lunedì 24 novembre 2014

Appello democratico per la Tunisia

Lettera da Tunisi

  

Pubblichiamo ampi stralci dell’Editoriale del direttore apparso sul Corriere di Tunisi uscito alla fine di ottobre con un’analisi sulle recenti elezioni politiche.

 

di Silvia Finzi,

direttore del Corriere di Tunisi

 

Il risultato delle legislative del 26 ottobre vede premiato il partito Nida’a Tunis ("Appello per la Tunisia") con 85 seggi, seguito dal partito En-Nahdha ("Rinascita") con 69 seggi, il nuovo partito di un miliardario tunisino ancora sconosciuto pochi mesi fa l’UPL ("Unione Patriottica Libera") con 16 seggi, il Fronte Popolare con 15 seggi, Afek Tounes con 8 seggi e infine 24 seggi spartiti in una pluralità di piccoli partiti. (…)

    Nida’a Tunis nasce intorno alla metà del 2012, lanciato dal suo leader Beji Caid Es-Sebsi, che aveva occupato il posto di Primo Ministro nel secondo governo transitorio post-rivoluzionario (Febbraio – Dicembre 2011), dopo il primo brevissimo premierato di Mohamed Ghannouchi.

    Il suo programma politico si pone come continuazione dell’operato di Habib Bourguiba, sulla strada della modernizzazione della società tunisina, nel rispetto della sua identità musulmana. Punto qualificante del programma è la realizzazione di un processo di pacificazione nazionale, per definire le responsabilità del passato regime e definire chi possa partecipare alla vita politica.

    Tale posizione ha esposto Nida’a Tunis alla critica di essere un rifugio di ex-RCD (il partito di Ben Ali, evoluzione post 7 Novembre 1987 del Neo-Destur bourghibiano), accusa che sembrerebbe in parte sostenuta dalla presenza nel partito di membri di secondo piano del passato regime.

    In realtà – se da un lato l’accusa rivolta è in parte vera – dall’altro è da notare che il partito è stato fondato da personalità del mondo dell’imprenditoria, da sindacalisti, da uomini di sinistra e da indipendenti che avevano già fatto parte del Governo Es-Sebsi.

    Nel comitato fondatore sono presenti l’attuale Segretario Generale Taïeb Baccouche, personalità di sinistra ed ex-segretario generale del sindacato più importante di Tunisia (UGTT-Union générale tunisienne du travail) già Ministro nel 2011, come Lazhar Akremi (portavoce di Nida’a Tunis), Slim Chaker (discendente da una nota famiglia di Destouriani) e Lazhar Karoui Chebbi. Da segnalare inoltre la presenza di Boujemâa Remili, ex militante del Partito Comunista Tunisino (divenuto poi Et-Tajdid) e poi vicesegretario di Voie démocratique et sociale, confluito in Nida’a Tunis, e di Mohsen Marzouk, militante di sinistra e della Lega dei Diritti Umani.

 

 

La Rivoluzione del 2011 è stata la diretta conseguenza del malcontento covato per decenni da parte delle popolazioni dell’interno e che ha trovato espressione nelle manifestazioni spontanee scoppiate nelle città della costa e che – nel giro di una settimana – hanno portato alla caduta di Ben Ali.

    La classe politica che ha colto i frutti della rivoluzione ha in gran parte disatteso le aspettative della popolazione.

    In particolare, En-Nahdha, movimento nato come filiazione dei Fratelli Musulmani egiziani in una prospettiva di lotta armata contro Bourghiba, era stato messo fuori legge dopo gli attentati in alcuni hotel agli inizi degli anni Ottanta. Dopo la caduta di Bourghiba En-Nahdha è sembrata più concentrata nello sforzo di riesumare l’identità islamica del paese, messa in secondo piano da trent’anni di Bourghibismo, senza proporre soluzioni adeguate ai problemi di sviluppo dell’interno del paese ed alla mancanza di prospettive per i più giovani.

    La media borghesia cittadina non sembra avere superato il trauma della Rivoluzione. Malgrado abbia partecipato in massa ai moti, la disillusione che ne è seguita è stata cocente.

Tutti i fattori che seguono hanno influito nell’orientamento dell’elettorato cittadino e borghese verso Nida’a Tounes: la crisi economica e la riduzione del potere d’acquisto, l’allarme sociale per l’aumento della microcriminalità, il generalizzarsi del fenomeno del terrorismo interno, il tentativo soft d’imporre un modello di vita in contrasto con quello post-rivoluzionario (ad esempio per il ruolo delle donne), la spinta verso l’arabizzazione/islamizzazione della scuola e dell’università, la presenza – tollerata – di imam fondamentalisti nelle moschee e il reclutamento di giovani da parte di sedicenti organizzazioni caritative per partecipare al jihad in Siria.

