martedì 30 marzo 2010

Giacomo Matteotti e il duce

Lettera

Mussolini, storicamente accertato, non ha mai dato ordine di ammazzare Matteotti.
    L'on. Matteotti e' stato assassinato dai soliti facinorosi delinquenti che esistono in tutti i partiti e in abbondanza tra i comunisti e i partigiani. Studiate la storia.

    Mussolini era un uomo politico intelligentissimo. Sapeva benissimo che l'assassinio di un qualsiasi avversario politico avrebbe avuto conseguenze negative sia per il governo che per il partito.  E di questo tipo di conseguenze non aveva bisogno.

    Se volete essere credibili  smettete di vivere nella menzogna.

Enzo Centofanti (Filadelfia, USA)
Riproduciamo qui sotto uno stralcio dell'ultimo discorso di Matteotti.  Dopo l'intervento, il parlamentare disse ai compagni che si congratulavano con lui: "Ora voi preparatemi il discorso funebre". La barbara uccisione che effettivamente seguì, venne rivendicata dal Duce il 3 gennaio del 1925 con le seguenti parole: "Dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto". Come si vede, l'assassinio rappresentava un fattore essenziale nella strategia del terrore fascista. -  La red dell'ADL

Una milizia armata
Dal Resoconto stenografico della seduta della Camera dei Deputati, 30 maggio 1924

Giacomo Matteotti. ... Nessuno si è trovato libero, perché ciascun cittadino sapeva a priori che, se anche avesse osato affermare a maggioranza il contrario, c'era una forza a disposizione del Governo che avrebbe annullato il suo voto e il suo responso. (Rumori e interruzioni a destra)

Una voce a destra: "E i due milioni di voti che hanno preso le minoranze?"

Roberto Farinacci. Potevate fare la rivoluzione!

Maurizio Maraviglia. Sarebbero stati due milioni di eroi!
 
Giacomo Matteotti. A rinforzare tale proposito del Governo, esiste una milizia armata... (Applausi vivissimi e prolungati a destra e grida di "Viva la milizia")

Voci a destra: "Vi scotta la milizia!"

Giacomo Matteotti. ... esiste una milizia armata... (Interruzioni a destra, rumori prolungati)
Voci: "Basta! Basta!"

Presidente. Onorevole Matteotti, si attenga all'argomento.

Giacomo Matteotti. Onorevole Presidente, forse ella non m'intende; ma io parlo di elezioni. Esiste una milizia armata... (Interruzioni a destra) la quale ha questo fondamentale e dichiarato scopo: di sostenere un determinato Capo del Governo bene indicato e nominato nel Capo del fascismo e non, a differenza dell'Esercito, il Capo dello Stato. (Interruzioni e rumori a destra).

Il testo integrale dell'ultimo discorso di Matteotti è disponibile su Wikipedia: http://it.wikisource.org/wiki/Italia_-_30_maggio_1924,_Discorso_alla_Camera_dei_Deputati_di_denuncia_di_brogli_elettorali     

sabato 27 marzo 2010

Alla Corte di Strasburgo

 

Un paese rispettoso dei diritti umani deve avere dei "luoghi neutri" in cui veniamo accettati in quanto esseri umani e cittadini, senza alcun riferimento alle nostre convinzioni o condizioni. Scuole, tribunali, uffici postali, ospedali, eccetera devono essere liberi da simboli religiosi.

 

La libertà di religione è una delle fondamenta su cui si reggono i Diritti Umani Universali e la civile convivenza.

    Il diritto ad avere, non avere e cambiare una religione è sancita dall'Articolo 18 della Dichiarazione del 1948 e questo diritto è considerato così importante da non poter essere sospeso per nessuna ragione al mondo (Art 4.2 e Art. 18 del ICCPR).

 

http://www.volint.it/scuolevis/dirittiumani/patto_dir_civ.htm

 

    Ovviamente per libertà di religione si intende qualcosa che va ben al di là di una mera libertà di culto. Ma libertà non significa abuso o obbligo. La libertà dei credenti termina dove comincia quella dei non credenti o di chi pratica una diversa religione.

    La logica conseguenza di questi principi assolutamente elementari è la necessità, per ogni paese decente, di rispettare i diritti di tutti e di avere alcuni luoghi "neutri", cioè privi di simboli e riferimenti religiosi.

    Questo purtroppo in Italia non accade.

 

    Con la scusa che la maggioranza dei cittadini apparterrebbe al cattolicesimo il simbolo di questa religione viene imposto in ogni luogo pubblico, mentre i diritti dei non cattolici sono ben poco rispettati.

    Nei tribunali e nelle scuole i simboli cattolici devono essere esposti e la Signora Lautsi si è rivolta alla giustizia italiana per ottenere il rispetto dei diritti dei suoi figli. Le risposte sono state surreali.

 

http://www.osservatoriosullalegalita.org/06/acom/02feb2/1633ritastatolaico.htm

 

    Ma per fortuna ci sono dei giudici a Strasburgo e la sentenza Lautsi c. Italie ha rimesso le cose a posto.

