, o con le operazioni di swap aperte dalla Federal Reserve per l'acquisto delle obbligazioni sovrane europee. Se si dovesse avere un peggioramento della situazione economica, i titoli comincerebbero a perdere valore e la BCE sarebbe costretta ad acquistarli direttamente anche emettendo nuova e più abbondante liquidità, che farebbe lievitare i prezzi.

    Sarebbe una iattura. Il settore bancario americano più aggressivo e speculativo già parla della BCE come di una gigantesca bad bank. I bassi tassi di interesse sia in Usa che in Europa provano che la leva dei controlli monetari non è utilizzabile in quanto ha già esaurito tutta la sua possibile e risicata efficacia. Ciò, insieme con la caduta del valore dell'euro rispetto al dollaro, che dall'inizio del 2010 è stata del 14%, sta generando un processo di carry trade sulla moneta europea.
Avvenne con lo yen in Giappone che aveva tassi di interesse bassissimi per effetto della stagnazione economica interna. Il carry trade è una semplice operazione di ottenere prestiti in valuta a basso costo di una determinata area monetaria e poi utilizzarli altrove, magari in attività speculative. In passato si puntava a lucrare sulle differenze nei tassi di interesse tra diverse monete, oggi invece si scommette sulle aspettative di ripresa o di recessione dei vari paesi. Intanto l'industria tedesca presente nella regione dell'Asia e del Pacifico ha tenuto a Singapore la sua 12.ma conferenza operativa. In questa sede il segretario generale dell'ASEAN, Surin Pitsiwan, ha spiegato che la regione « è diventata il motore ben funzionante dell'economia mondiale».

    Si ricordi che nel 1997-8 i paesi asiatici erano stati attaccati dalla speculazione e molte monete persero dal 30 all'80% del loro valore. Quei paesi hanno imparato in fretta la lezione, hanno compreso non solo la necessità di ridurre l'indebitamento e il deficit. Insieme a nuove regole per il loro mercato finanziario, hanno anche creato una rete di protezione di 600 miliardi di dollari per puntare allo sviluppo economico dell'intera regione.

    Bisognerebbe guardare con maggior attenzione a questa esperienza.
*)   Già sottosegretario all'economia nel governo Prodi
**) Economista