    Da parte sua, En-Nahdha non è risultata credibile nei suoi tentativi di smarcarsi da posizioni islamiste estreme. Già dalle prime settimane dopo l'incarico, l’allora premier nahdhaoui Jebali, aveva – durante un comizio ad Hammamet – annunciato i suoi sforzi per la creazione del quinto Califfato, suscitando vibranti reazioni da parte di quasi tutta la società civile tunisina.  In effetti, sembra che la tendenza islamista (sul modello della Lega Nord in Italia) ad affermare posizioni moderate in pubblico e di fronte ad interlocutori stranieri venga smentita da dichiarazioni di tutt’altra natura nel momento in cui l’uditorio è di più stretta osservanza nahdaoui. Inoltre, il fatto che il leader carismatico del movimento, Rached Ghannouchi, non abbia mai rinnegato i suoi trascorsi estremisti e che consideri i salafiti come suoi “figli”, non contribuisce certo a accreditarlo come un moderato. Dalle precedenti elezioni si erano susseguiti predicatori fondamentalisti, accolti come eminenti personalità dal partito Ennadha. Uno di loro giunse ad asserire che l’infibulazione era un’operazione estetica a vantaggio delle donne.

    L’accesso al potere di En-Nahdha ha significato per molti intellettuali la minaccia alle libertà accademiche. La crisi della Facoltà della Manuba e l’occupazione violenta dei salafiti dell’Università, sostenuta dal partito per mettere in crisi i fondamenti laici di questa istituzione, sono state uno degli esempi più significativi di questa minaccia.

    Il tentativo di marginalizzare gli intellettuali, di confinare le donne in un ruolo subalterno, di fanatizzare i giovani, l'accoglienza riservata dal Presidente Marzouki ai responsabili di tutti gli atti di violenza e vandalismo contro artisti, intellettuali, giornalisti e politici di sinistra ecc. hanno caratterizzato un partito che tenderebbe a presentarsi come "moderato" nel mondo occidentale, ma che non è stato percepito in questo modo da una parte maggioritaria dell’elettorato tunisino.

    Da un punto di vista economico, la scelta di campo ultra-liberale di En-Nahdha aveva rassicurato le democrazie occidentali che avevano costruito ad hoc un'immagine artificiale di "islamismo moderato". Ma che cosa significa "islamismo moderato"? Certo esistono musulmani moderati, aderenti a varie posizioni politiche senza rinnegare la loro appartenenza culturale o personale islamica, ma non esiste un pensiero islamista e moderato quando questo è l’espressione autocratica di un modello di costruzione politico-identitaria integrale.

    Il vero problema che oggi i tunisini si sono posti è: quale tipo di società vogliamo che in Tunisia?

    Una società democratica, basata sui diritti universali o una società teocratica basata sull’appartenenza religiosa?

    Se le elezioni presidenziali confermeranno i risultati delle legislative, confermeranno la volontà del popolo di operare nel segno del cambiamento. Se invece verrà eletto un presidente sostenuto dagli islamisti, allora la Tunisia sarà difficilmente governabile.

 

venerdì 7 novembre 2014

Comunicazione politica

Istruzioni per l'uso
 
per comprendere il vincolo profondo tra politica e comunicazione, tra immagine e consenso, ci basti sapere che il primo testo conosciuto per la realizzazione di una campagna elettorale è il "Commentariolum Petitionis" ovvero "Manualetto elettorale", creato da Cicerone nel 64 a.C., per l'elezione a Console della Repubblica del fratello. Chi, come noi, dell'analisi e della ricerca sulla politica ha fatto una ragion d'essere, non può certo tralasciare un aspetto così cruciale e caratterizzante.
    Per questo è con vero piacere che ti presento il primo "Seminario di Comunicazione politica" espressamente creato per la Casa della Cultura da Enrico Finzi, sociologo, ricercatore e giornalista, tra i principali protagonisti delle scienze sociali e della comunicazione italiana, e Mauro Terlizzi, consulente di comunicazione e marketing politico che da anni cura, in Italia e all'estero, campagna elettorali e di comunicazione per partiti e Istituzioni pubbliche.
    Intitolato "Comunicazione politica, istruzioni per l'uso", della durata di due giorni (sabato e domenica), strutturato i 4 sessioni, il Seminario ci condurrà in un percorso di conoscenza e confronto che dagli elementi "base" dei processi comunicativi arriverà fino alla tecnica delle campagne elettorali, passando per l'analisi delle forme organizzate della politica e dei processi e metodi di ricerca e segmentazione del corpo elettorale.
    Particolarmente adatto a chi, a vario titolo e modo, ha nella politica un interesse diretto e continuo, il Seminario risulta comunque di sicuro interesse anche per chi vuole semplicemente conoscere e capire processi e metodologie che, da spettatore, vive quotidianamente.
    La prima edizione è fissata per il week-end del 29/30 novembre 2014, ovviamente presso la nostra sede di Via Borgogna 3 a Milano (M1 San Babila). Troverai il programma dettagliato e le modalità d'iscrizione sul nostro sito www.casadellacultura.it o richiedendolo asegreteria@casadellacultura.it.
Un caro saluto
Ferruccio Capelli
Direttore Casa della Cultura - Milano

