venerdì 13 dicembre 2013

Renzi ha vinto

 
Ma soprattutto ha perso il gruppo dirigente
che ha governato la sinistra per vent'anni
 
Come ampiamente previsto Matteo Renzi ha vinto le primarie del PD, ma soprattutto ha perso il gruppo dirigente che ha governato la sinistra per 20 anni: Renzi, Cuperlo e Civati sono esponenti della nuova generazione ed è questa la ragione per cui molti sono andati a votare (ca 3 milioni).
    Renzi ha promesso che liquiderà la vecchia nomenklatura che ha compiuto imperdonabili errori non facendo quello che mezza Italia, in primis gli elettori di sinistra, si aspettavano: la legge sul conflitto d'interessi, una nuova legge elettorale, la riforma televisiva.
    D' Alema e i vecchi dirigenti hanno lavorato per riconsegnare ogni volta il paese a Berlusconi (vedi p.es. Bicamerale) e hanno condiviso, sia pur in parte, il sistema di corruzione nazionale e locale, con i vari Penati, grandi e piccoli, sparsi sul territorio, e la gestione dei grandi affari sporchi, vedi Monte dei Paschi di Siena.
    Capolavoro in negativo, dopo primarie e relativa campagna elettorale ritenute esaltanti, riuscire a perdere nel febbraio scorso elezioni credute già vinte e varare un governo con Berlusconi dopo averlo negato fino all'ultimo.
    Non dimentichiamo il plotone di esecuzione di 101 parlamentari che hanno impallinato il fondatore dell' Ulivo, R. Prodi. Credo che quest'episodio abbia fatto perdere definitivamente la pazienza della base: speriamo che la vecchia nomenklatura, così refrattaria a lasciare il posto a dirigenti più giovani e dinamici, lo capisca e faccia finalmente un passo indietro.
    Altrimenti, se saranno ancora i vecchi dirigenti, i vari D'Alema, Bersani, Bindi, Finocchiaro, Veltroni, Fioroni etc. a guidare la campagna elettorale per le prossime europee, si rischia di dare un'altra vittoria ai berlusconiani e diversamente berlusconiani.
    La speranza è che dalle ceneri di questo vecchio PD (ex PCI, ex PDS, ex Ulivo-Margherita etc.) nasca finalmente un vero partito progressista sull' esempio dei maggiori partiti di sinistra europei: SPD,Labour Party, PSOE, PSF, i partiti socialisti scandinavi etc.
    Certo, si poteva fare tutto questo già un anno fa. Probabilmente (anche se non c'è la controprova) un Renzi al posto di Bersani avrebbe tolto più di un voto a Berlusconi e non si avrebbe dovuto fare il compromesso – per molti umiliante e contro-natura – delle "larghe intese". Errare humanum, sed perseverare diabolicum (dalemacum). Importante ora non dividersi come nel passato, ma stare uniti, come hanno promesso Cuperlo e Civati, anche loro esponenti del ricambio.
 
Lettera firmata - Lugano
 
Lei demonizza, letteralmente, il nome di un noto esponente del suo partito e poi, sulla stessa riga, si appella all'unità. Non le pare un po' incongruo? – La red dell'ADL

Insulti

Questa mattina, aprendo la posta elettronica, ho trovato una mail particolarmente offensiva e lesiva della dignità umana.
    Insulti gratuiti e irresponsabili non solo verso i politici ma anche verso i giornalisti e le Forze dell'ordine, che svolgono ogni giorno il loro lavoro con serietà e rigore.
    Credo che ad oggi non ci sia la giusta consapevolezza del valore della difesa delle istituzioni democratiche. E invece il nostro impegno, a prescindere dalle appartenenze politiche e  dagli interessi personali dovrebbe essere quello di battersi fino in fondo perché questa demagogia e questa antipolitica siano sconfitte.
    Non vogliamo ritrovarci in un Paese senza istituzioni democratiche, senza il valore della politica, senza il vero valore che nella Carta costituzionale i partiti hanno rappresentato e ancora rappresentano.
    Credo anche che i colleghi delle diverse componenti debbano avere un sussulto di orgoglio e difendere le istituzioni fino alla fine: è un dovere per tutti.
 
Silvana Amati, senatrice del Pd

giovedì 12 dicembre 2013

A Laura Boldrini e a Pietro Grasso

LETTERA APERTA

Signora Presidente della Camera e Signor Presidente del Senato, la recente decisione della Corte Costituzionale che, accogliendo i rilievi sollevati dalla Corte di Cassazione, ha dichiarato incostituzionale il “porcellum”, dimostra la lungimiranza dei padri costituenti che hanno armato la fragile democrazia riconquistata a prezzo della lotta di liberazione con robuste istituzioni di garanzia, la magistratura indipendente e la Corte Costituzionale che, in questo caso, sono riuscite ad intervenire e a sanare la ferita più grave che un sistema politico impazzito aveva inferto alla democrazia costituzionale.