Voglio sperare che la Grande Chambre confermerà la sentenza permettendo a tutti i cittadini italiani di iniziare a fruire di quei diritti che da troppo tempo gli sono negati.

 

Dott. Claudio Giusti, Forlì

 

http://www.osservatoriosullalegalita.org/special/penam.htm

 
 
 
 

mercoledì 24 marzo 2010

IL COOPERATIVO COMPIE 105 ANNI

18 MARZO 1905 - 18 MARZO 2010

Armuzzi, Biagini, Dezza, Lezzi e Malpeli lo fondarono come sede de "L'Avvenire dei lavoratori" e come luogo d'incontro tra intellettuali e immigrati impegnati nelle nascenti organizzazioni operaie. Dalla nascita del sindacato di lingua italiana all'opposizione contro la guerra, dalla lunga lotta contro il fascismo alle battaglie, che continua, contro la xenofobia -- un secolo e un lustro di storia socialista italiana della quale il leggendario centro zurighese è stato testimone: fedele a un'Idea che non muore.

Cadono sempre dal pero

Le agenzie di rating... chiudono regolarmente le stalle dopo che i buoi sono scappati. La loro non è solo sciatteria e incompetenza, ma anche conflitto d'interessi.

di Mario Lettieri *)
e Paolo Raimondi **)

(ITALIAOGGI – 13.3.2010) -  Che siano ancora le agenzie internazionali di rating a dettare le sorti dei governi è assolutamente inaccettabile. Le tre sorelle del rating, Standards & Poors, Moody's e Ficht Ratings, non solo non hanno saputo analizzare gli andamenti fallimentari di banche come Bear Stearns, Lehman Brothers e in generale dell'intero sistema finanziario decotto, ma hanno anche promosso per anni con rating altissimi AAA prodotti finanziari altamente tossici che sono stati poi distribuiti in varie forme a masse di ignari risparmiatori.

    Adesso sono ritornate in campo alla grande per stigmatizzare i problemi di bilancio e del debito pubblico della Grecia e di altri paesi europei. Ciò in sintonia con l'inizio dell'ondata speculativa contro l'euro.

    Non occorre essere maghi né, tanto meno, agenzie di rating per rilevare che paesi come la Grecia, con un deficit di bilancio del 13%, un debito pubblico del 125% del Pil e nel mezzo della crisi finanziaria ed economica più grave della storia, siano in gravi difficoltà.

    Si considerino i tempi. A ottobre del 2009, quando si scoprì che il deficit delle Grecia avrebbe potuto rivelarsi superiore a quello previsto, le agenzie di rating subito entrarono in azione. Infatti a fine ottobre Moody's suggerì un abbassamento del rating sul debito pubblico greco. Il 7 dicembre successivo la S&P dichiarò la stessa cosa, subito seguita dalla Ficht che abbassò il suo rating da A- a BBB+.
Nel 2011 dovrebbe ritornare in vigore il limite minimo di A- perché i paesi dell'UE possano utilizzare i loro titoli di stato per operazioni di finanziamento presso la Banca Centrale Europea. I paesi retrocessi nella zona B rischieranno l'isolamento e il collasso.

    I mercati finanziari, in primis quelli dei derivati e dei credit default sawps, hanno preso la palla al balzo e iniziato la corsa all'aumento dei costi dei cds e dei tassi di interesse per i titoli di debito della Grecia.

    Intanto è partito l'attacco speculativo all'euro, mentre il dollaro e l'economia americana che stranamente godono di un super rating di AAA, sono in condizioni molto più precarie e fallimentari di quelle dell'Europa! Nel contempo certa stampa economica internazionale e i mercati sono ritornati a citare le agenzie di rating come le fonti più qualificate e competenti per giustificare cambiamenti e decisioni finanziarie vitali per i paesi sottoposti ai loro esami e alle loro pagelle.

    Si ricordi che tutti i G8 e i G20 hanno prodotto dichiarazioni e documenti dove si stigmatizza il comportamento delle agenzie di rating e si chiede una loro profonda riforma. Il G20 di Londra nell'aprile dell'anno scorso sottoscrisse l'accordo per «un controllo e una registrazione delle agenzie di rating per garantire che esse rispettino il codice internazionale di buon comportamento al fine particolare di evitare inaccettabili conflitti di interessi». Ma le agenzie di rating, entità economico-finanziare private, sono rimaste sempre le stesse.

    Già nel 2006, quando, a seguito di un abbassamento del rating dell'Italia, il nostro paese avrebbe dovuto pagare da un giorno all'altro alcuni miliardi di euro in più per il conseguente aumento degli interessi sui titoli del debito pubblico, noi denunciammo gli effetti devastanti delle loro valutazioni.

    Documentammo tra l'altro l'incredibile conflitto di interessi in quanto le tre sorelle avevano direttori esecutivi e partecipazioni azionarie importanti provenienti dalle più grandi banche americane e anche dalle grandi corporations internazionali .