Hansjürg ci scrive


Dov'è quel luogo rosso come il vino rosso ? Hansjürg, un signore svizzero-tedesco, ha voluto scriverci nel suo simpatico idioma bernese per chiederci lumi sulla location del Coopi di Zurigo, nostra storica sede editoriale (e conviviale). In effetti, dopo lo "sfratto dei cent'anni", emesso nel 2006 e attuato l'anno successivo, il leggendario Ristorante Cooperativo dovette cambiare sede, traslocando alla St. Jakobstrasse 6. Ecco il testo della mailpervenutaci ieri in redazione…
 
Bi vo Bärn. Früecher mau bini vil z'Züri xi u ha ds Coopi gschetzt. De sit dir doch am Helvetiaplatz xi, oder nid??
    Wieso "Werdplatz"???
    Item: einisch vor paar Wuche hani wider mau i ds Coopi ine wöue, o wäge de Comensoli-Bilder. Bi ar Helvti umegstiflet, ha gluegt u gsuecht – kes COOPI! Ha Lüt gfragt, o i angerne Beize u i Läde: ke Chnoche hett das Coopi kennt...
    Jä nu: de muesi itz zum Stouffacher fahre? U nächär?? Hange de d'Comensoli no??? Liebe Gruess
 
Hansjürg hansjuerg@mails.ch
 
<> 
Ma grazie, Hansjürg! Questa simpatica "provocazione" dialettale esprime un dato di fatto. Perché molte persone provenienti da varie località vorrebbero visitare il Coopi. Ma, in seguito all'editto di sfratto pronunziato nel 2006 dalla Liegenaschaftenverwaltung der Stadt Zürich, non tutti in effetti sanno dove si trovi questo locale ultracentenario, "rosso come il vino rosso".
    "Dopo il 31 dicembre 2006 il Coopi non esisterà più", dichiarò all'epoca un alto funzionario immobiliare cittadino. In realtà il Coopicontinuò a esistere anche dopo l'editto.
    Dove sui trova oggi? Dal 1° gennaio del 2008 si trova alla St. Jakobstrasse 6 di Zurigo (vai al sito), a cento passi dalla Chiesa di san Giacomo, cara a Leo Ragaz.
    E, ciò detto, offriamo una bottiglia di Centopassi Rosso come premio speciale a chi per primo c'invierà un'attendibile versione italiana della lettera di Hansjürg. – La red dell'ADL
 


Il "Centopassi Rosso" è il frutto di uve provenienti da vigneti situati negli altopiani dell'entroterra siciliano, ad almeno 400 metri di altitudine. È un vino biologico dedicato a tutti coloro che onorano il ricordo delle vittime della mafia attraverso il proprio impegno quotidiano.

domenica 26 ottobre 2014

“Via della Seta” o “Via del Petrolio”?

 
Una critica alle posizioni di Mario Lettieri e Paolo Raimondi circa il summit dell'Asia-Europe Meeting (ASEM) di Milano.
 