Le leggi elettorali hanno un influsso immediato e diretto su quel principio supremo della Costituzione che attribuisce la sovranità al popolo determinando la qualità della democrazia rappresentativa ed i suoi limiti. Esse danno contenuto al sistema politico e realizzano la Costituzione vivente con riferimento alla forma di governo, alla forma ed alla natura dei partiti politici ed alla possibilità dei cittadini di concorrere a determinare la politica nazionale (art. 49 Cost.). L'esperienza storica ci insegna che lo Statuto albertino è stato distrutto dalla legge Acerbo, che ha consentito a Mussolini di prevaricare sull'opposizione ed assicurarsi la fedeltà di un Parlamento ridotto ad un bivacco di manipoli.

Nel 2005 con la legge Calderoli è stato introdotto un sistema elettorale molto simile alla legge Acerbo, in virtù del quale è stato fatto un ulteriore passo, dopo l'introduzione del maggioritario nel 1993, per una svolta in senso oligarchico del sistema politico, comprimendo il pluralismo attraverso la tagliola delle soglie di sbarramento e del premio di maggioranza, e consentendo ad una ristrettissima cerchia di capi di partito di determinare per intero la composizione delle Camere, “nominando” i rappresentanti del popolo, senza che il corpo elettorale potesse mettervi becco. Questo sistema elettorale ha favorito una evoluzione in senso “castale” del sistema politico rappresentativo, tanto che nel senso comune coloro che dovrebbero essere i rappresentanti dei cittadini vengono percepito come una “casta”, cioè un corpo estraneo, portatore di interessi suoi propri, contrapposti al corpo elettorale di cui dovrebbero essere espressione.

La sentenza della Corte Costituzionale interviene a sanare questo vulnus alla democrazia poiché sancisce con autorità di giudicato, che i sistemi elettorali, seppur dominio riservato della politica, devono essere coerenti con l'impianto costituzionale, che prevede che il voto deve essere libero (il che significa possibilità di scegliere più proposte politiche) ed uguale (il che significa che non ci deve essere un quoziente di maggioranza e uno di minoranza, come prevedeva la legge Calderoli) e conseguentemente le assemblee parlamentari devono essere rappresentative della pluralità di interessi, bisogni e domande presenti nel corpo elettorale e nella società italiana poiché tutti i cittadini (e non solo alcuni) hanno diritto di concorrere a determinare la politica nazionale. E' compito precipuo del Parlamento mettere a confronto le diverse domande politiche e realizzare una sintesi che consenta un governo autorevole ed efficiente.

Orbene, l'insegnamento della Corte Costituzionale non può essere ignorato o disatteso nel momento in cui il Parlamento è intento al compito di riscrivere la legge elettorale. Né si può accettare che il complesso dei partiti e dei media qualifichino come una “sciagura” il sistema elettorale proporzionale che residua dopo gli interventi correttivi della Corte Costituzionale poiché la Consulta ha reso la legge elettorale vigente coerente con l'ordinamento costituzionale ed i diritti dei cittadini elettori. Ove ritenga non adeguata la legge vigente, come corretta dalla Corte Costituzionale, il Parlamento è libero di intervenire ed introdurre delle modifiche al sistema elettorale, ma nel disegnare una riforma deve rispettare il parametro della compatibilità del sistema elettorale con la Costituzione repubblicana e non può sacrificare alla governabilità il pluralismo politico e la rappresentatività delle Assemblee parlamentari, né può inseguire miti anticostituzionali come quello del ricorso al corpo elettorale per realizzare l'investitura di un governo o di un capo politico.

Signora Presidente della Camera e Signor Presidente del Senato, noi chiediamo di vigilare per evitare che la prossima riforma elettorale non tradisca nuovamente la Costituzione e con essa la dignità del popolo italiano e la sua storia.

Domenico Gallo – consigliere di Cassazione, già parlamentare, autore di numerosi saggi sul tema dei diritti.