    In particolare sottolineammo il pesante coinvolgimento della JP Morgan e della City Group, proprio quelle banche che vantavano, e vantano tuttora, le quote più elevate di derivati OTC, rispettivamente per 80.000 e 35.000 miliardi di dollari. I governi europei, mentre si sta per decidere se affidare alla BCE il compito di valutare i debiti sovrani, dovrebbero subito diffidare le agenzie in questione dall'astenersi da qualsiasi valutazione di rating sugli stati nazionali. Anzi sarebbe opportuna una specifica indagine sulle loro passate attività e collusioni con il sistema finanziario.

*) Sottosegretario all’Economia nel governo Prodi 
**) Economista 

Cadono sempre dal pero

 

Le agenzie di rating... chiudono regolarmente le stalle dopo che i buoi sono scappati. La loro non è solo sciatteria e incompetenza, ma anche conflitto d'interessi.

di Mario Lettieri *)
e Paolo Raimondi **)

(ITALIAOGGI – 13.3.2010) - Che siano ancora le agenzie internazionali di rating a dettare le sorti dei governi è assolutamente inaccettabile. Le tre sorelle del rating, Standards & Poors, Moody's e Ficht Ratings, non solo non hanno saputo analizzare gli andamenti fallimentari di banche come Bear Stearns, Lehman Brothers e in generale dell'intero sistema finanziario decotto, ma hanno anche promosso per anni con rating altissimi AAA prodotti finanziari altamente tossici che sono stati poi distribuiti in varie forme a masse di ignari risparmiatori.
    Adesso sono ritornate in campo alla grande per stigmatizzare i problemi di bilancio e del debito pubblico della Grecia e di altri paesi europei. Ciò in sintonia con l'inizio dell'ondata speculativa contro l'euro.
    Non occorre essere maghi né, tanto meno, agenzie di rating per rilevare che paesi come la Grecia, con un deficit di bilancio del 13%, un debito pubblico del 125% del Pil e nel mezzo della crisi finanziaria ed economica più grave della storia, siano in gravi difficoltà.
    Si considerino i tempi. A ottobre del 2009, quando si scoprì che il deficit delle Grecia avrebbe potuto rivelarsi superiore a quello previsto, le agenzie di rating subito entrarono in azione. Infatti a fine ottobre Moody's suggerì un abbassamento del rating sul debito pubblico greco. Il 7 dicembre successivo la S&P dichiarò la stessa cosa, subito seguita dalla Ficht che abbassò il suo rating da A- a BBB+.
Nel 2011 dovrebbe ritornare in vigore il limite minimo di A- perché i paesi dell'UE possano utilizzare i loro titoli di stato per operazioni di finanziamento presso la Banca Centrale Europea. I paesi retrocessi nella zona B rischieranno l'isolamento e il collasso.
    I mercati finanziari, in primis quelli dei derivati e dei credit default sawps, hanno preso la palla al balzo e iniziato la corsa all'aumento dei costi dei cds e dei tassi di interesse per i titoli di debito della Grecia.
    Intanto è partito l'attacco speculativo all'euro, mentre il dollaro e l'economia americana che stranamente godono di un super rating di AAA, sono in condizioni molto più precarie e fallimentari di quelle dell'Europa! Nel contempo certa stampa economica internazionale e i mercati sono ritornati a citare le agenzie di rating come le fonti più qualificate e competenti per giustificare cambiamenti e decisioni finanziarie vitali per i paesi sottoposti ai loro esami e alle loro pagelle.
    Si ricordi che tutti i G8 e i G20 hanno prodotto dichiarazioni e documenti dove si stigmatizza il comportamento delle agenzie di rating e si chiede una loro profonda riforma. Il G20 di Londra nell'aprile dell'anno scorso sottoscrisse l'accordo per «un controllo e una registrazione delle agenzie di rating per garantire che esse rispettino il codice internazionale di buon comportamento al fine particolare di evitare inaccettabili conflitti di interessi». Ma le agenzie di rating, entità economico-finanziare private, sono rimaste sempre le stesse.
    Già nel 2006, quando, a seguito di un abbassamento del rating dell'Italia, il nostro paese avrebbe dovuto pagare da un giorno all'altro alcuni miliardi di euro in più per il conseguente aumento degli interessi sui titoli del debito pubblico, noi denunciammo gli effetti devastanti delle loro valutazioni.
    Documentammo tra l'altro l'incredibile conflitto di interessi in quanto le tre sorelle avevano direttori esecutivi e partecipazioni azionarie importanti provenienti dalle più grandi banche americane e anche dalle grandi corporations internazionali .
    In particolare sottolineammo il pesante coinvolgimento della JP Morgan e della City Group, proprio quelle banche che vantavano, e vantano tuttora, le quote più elevate di derivati OTC, rispettivamente per 80.000 e 35.000 miliardi di dollari. I governi europei, mentre si sta per decidere se affidare alla BCE il compito di valutare i debiti sovrani, dovrebbero subito diffidare le agenzie in questione dall'astenersi da qualsiasi valutazione di rating sugli stati nazionali. Anzi sarebbe opportuna una specifica indagine sulle loro passate attività e collusioni con il sistema finanziario.

*) Sottosegretario all'Economia nel governo Prodi 
**) Economista