A parole aperte, Lettieri e Raimondi (si loda la franchezza) propugnano la nuova conversione della Via della Seta in Via del Petrolio come salvifica per l'economia di tutt'Europa (v. ADL 16.1014, ndr). Difendere apertamente la politica eurasiatica di Putin, che ha trasformato la sudditanza politico-militare sovietica dei "5 Stan" (Kazakhstan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Kyrgyzstan) in aperta cooperazione economico-finanziaria tramite le operazioni di Gazprom, appare veramente una manipolazione degli avvenimenti geopolitici in quello scacchiere.
    Si difende cioè apertamente una politica che è volta alla sudditanza energetica dell'Europa a Gazprom. Tale azienda, che più che di Stato è nel possesso di Vladimir Putin, sta promuovendo una franca e patente opposizione alla politica di Obama, a sua volta teso a concretizzare il Progetto Nabucco.
    Gazprom, con due pipelines North e South Stream, con la complicità di consociate ENI, legate a Berlusconi (vedi Promos di Bruno Ermolli, leggi gli interessi del gruppo di S.B. allargato e sotto copertura, Exagon, Exagon 1-Exagon2, come descritto nel mio volume "Virgin Oil" che Ella ha voluto di recente segnalare sull'Avvenire dei Lavoratori) mira ad egemonizzare tutto lo scacchiere mediante la complicità del dittatore kazako Nursultan Nazarbajev.
    Vorrei ricordare ai due economisti che non qui non si tratta più dell'Unione Sovietica bensì dell'Unione del Mondo degli affari, come la definisce Putin. E' quella Russia dalle divaricazioni sociali che con i suoi magnati sta riportando la popolazione russa alla fame degli anni cinquanta.
    Aiutare a diffondere il proclama dell'apertura dell'Europa verso l'Eurasia significa non avere inteso quanto difficile possa diventare il percorso del nostro sviluppo e della nostra indipendenza energetica quando il concerto di quei paesi tenderà a far salire i prezzi dell'olio e del gas. Aumentare la filiera delle consociate che si inseriscono nel ciclo di estrazione, produzione, trasferimento e raffinazione del greggio significa far lievitare vertiginosamente il nostro deficit energetico contro il quale si batté e morì Enrico Mattei, che cercava il greggio al prezzo più basso per favorire il consumatore italiano, far girare a pieno regime le nostre industrie e realizzare la crescita.
    Oggi crescita in sudditanza, specie di Putin. Non mi pare proprio un concetto di sinistra solidale, solidaristica, sociale o marxista. Il tutto si concretizza in una politica surrettiziamente favorevole agli interessi di S. B. in quello scacchiere. Ma forse i due " economisti" non ne sono a conoscenza.
 
Grazie dell'ospitalità
Prof. Aldo Ferrara, Università di Siena

LA CGIL VUOLE GUIDARE LA SINISTRA AL POSTO DEL PD

 
Ma la Camusso alla guida della sinistra è come Schettino alla guida della Costa Concordia…
 
Vi segnalo quanto scritto su questo sito FB dei socialisti riformisti.
 
Gradirei che sia possibile fare conoscere anche altre opinioni.
 
Roberto Giuliano, e-mail
 
 
La battuta è mediocre, ma viva il pluralismo – La red dell'ADL

martedì 21 ottobre 2014

Dall’estero non capite

Forse voi dall'estero non lo vedete o lo vedete da lontano, ma la situazione di questo paese è molto diversa da come il buon Matteo la da a vedere, in sostanza siamo falliti, causa un classe politica che all'interesse nazionale ha privilegiato l'interesse personale...
 
Un caro saluto
Adriano Bonaldo
 
Sì, lei ha ragione. Ci servono molta onestà, molto impegno, buone idee e zero alibi per tutti. Perché un paese dotato di un risparmio privato molto più grande del suo pur grande debito pubblico avrebbe in sé la forza economica per uscire dall'attuale miseria. Coraggio, Italia. – Lared dell'ADL

lunedì 15 settembre 2014

Un autentico numero di sinistra

LETTERE

 

Un autentico numero di sinistra

 

Bravi, complimenti per questo (=ADL 4.9.14, ndr) autentico numero di sinistra ! Piacevole e molto interessante.

 

Alberto Susini, e-mail

 

 

<>

 

 

Libertà di stampa

 

Grazie per l’incommensurabile servizio reso alla democrazia e alla  libertà di stampa.

 

Beppe, e-mail

 

 

<>

 

 

Grazie a entrambi. Troppo buoni! – La red dell’ADL

 

lunedì 8 settembre 2014

I BUONI COOPI 100 = 120

Per festeggiare il centoventesimo anno di attività della Federazione Socialista Italiana in Svizzera – la nostra storica “casa madre” – il Ristorante Cooperativo di Zurigo (Coopi) ha lanciato la campagna "BUONI 100=120", con sconto del 20% sul valore dell’acquisto dei buoni stessi.

La somma raccolta tramite quest’offerta speciale, valida dal 1° agosto 2014 al 31 luglio 2015, andrà alla nostra casa editrice, L’Avvenire dei lavoratori.