 

giovedì 28 novembre 2013

C'era una volta il Nord-Est

 
Grazie della email. Leggo tutto con molto piacere ed interesse, soprattutto quello che scrive Paolo Bagnoli, senza comunque togliere nulla agli altri sia ben inteso.
    Più che una testata l'ADL dovrebbe essere una domanda: Qual è l'avvenire dei lavoratori italiani? L'estinzione grazie al sindacato? Grazie alla politica e grazie al capitalismo da quattro soldi fatto da capitalisti da tre soldi?
   Se poi vogliamo spendere due parole sul pubblico impiego, diciamo che l'appiattimento dei salari voluto dai sindacati che hanno materialmente assassinato il lavoro fa si che chi lavora e si impegna prende gli stessi soldi di chi timbra il cartellino e va a fare la spesa e nonostante li becchino, sono ancora al loro posto e se la ridono.
    Ebbene di un paese così cosa ce ne facciamo e non voglio fare di tutta l'erba un fascio, per dire, ma la situazione è questa.
    I lavoratori non contano nulla... oggi, una volta non era così e guarda caso l'Italia andava un pochino meglio.
   Purtroppo questi operai, braccianti ecc. son guidati male, sono assopiti, ermetizzati usando un termine con cui in passato definivamo le poesia di Ungaretti... l'ermetismo. In poche parole dormono anche perché poco acculturati, hanno sempre pensato a muovere le braccia e non la testa, il risultato si vede, non hanno capito un tubo di quello che gli sta succedendo.
    "C'era una volta il West" titolava un famoso film. Io direi: c'era una volta il Nord-Est, ricco e produttivo…
    Scusate lo sfogo, ma mi fa male vedere un simile decadimento e nessuno dico nessuno fa nulla per cercare di evitarlo.
 
Adriano - Pordenone
   
La ringraziamo del suo contributo d'idee e del suo apprezzamento, anche a nome di Paolo Bagnoli.  – La red dell'ADL

venerdì 15 novembre 2013

Lettera di Pittella agli italiani nel mondo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
 
di Gianni Pittella, europarlamentare,
vicepresidente del Parlamento europeo,
candidato alla segreteria del PD
 
Cara amica, caro amico, sono stato per diversi anni responsabile per gli italiani all'estero del mio Partito e ho potuto conoscere personalmente molti di voi. Ho avuto l'opportunità di far visita alle comunità d'italiani in giro per il mondo e di apprezzarne dal vivo il valore, la storia e l'enorme contributo di lavoro e risorse messi a disposizione dei Paesi ospitanti e dell'Italia.
    Senza retorica e nostalgie nazionaliste, mi sono impegnato in questi anni per tutelare gli interessi dei milioni d'italiani residenti all'estero. L'ho fatto perché credevo e continuo a credere fermamente che gli italiani nel mondo rappresentino una ricchezza straordinaria per il nostro paese. Mentre la "prima emigrazione" aveva trovato una sua "governance" nell'arcipelago di sindacati, patronati, associazioni e partiti radicati sui territori, la nuova emigrazione, quella più densa di potenzialità nei settori della ricerca, della cultura e dell'impresa agisce ancora in maniera frammentata.
    Oggi, la sfida della rappresentanza è prima di tutto sfida di costruzione di reti. Gli italiani nel mondo devono trovare il giusto riconoscimento all'interno del Partito Democratico. Bisogna dare forma ad una nuova politica per gli italiani all'estero ed il Pd deve essere il principale promotore di queste istanze.
    Per questo ho deciso di candidarmi alla segreteria nazionale del Partito democratico e chiedo il tuo sostegno attraverso il voto alle primarie. Tutti gli italiani all'estero che hanno la tessera del PD hanno infatti la possibilità di votare presso il proprio circolo Pd di riferimento. Ti invito a consultare il mio sito internet - www.giannipittella.it - per conoscere il mio programma politico e per seguire le mie iniziative.

domenica 10 novembre 2013

Scomunismo

Su questa storia della decadenza di Berlusconi, ospitare gli articoli di ex-pci, le quali oltretutto minimizzano il grave strappo alle regole e alla prassi consolidata facendo una norma contra personam loro che hanno sempre contestato le leggi ad personam… Considero la vostra libera scelta poco socialista e molto giustizialista. Inoltre, i socialisti che potete vedere su fb sono molto contrari alla scelta operata perché il garantismo non può essere mai peloso come invece è quello degli (così tanto per dire) ex-PCI.


Roberto G.

Basta un sospetto di ex-comunismo per confutare le altrui posizioni? C'è un reato di ex-comunismo? Qui il garantismo non vale? Per altro, la sen. Linda Lanzillotta è un'ex-socialista (ora approdata a Scelta Civica). Quanto poi all'opinione prevalente su face book, speriamo che non si trasformi in una nuova ortodossia conformista del politicamente corretto. – La red dell'ADL

sabato 19 ottobre 2013

Sinapsi vacillanti!

L'autore della lettera "Francamente me ne infischio" (v. ADL 10.10.2013) ci scrive un'altra lettera senza peli sulla lingua.