I "BUONI 100=120" mantengono valore illimitato nel tempo. A partire da una consumazione pari a CHF 240.- riceverete in dono una bottiglia di "Centopassi Rosso 2012" (Sicilia IGT, BIO), vino di straordinaria qualità, importato in Svizzera da “Borgovecchio” e prodotto da "Libera Terra" su proprietà confiscate alla criminalità organizzata.

 A partire da una consumazione pari a CHF 480.- riceverete inoltre  la splendida versione bilingue (it/dt) di Nonna Adele, capolavoro di Ettore Cella-Dezza giunto alla sua terza edizione.

Siete interessati all’offerta speciale? Chiedete un bollettino o le coordinate di versamento scrivendo a cooperativo@bluewin.ch.

Il Coopi, Zurigo

 

Seminario - Democrazia sotto attacco e Costituzione negata

PISA - Domenica 14 settembre 2014, ore 16.30 - 19.30

presso il Circolo Arci “Alhambra” - via Fermi 27

 

il Comitato Per la democrazia costituzionale di Pisa,

in collaborazione con la Rete per la Costituzione, organizza un seminario di formazione su:

 

Democrazia sotto attacco e Costituzione negata.

Contro-riforme del governo Renzi e nuove leggi elettorali regionali.

Cosa possono fare i cittadini elettori?

 

Il seminario sarà condotto dall’Avvocato Felice Carlo Besostri (Foro di Milano)

 

L’Avvocata Francesca la Forgia (Foro di Trani) interverrà sul tema:

Rappresentanza di genere e precettività dell’art. 51della Costituzione in tutti i luoghi decisionali

 

Il seminario è gratuito e aperto a tutti

 

Per adesioni contattare Beatrice Bardelli

E-mail: beatricebardelli@tiscali.it; cell. 335 – 5614083

     

L'avv. Besostri è uno dei tre legali che si è battuto per ottenere la sentenza della Consulta contro il 'Porcellum',  ha di nuovo vinto al Tar Lombardia nel 2013 contro la legge elettorale regionale (Lombardellum) e sta ottenendo sentenze favorevoli in diversi tribunali d'Italia sul cosiddetto Europorcellum, la legge elettorale italiana per le europee che presenta una soglia di sbarramento del 4% introdotto dal Parlamento italiano soltanto nel 2009 con l'appoggio  di TUTTI  i cinque partiti dotati di un proprio gruppo parlamentare.

 

L'avvocato Felice C. Besostri darà ai presenti, in quanto CITTADINI ELETTORI, gli strumenti necessari per:

1)      Riconoscere gli elementi di incostituzionalità delle leggi elettorali, nazionali (Italicum)
e regionali (vedi la nuova proposta di legge regionale toscana - targata PD ma accolta
con entusiasmo dalla maggioranza del Consiglio regionale - già soprannominata
dallo stesso Besostri Toskanellum);

2)      Conoscere tempi e modalità per fare ricorsi legali contro tali leggi, non solo toscana
(probabilmente il 14 settembre sarà già stato approvato il Toskanellum) ma anche
- a quanto mi ha detto Besostri - ligure e campana... Per ora.

Nostro obiettivo è creare un nutrito gruppo di cittadini toscani che faccia ricorso contro il Toskanellum.

Questi i temi che affronterà l'avv. Besostri:

 
         1)      
         Il problema del controllo di costituzionalità delle leggi elettorali per il Parlamento a causa dell'art. 66 Cost. che riserva alle Camere il giudizio "dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità";
 
         2)      
         Le sentenze n. 1/2014 della Corte Costituzionale e n. 8878/2014 della Prima Sezione della Cassazione che hanno dichiarato incostituzionale il Porcellum: i nuovi strumenti; 
 
         3)      
         Le leggi elettorali regionali alla luce dell'Ordinanza n. 2261/2013 del TAR LOMBARDIA Sez.Terza  soggetta  al Controllo di Costituzionalità  su premio di maggioranza attribuito su voti del presidente, essendo ammesso il voto disgiunto;
 
         4)      
         Le elezioni di Secondo grado per Città metropolitane e ex Province : un vulnus alla Costituzione;
 
         5)      
         Impugnazione delle leggi o impugnazione dei risultati elettorali?
 

Al seminario interverrà l'avvocata. Francesca la Forgia (Foro di Trani) su un tema molto specifico e che riguarda i diritti (negati) delle donne di cui è una vera esperta: "Rappresentanza di genere e precettività dell’art. 51della Costituzione in tutti i luoghi decisionali".