Egregio Direttore, nella realtà e non nelle astruserie dei Suoi mondi paralleli, esistono miliardi di persone che ostinatamente continuano ad associare il nostro paese alla fantasia, alla genialità, al saper vivere. Quest'ultimo concetto pare non appartenerle, ma aiuta molto le nostre esportazioni. Poi c'è un gentiluomo svizzero (lei) con le sinapsi vacillanti che associa i problemi del debito pubblico con la prostituzione minorile. Se le capacità di sintesi che le restano sono quelle evidenziate non fanno che confermare il popolare adagio: "La vecchiaia, che carogna!"


Vito Antonio Ayroldi


"Favoreggiamento alla prostituzione minorile". Anche per questo reato è stato condannato un nostro ex Presidente del Consiglio. Il danno per il nostro Paese è enorme. Dopodiché noi italiani avremo pure la sinapsi della genialità, quanto meno da giovani, ma in giro per il mondo ci si domanda perché continuiamo a tenerci il Cav. In realtà, il popolo italiano lo sta mandando via, ma molto lentamente. (AE)

Un’altra speranza

Nel suo bell'articolo "A bocce ferme<http://politica.avvenirelavoratori.eu/2013/10/a-bocce-ferme.html>", Paolo Bagnoli conclude con un'ironica esortazione: "E dunque: speriamo. In fondo, non costa niente".


Sulla "speranza" condivido quello che diceva Monicelli: "La speranza è una trappola inventata dai padroni… Io spero in qualcosa che non c'è mai stata in Italia, una bella rivoluzione".

Vi segnalo un'intervista a Mario Monicelli che trovate su YouTube al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=YeR7whMvREI.


Camillo Coppola

Circa l’immigrazione

La povertà e la guerra sono le cause
principali dell'immigrazione di oggi.

Ancora oggi, in molti paesi dell'Africa e dell'Asia, predomina un'arretratezza socio economica che ha stremato le popolazioni locali. Molti di questi paesi, sono governati da prepotenti che utilizzano la ricchezza dei loro paesi solo per fini personali, alla popolazione non rimane altro che il sogno e la speranza di raggiungere una vita serena altrove. L'altra causa predominante è la guerra che spinge le persone a lasciare dietro le loro spalle la propria storia per salvarsi da un eventuale morte.
E' logico che un paese fragile come l'Italia, non può trovare una soluzione definitiva e collocare tutti gli immigrati che arrivano in Italia. Ma secondo gli accordi presi dal governo italiano con il resto dei paesi europei qualche anno fa, tutti gli immigrati richiedenti lo status di rifugiato politico, dovranno fare questa richiesta al primo pese di arrivo, in questo caso l'Italia. Qui bisogna ricordare, che la maggior parte degli immigrati non ha nessuna intenzione di chiedere di rimanere su suolo italiano, anzi vorrebbero soltanto attraverso l'Italia raggiungere alcuni paesi come la Germania e i paesi nordici. Ecco perché l'Europa tra gli anni 2009 e 2010, pare che abbia messo a disposizione del governo italiano circa duecento venti milioni di euro per l'assistenza ai rifugiati.
Nel passato, quando quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale avevano bisogno della mano d'opera, specialmente nel campo industriale e terziario, di conseguenza l'immigrazione non veniva mai visto come un problema, o non veniva visto come un'invasione! Perciò i conflitti tra la popolazione locale e quella straniera non arrivavano mai a livelli di scontro. Grazie anche alla globalizzazione! molte industrie sono state de localizzate e trasferite nei paesi a basso costo di mano d'pera, lasciando i lavoratori locali alla ricerca di nuove occupazioni, e quindi ciò crea tensione tra entrambi i lati. È la guerra tra i poveri! Alcuni partiti cavalcano questo argomento e diventano i veri difensori della patria!.
L'immigrazione è una realtà e non può essere vista come un evento temporaneo, finché ci saranno la povertà e la guerra nel mondo, ci sarà l'immigrazione. Esistono esempi eclatanti a riguardo, l'Iraq di qualche anno fa, era un paese che accoglieva gli immigrati provenienti da vari paesi, nei primi anni ottanta i soli lavoratori egiziani erano di circa un milione su una popolazione di quattordici milioni di iracheni. Dopo la guerra tra l'Iraq e l'Iran, che durò otto anni con danni incalcolabili per entrambi le parti, l'Iraq da paese di accoglimento divenne paese d'emigrazione. Centinaia di miglia di persone hanno lasciarono i due paesi belligeranti. Negli anni della guerra, i paesi produttori d'armi, vendevano le loro armi, sofisticate e intelligenti, ovviamente autorizzati dai rispettivi governi.
L'immigrazione dunque, deve essere vista come un problema mondiale, e come tale va affrontato collettivamente. Ed è incredibile che le nazioni dell'Onu, in riunioni tanto spettacolarizzate, abbiano potuto decidere l'invasione di un paese membro, spendendo un fiume di denaro "pubblico", con esiti tanto fallimentari. Non riescono a trovare soluzioni per fermare una guerra. Né riescono a produrre progetti di sviluppo in qualche paese povero.
Molte nazioni spendono cifre enormi per acquistare nuove armi, anche l'Italia acquisterà i tanto discussi F35, e così spenderà circa quattordici miliardi. Se i fondi di tanti paesi acquirenti di quei velivoli della morte venissero impiegati per realizzare progetti di sviluppo nei paesi bisognosi, l'intero mondo cambierebbe radicalmente in meglio.
L'ONU, fino a oggi è un'istituzione poco credibile, dovrebbe essere riformata e diventare un'istituzione seria, con il compito di monitorare continuamente le diverse problematiche dell'intero mondo. Potrebbe allora impedire da subito nuove guerre. Le nazioni ricche dovrebbero spendere una piccola parte del loro Pil a favore di progetti di sviluppo nei paesi poveri, che non possono rimanere dipendenti e poveri per eternità. Solo con la creazione di lavoro nei paesi poveri, i giovani avranno la speranza di migliorare il loro futuro e rimanere nei propri paesi. L'intera umanità ne trarrebbe vantaggi, altrimenti la corsa degli immigrati verso paesi ricchi continuerà con risvolti drammatici.
Il Mediterraneo è diventato una fossa comune per tanti giovani disperati, che hanno una sola colpa: quella di essere nati in un paese povero, o in guerra. Cambiare mentalità e lottare per un obiettivo comune è possibile.

Kawa Goron, Milano, 10/09/2013

Verdiani in Australia

LETTERA DA ADELAIDE


IL CONCERTO DI ADELAIDE



Nella stupenda Elder Hall del Conservatorio di Adelaide, Domenica, 6 ottobre, un pubblico affollato e religiosamente attento e partecipativo ha celebrato degnamente il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi.

Il programma dei brani tratti dalle opere, sapientemente scelti dal Professor Antonio Comin, ha idealmente percorso le tappe della carriera artistica di Verdi, dalla prima opera, Oberto, Conte di San Bonifacio, rappresentata al Teatro alla Scala di Milano nel 1839, al Falstaff , rappresentata allo stesso Teatro nel 1893 e infine chiuso con la sublime e solenne Messa da requiem.

Ogni brano è stato introdotto dal Professor Comin con una presentazione impeccabile ed elegante, ma anche calda ed appassionata, che ha portato il pubblico ad immergersi nei tempi, luoghi ed emozioni che hanno ispirato le varie opere.

Anche la scelta del Coro, l'Adelaide Harmony Choir, uno dei cori più numerosi di Australia, con i suoi circa 100 membri, ha contribuito a conferire maestà e potenza alla musica di Verdi, eccellentemente eseguita dalla Norwood Symphony Orchestra con la direzione di David Reid.

Applauditissimi, il soprano Teresa La Rocca e il giovanissimo baritono Andrew Jones, che ha stupito il pubblico per la profondità della sua voce.

Dulcis in fundo, una bella sorpresa preparata dal Professor Comin, dopo la fine del programma, è stata l'esecuzione del Va pensiero dal Nabucco, con l'invito al pubblico a partecipare.

I commenti da me raccolti a fine concerto e nei giorni immediatamente successivi attraverso un gran numero di testimonianze è che noi, Italiani di Adelaide, abbiamo bisogno di più eventi di questo genere e di più eventi culturali in genere per tener viva la nostra cultura italiana, ma mi sia permesso di commentare, a mia volta, che mi sembra niente sia cambiato dal lontano 1986, quando su questa stessa pagina del Globo, lanciavo un appello per una maggiore partecipazione e scambio fra organizzazioni italiane per portare a termine progetti culturali rilevanti per qualità e impegno finanziario.

Per allestire un evento, tipo questo concerto, c'è un lavoro inestimabile dietro le quinte, che non può essere assolto solo da poche persone. Per realizzare di più, occorre partecipare di più, e per partecipare occorre che la propria individualità, e il bisogno impellente che ogni Italiano ha di affermarla in primo piano, venga invece incanalata in lavoro di Gruppo, per il quale quello che conta è il risultato e soprattutto la qualità dello stesso.