   

mercoledì 9 aprile 2014

Spini per Firenze

LETTERA

Elezioni amministrative di Firenze. La coalizione di centro-sinistra che si va formando intorno al Vicesindaco reggente Dario Nardella ci propone di continuare il nostro impegno in una lista che, nella sua autonomia, si collochi all’interno della coalizione stessa. Analogo invito ci è venuto dal segretario del Pd Federico Gianassi in un recente incontro.

LETTERA n.1

Care amiche e cari amici, credo che siate al corrente delle vicende che ci stanno portando al rinnovo dell’amministrazione comunale di Firenze i prossimi 25 e 26 maggio. La situazione nazionale e locale non è facile e pertanto richiede a tutti di dispiegare quell’impegno che le circostanze ci rendono possibile.

Come consigliere comunale eletto per la lista “SpiniperFirenze”, ho dispiegato in questi anni il lavoro di un’opposizione costruttiva finalizzata a portare la riflessione e l’azione sulla costruzione della città metropolitana (la grande Firenze), sulla politica urbanistica (documento di richiesta del piano per la viabilità e del piano per i contenitori dismessi), sulla cultura (vedi anche l’azione come presidente del comitato per celebrazioni del V centenario della stesura del Principe di Niccolò Machiavelli), in genere per un metodo politico improntato alla partecipazione, alla tolleranza, alla competenza.

Non sono stati anni facili, ma ho cercato di corrispondere al compito con la consueta passione.

Oggi si delineano scenari diversi. L’opposizione appare piuttosto frammentata. La coalizione di centro-sinistra che si va formando intorno al Vicesindaco reggente Dario Nardella ci propone di continuare il nostro impegno in una lista che, nella sua autonomia, si collochi all’interno della coalizione stessa. Analogo invito ci è venuto dal segretario del Pd Federico Gianassi in un recente incontro.

E’ un’occasione ma anche una sfida che credo non possiamo rifiutare. Portare le nostre idee e i nostri metodi al confronto di maggioranza. Stiamo lavorando per corrispondervi con una lista e con uno schieramento civico, ma anche di espressione politica adeguata. Mi hanno chiesto di candidarmi alla testa di questa lista, che stiamo convenendo nel nome e nel simbolo con le altre forze che collaborano con noi. Per correttezza non anticipo quanto le forze politiche con cui stiamo parlando si apprestano a decidere.

Se si verificheranno tutte queste condizioni, mi candiderò quindi come consigliere comunale e vi chiederò – come faranno gli altri compagni di lista – di esprimere la vostra preferenza per me scrivendo il mio nome, se volete unendovi, perché così la legge oggi prevede – e ne sono lieto – , il nome di una delle donne che saranno con me candidate nella stessa lista.

Vi sarò grato se mi farete pervenire nel frattempo le vostre disponibilità e le vostre osservazioni.

Grazie per l’attenzione e molti cordali saluti
Valdo Spini

 

Verso la svolta autoritaria

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

 


Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali.
Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.

Primi firmatari: Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Salvatore Settis, Rosetta Loy, Corrado Stajano, Giovanna Borgese, Alberto Vannucci, Elisabetta Rubini, Gaetano Azzariti, Costanza Firrao, Alessandro Bruni, Simona Peverelli, Nando dalla Chiesa, Adriano Prosperi, Fabio Evangelisti Barbara Spinelli, Paul Ginsborg, Maurizio Landini, Marco Revelli, Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio, Gino Strada, Paola Patuelli, Tomaso Montanari, Cristina Scaletti, Antonio Caputo, Pancho Pardi, Ubaldo Nannucci, Maso Notarianni, Raniero La Valle, Ferdinando Imposimato, Luciano Gallino, Dario Fo, Fiorella Mannoia, Fabio Vander.

 

 

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Non di solo bicameralismo si nutre l’ingovernabilità

di Luigi Covatta

Che cosa pensiamo delle iniziative di Zagrebelsky e Rodotà lo avevamo già scritto ad ottobre dell’anno scorso (vedi Articolo 138, comma 22). E che cosa pensiamo di una riforma del Senato ispirata alla spending review lo abbiamo scritto il 19 marzo, presentando un disegno di legge proposto dal senatore Buemi (vedi Un altro Senato è possibile).

Ciò non toglie che la canea scatenata contro il disegno di legge costituzionale proposto dal governo merita qualche riflessione in più. Compresa, magari, quella sull’inusualità della procedura adottata. Di solito non sono i governi (potere costituito per eccellenza) ad appropriarsi del potere costituente. Ma – dopo tre bicamerali, due referendum e svariate commissioni di “saggi” – non c’è bisogno di essere Carl Schmitt per individuare uno stato d’eccezione nella impotentia reformandi di cui in trent’anni ha dato prova il nostro Parlamento. E Renzi sembra avere bene appreso la lezione schmittiana quando ha legato il suo esercizio di sovranità alla stessa sopravvivenza di una legislatura che per la Corte costituzionale non è delegittimata, ma che certamente è stata eletta in quei borghi putridi che la nuova legge elettorale si propone di bonificare.

Non saremo noi, quindi, a negare legittimità al realismo politico che ispira l’azione del presidente del Consiglio, o addirittura ad accodarci alle vestali della “Costituzione più bella del mondo”. Del resto è sulla nostra rivista che, nella seconda metà degli anni ’70, cominciò a sinistra la discussione sulle riforme istituzionali e sulla necessità di rafforzare gli esecutivi rispetto alle assemblee. Ed è anche colpa nostra – della nostra sconfitta – se oggi si procede con una disinvoltura impensabile trent’anni fa.

Ora come allora, peraltro, le resistenze sono autorevoli e argomentate, anche se il conservatorismo costituzionale cambia spesso di spalla al suo fucile: a favore del monocameralismo quando si dovevano contrastare tendenze presidenzialiste, a favore del bicameralismo paritario ora che c’è da sbarrare il passo a Renzi. A dare coerenza ai protagonisti della resistenza (sempre gli stessi) c’è tuttavia una cifra unitaria, quella del “benaltrismo”: ben altro è necessario per garantire la governabilità, ben altro per mantenere l’equilibrio dei poteri, ben altro per salvaguardare il principio della rappresentanza.

Da parte nostra, invece, al “ben altro” preferiamo il “non solo”, convinti come siamo che non di solo bicameralismo paritario si nutre la palude istituzionale in cui siamo immersi. Perciò ci permettiamo di sottoporre all’attenzione dei nostri lettori alcuni documenti (compreso il disegno di legge Rodotà del 1985) che mettono in luce ulteriori cause di ingovernabilità e di farraginosità del procedimento legislativo. Con l’augurio che la vis reformandi del governo Renzi non si applichi solo al Senato.

· Disegno di Legge costituzionale di iniziativa del Sen. Compagna (XVII Legislatura – 31/03/2014)

· Proposta di Legge costituzionale di iniziativa dei deputati Ferrara, Rodotà, Bassanini, Levi Baldini, Onorato, Columba, Giovannini, Balbo Ceccarelli, Barbato, Masina, Guerzoni, Codrignani (IX Legislatura – 16/01/1985)

· D. Argondizzo – G. Buonomo, Spigolature intorno all’attuale bicameralismo e proposte per quello futuro

· G. Buonomo, Le procedure di revisione¨

 

 

Da Avanti! online - http://www.avantionline.it/

 

Cambiamento con la testa

Sarà perché non abbiamo mai gettato la testa all’ammasso, ma non riusciamo neppure stavolta a evitare di ragionare, di criticare, di suggerire.

 

di Mauro Del Bue

In Italia non è la prima volta che si tenta una svolta e il popolo l’accetta a scatola chiusa ritenendo che qualsiasi soluzione sia meglio della permanenza della vecchia situazione. Le grandi svolte italiane sono state anzi generalmente effettuate a scatola chiusa. Senza pretendere di metterci la testa. Con le braccia alzate, con la fiducia a comando, con l’idea che un partito o un uomo non debbano e non possono fallire senza che fallisca il paese.

L’Italia papalina e bigotta si affidò d’incanto alla borghesia e alla nobiltà liberale post unitaria, l’Italia liberale e cattolica, ma in larga parte anche socialista, si affidò a Mussolini dopo l’infatuazione bolscevica e la guerra civile del 1920-21, l’Italia fascista si scopri improvvisamente antifascista dopo il 25 luglio, e per cinquant’anni diventò democristiana e comunista, l’Italia del dopo tangentopoli diventò improvvisamente berlusconiana, e adesso larghi strati della pubblica opinione per lo stesso identico motivo si scoprono renziane. Sempre perché è l’ultima volta, sempre perché è l’estremo tentativo e non ce ne sarà un altro.

Noi che non ci siamo mai affidati agli umori popolari, noi che siamo diventati socialisti quando era difficile e lo siamo rimasti quando era impossibile, noi che abbiamo sfidato le mode e contestato i dogmi, noi che abbiamo esaltato la nostra eresia riformista, per usare il titolo del bel libro di Bruno Pellegrino, noi non riusciamo a chiudere gli occhi. Non lo abbiamo fatto ieri e non possiamo farlo oggi.