Pensando al grande lavoro svolto per questa occasione, vorrei ringraziare, personalmente, e a nome anche di tutti quelli che condividono, prima di tutto, il Professor Antonio Comin, perché senza di lui, questa celebrazione non avrebbe avuto luogo, poi Cesare La Stella, Angela Vaccari e gli altri membri dell'Italian Cultural Association che si sono occupati intensamente della pratica realizzazione dell'evento, Deborah Baldassi per la bellisssima realizzazione del poster e, non per ultimi, gli sponsors che con la loro generosità hanno contribuito a varare il progetto, infine il pubblico che ha partecipato e con il suo entusiasmo ha sigillato la validità di questo tipo di eventi.

A credito dell'Italian Cultural Association va il fatto che unica, fra le organizzazioni italiane di tutta l'Australia (salvo smentita), ha celebrato l'Anno Verdiano con una rappresentazione simile, senza, fra l'altro, alcun contributo da parte delle Istituzioni Italiane.

Giovanna Fabrizio, Adelaide (Australia)

Care amiche e cari amici, lontani ma vicini, grazie della bella notizia e vivissime congratulazioni! – La red dell'ADL

lunedì 14 ottobre 2013

LETTERA AL DIRETTORE Francamente me ne infischio

Egregio Direttore, sia detto con grande rispetto per Lei, ma al suo Editoriale (Inciampare due o più volte, ADL 3.10.2013) rispondo proprio come in oggetto. Me ne frego! Me ne frego della nipote di Mubarak. Me ne frego di Berlusconi. Me ne frego del Parlamento.
E basta co' sta storia. E' forse quella l'unica nefandezza accettata o creduta da un Parlamento di nominati? Nelle commissioni parlamentari ne approvano a decine tutti giorni. Tutti i giorni. E il Governo Letta? Si è provato a leggere come è composto uno, anche uno solo, dei suoi decreti omnibus. Quelli che costituzionalmente dovrebbero avere il crisma della necessità e dell'urgenza e invece mischiano gli argomenti più vari e futili come fossero ortaggi di un insalata mista. Umiliando il Parlamento tutti i giorni. Questo accade tutti i giorni!
E che dire di quei paesi che ossequiamo recandoci questuanti a visitarli. Come gli Usa di quel generale che si presenta all'assemblea dell'ONU chiedendo di bombardare un paese intero agitando in mano la prova regina: una provetta di borotalco. Cosa dovremmo pensare degli USA? Seguendo il suo metro, che sono governati da una banda di cialtroni niente affatto diversa dalla nostra che almeno, per bombardare i Serbi, una scusa migliore eravamo riusciti pure ad accroccarla. O della perfida Albione che accetta silente che una delle sue multinazionali più profittevoli faccia massacrare dai sui vigilantes privati decine di inermi lavoratori in sciopero in Sud Africa? In Italia, per fortuna, bisogna risalire ai tempi di Bava Beccaris per ricordarsi di fatti del genere…

Nun ve regge cchiu!
Vito Antonio Ayroldi


Riassumiamo. Ci sono, sul pianeta, alcuni miliardi di donne e uomini che associano un certo paese al favoreggiamento della prostituzione minorile. Poi c'è il paese stesso che ha bisogno di fiducia, credito e circa trecento miliardi l'anno per rifinanziare il suo debito pubblico. E poi c'è lei, che se ne frega. (A.E.)

lunedì 7 ottobre 2013

Un “Ipse dixit” surreale

LETTERA

Da anni riceviamo la vostra pubblicazione on line che mantiene vivo il socialismo tradizionale attento ai lavoratori. Non abbiamo mai interloquito direttamente ma ci spinge a farlo l'ADL della settimana scorsa dedicato al XX settembre.

Già l' iniziale Ipse dixit – che alla frase di allora di Francesco de Sanctis accoppia una frase odierna di Papa Francesco – è surreale perché accetta tranquillamente l'ingresso nel dibattito politico civile del capo della Chiesa, facendo quello cui non era arrivato il Craxi del Concordato 1984, quando aveva dato la giusta indicazione "non affamate i preti" e pure si era ritrovato il pacchetto Acquaviva Tremonti dell'otto per mille che i preti li ha arricchiti fino ad oggi in barba alle scelte dei cittadini. ADL prosegue poi corredando l'opportuno titolo "I laici di fronte alle "parole nuove" di papa Bergoglio", con l'articolo di Ludovica Eugenio, interessante ma incentrato sulla panoramica dei giudizi circa i rapporti tra mondo cattolico e omosessuali. Quindi un articolo elusivo del tema del titolo. Per non eluderlo è indispensabile che i laici evitino sì l'anticlericalismo (funzionale ad un potere temporale di altre epoche) ma anche la ricerca nelle parole del Papa di novità convergenti con la laicità. Tale ricerca comprometterebbe tre caratteri fondamentali della laicità, la distanza irriducibile della cultura laica da quella religiosa, il cardine che è la diversità di ogni cittadino, l'estraneità laica al considerare la religione un interlocutore sulle regole civili.