E allora diciamo subito che appoggiamo gli sforzi di Renzi sempre con spirito critico. E cioè con la nostra testa, che opponiamo al “giù le mani” dei professori sempre contrari a qualsiasi riforma costituzionale, ma anche al “mettiamo le mani” dei renziani convertiti. A questi ultimi voglio rivolgere il seguente ragionamento metodologico.

Si è per il cambiamento solo se si approva passivamente il cambiamento proposto o anche se si propone una ricetta diversa del cambiamento? Penso alla legge elettorale. Quella proposta è un Porcellum due, con liste bloccate, una minoranza che diventa maggioranza assoluta, il furto del voto che passa dalle liste che non raggiungono il tetto di sbarramento alle liste che lo superano. Contestare queste tre clausole significa essere contro il cambiamento?

Di più. Si sostiene a ragione che bisogna cambiare gli attuali poteri di un bicameralismo cosiddetto perfetto, cioè con le identiche competenze. Ma proporre di diversificare le competenze delle due Camere e di diminuire congiuntamente il numero dei parlamentari, vuol dire essere per la conservazione? Contrastare questa idea della trasformazione degli enti elettivi in enti nominati, dalle Province al Senato, e anche alla Camera con l’Italicum, vuol dire essere dalla parte sbagliata? Su un punto ci terrei ad essere definito conservatore: sulla democrazia. Sia ben chiaro, nella storia l’espressione della democrazia ha conosciuto stagioni multiformi. Ma la parola significa “potere del popolo”. Ecco, a forza di contestare la cosiddetta casta, non stiamo correndo il rischio di formare una nuova casta di portatori di nomine? Anziché il popolo é il capo partito che a lui si sostituisce per nominare deputati e senatori, proprio mentre i partiti perdono sempre più attrazione, consenso e ormai anche forma democratica. Questa sarebbe la nuova democrazia? Nell’epoca dei sondaggi e di internet sottrarre sempre più potere al popolo non è anche contro la storia?

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Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Essere le parole che si dicono

 

Può una Chiesa rinnovata coesistere con i regimi concordatari?

Il Papa di fronte al potere e ai privilegi della Chiesa cattolica.

Iniziativa di Fondazione Critica Liberale e Cgil Nuovi Diritti

Sostenuta con i fondi 8x1000 della Chiesa Valdese - Unione delle chiese metodiste

Presentazione

IX Rapporto sulla Secolarizzazione dell'Italia

III Rapporto su Confessioni Religiose e TV

IV Dossier su Confessioni Religiose e Telegiornali

In apertura:

Vera Lamonica, segretaria nazionale della CGIL

Gian Mario Gillio, direttore del mensile “Confronti”

Introduzione:

Maria Gigliola Toniollo, Ufficio nuovi diritti Cgil nazionale

Relazione:

Carlo Flamigni

Tavola rotonda

Introduce:

Enzo Marzo, direttore di “Critica liberale”

Prendono parte:

Alberto Airola, senatore (M5s)

Imma Battaglia, consigliere comunale a Roma (Sel)

Pippo Civati, deputato (Pd)

Franco Grillini, consigliere regionale Emilia Romagna (IdV)

Sergio Lo Giudice, senatore (Pd)

Lunedì 7 aprile, ore 16 - 19,30

Palazzo S. Maria in Aquiro

P. Capranica, 72 - Roma

Si prega di prenotarsi a info@criticaliberale.it

Si ricorda l'obbligo di giacca e cravatta.

Critica liberale

 

 

 

a vivalascuola riceviamo  e volentieri pubblichiamo

 

La parola a loro

 

Ragazze e ragazzi dai 14 ai 18 anniscrivono sul loro rapporto con i genitori

di Giorgio Morale

vivalascuola di questa settimana dà la parola a loro, ragazze e ragazzi dai 14 ai 18 anni, che scrivono sul loro rapporto con i genitori:

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/03/24/vivalascuola-167/

Proponiamo questi testi, che costituiscono una sorta di "ultime dal fronte" della famiglia, di cui ci danno un'immagine in presa diretta.

Stefano Laffi ne trae quattro notizie e una lezione: "verrebbe da dire che potrebbe essere utile... far succedere più cose, tenere vivi i flussi verbali in tutte le direzioni, immettere nuovi temi e nuove sfide, lanciare un’avventura da fare insieme, per essere meno coinvolti gli uni a controllare e gli altri a pretendere".