I laici non debbono vagheggiare cambiamenti di linea di cultura religiosa nel magistero di Francesco rispetto a Benedetto XVI, che non ci sono (non per caso la prima enciclica di Francesco è dichiaratamente opera di Ratzinger) e neppure potrebbero esserci. Debbono prendere atto laicamente delle novità che Francesco manifesta nel linguaggio e nell'approccio agli esseri umani, senza farsi in tema di meccanismi delle regole civili. La Chiesa di Francesco intende più praticare la prossimità umana che non insegnare la fede, convinta che la prossimità è il concretarsi della verità della fede. Ma ciò non intacca né può intaccare il nucleo del messaggio civile laico: l'autonoma libertà del cittadino che si traduce nella sua sovranità nel costruire le istituzioni della convivenza attraverso il conflitto democratico tra cittadini diversi. Insomma, Francesco impernia la Chiesa sulla prossimità alle persone ma non sulla decisione delle persone, perché per lui la vita appartiene solo a Dio e al riconoscerlo. Perciò è urgente che il mondo laico rilanci la centralità civile del cittadino, che è il cardine del metodo laico, mostratosi efficace in secoli di pratica. E questo, purtroppo, ADL finora non lo ha messo in evidenza. Speriamo lo faccia presto.

Raffaello Morelli, Federazione dei Liberali

 

Caro Morelli, grazie della sua interessante interlocuzione, sulla quale torneremo prossimamente cercando di entrare nel merito di alcune importanti questioni che lei solleva. Per il resto, i nostri "Ipse dixit" sono spesso surreali, anche perché cercano di riassumere la situazione in una frase che ci sfida a riflettere. – La red dell'ADL

 

mercoledì 25 settembre 2013

Le Quattro Giornate di Napoli

Ho letto con grande interesse un articolo di Eleonara Puntillo apparso sul Corriere del Mezzogiorno in merito alle iniziative per il 70mo anniversario delle Quattro Giornate di Napoli e sul degrado in cui versano le gloriose lapidi che elencano coloro che in nome della libertà sacrificarono la loro vita.
Non soltanto a Poggioreale la lapide resta abbandonata, ma forse c'è ne una che, nonostante porti i nomi di uomini donne e giovani trucidati dalla barbarie nazifascista, è poco conosciuta e abbandonata. E' in via Martiri d'Otranto.
Ci si nota l'antenna parabolica sistemata sopra, un portalampade rotto e una tabella con scritto dediche alla Madonna.
Le comunico che in occasione di una iniziativa organizzata dell'ITI Alessandro Volta, per ricordare proprio i martiri sconosciuti, la stessa chiederà al Sindaco di Napoli di adottare la lapide simbolicamente.
L'iniziativa si svolgerà presso l'aula magna dello stesso Istituto, in Piazza S. Maria della Fede, 16 – a Napoli – il 27 settembre prossimo dalle ore 9.30.
Saranno presenti Antonio Amoretti presidente dell'ANPI Napoli ed il professor Guido D'Agostino Presidente dell'Istituto Campano per la Storia della Resistenza.

Nino Cavaliere, Associazione Democrazia Socialista, Napoli

lunedì 9 settembre 2013

Il Cgie deve intervenire nella vicenda delle famiglie truffate

LETTERA

 

 Il CGIE, già con le funzioni che la legge gli attribuisce oggi, potrebbe essere di grande supporto alle famiglie degli emigrati italiani coinvolte nel caso che ha visto coinvolto il patronato INCA/CGIL.

    Di seguito una serie di annotazioni sulle possibilità di intervento del CGIE, auspicando che esse siano oggetto di una valutazione più ampia e che applicando gli articoli del testo unico della legge istitutiva del CGIE e sue successive modificazioni il Consiglio Generale possa essere concretamente un’istituzione che lavora per il rispetto dei diritti e per la tutela degli italiani residenti all’estero.

    All’art. 1 della legge istitutiva in vigore si può leggere che “Il CGIE, in aderenza ai principi affermati dagli articoli 3 e 35 della Costituzione, ha il fine di promuovere e agevolare lo sviluppo delle condizioni di vita delle comunità italiane all’estero e dei loro singoli componenti, di assicurare la più efficace tutela dei diritti degli italiani all’estero”.

Con amarezza si deve costatare, che da parte del CGIE, la tutela dei diritti delle vittime italiane della truffa, purtroppo non ha avuto ancora modo di manifestarsi, né sono state ancora prese misure concrete in tal senso, come per esempio un’azione di assistenza legale oppure un’interpellanza al Ministero di competenza se non al governo italiano.

Inoltre, in virtù di quanto previsto all’Art. 3 il CGIE avrebbe potuto limitare la truffa intervenendo, dopo la prima denuncia nell’ agosto 2008, con un approfondimento chiarificatorio usufruendo del diritto di accesso ai vari documenti delle organizzazioni coinvolte.

    Il CGIE, avrebbe inoltre potuto, fruendo della partecipazione ai propri lavori di esponenti del Ministero del Lavoro e del dicastero di sorveglianza dei Patronati, chiarire gli aspetti ancora oscuri riguardo la truffa come ad esempio la vicenda dei timbri consolari falsificati e il perché il direttore INCA/ CGIL dopo essere stato licenziato dall’ INCA/ CGIL avesse potuto esercitare le stesse funzioni ed operazioni all’ INAC continuando a truffare.

    Il CGIE sarebbe potuto intervenire, tramite i propri consiglieri della Svizzera sensibilizzando in tempo il Consolato e il Comites di Zurigo a riguardo della truffa e fungendo da interlocutore con il patronato INCA oppure con il sindacato promotore CGIL.

    In conclusione, sono convinto che lo statuto del CGIE se applicato possa dare un contributo considerevole per migliorare la situazione di noi emigranti italiani e che nel caso dell’ evento specifico capitato a danno di parecchi connazionali a Zurigo. Il CGIE non ha ancora dimostrato tutto il suo potenziale.

    Credo che se intervenisse decisamente in supporto delle vittime dimostrerebbe a tutti i connazionali sia all’ estero che in patria che è un’organizzazione in grado di rappresentarci degnamente e anche di agire.

    Finora, purtroppo, non l’ha fatto. Sono però fiducioso che se ne cogliesse l’opportunità , e lo può fare ancora, dimostrerà che la sua esistenza è lecita e meritata.

    La truffa capitata a Zurigo è una prova decisiva per il CGIE.

    Se l’ INCA/ CGIL che è stata condannata dai tribunali elvetici per responsabilità oggettiva dovesse eludere di risarcire i danneggiati questo sarebbe l’ inconfutabile testimonianza non solo della totale inutilità della CGIE ma peggio ancora la CGIE si dimostrerebbe un ente che non riconosce e che copre gli atti illeciti.

    Una grande responsabilità incombe in questi giorni sui responsabili della CGIE. Invito tutti a vigilare su di loro.

Dimostrateci la Vostra solidarietà tramite facebook al quale potete accedere via www.c-d-f.ch.

 

Marco Tommasini, Wettingen

 

giovedì 23 maggio 2013

Italiani nel mondo - Al presidente del Comitato senatoriale

LETTERA

 

Dopo l’elezione di Claudio Micheloni alla presidenza del Comitato per le questioni degli italiani all'estero di Palazzo Madama

 

di Dino Nardi, membro del CGIE, coordinatore UIM Europa

 

Caro Presidente, caro Claudio, innanzitutto desidero complimentarmi per la tua elezione a presidente del Comitato per le questioni degli italiani all'estero del Senato ed esprimere il mio apprezzamento che il Comitato abbia votato un eletto nella Circoscrizione Estero.

    Ti faccio, quindi, i migliori auguri affinché almeno qualcuno dei problemi da te elencati, nel tuo documento programmatico presentato al Comitato, possa finalmente trovare una soluzione positiva in linea con le aspettative dello stesso Consiglio Generale degli Italiani all'Estero.

    D'altra parte sono certo che il Comitato, in questa pur difficile legislatura, sotto la tua presidenza potrà essere sicuramente più incisivo che nel passato e la tua ben nota caparbietà caratteriale nell'affrontare i problemi lascia ben sperare.

    Tuttavia dall'elenco dei problemi da te ricordati manca, stranamente (perché è un tema del quale anche tu spesso ti sei interessato con altri parlamentari del PD, ma non solo, eletti all’estero), quello relativo agli obblighi fiscali per l' IMU che, nonostante le vibranti e ripetute proteste degli interessati, viene applicata come “seconda casa” sulle abitazioni in Italia degli iscritti all' AIRE, e quindi con l'aliquota più onerosa. Negando a queste abitazioni il riconoscimento di “prima casa”.

    Una questione che, come ben sai, é tra le più sentite dalle nostre comunità all'estero, soprattutto in Europa, e per la cui soluzione sia io personalmente che la UIM siamo intervenuti più volte. Una questione che è anche di grande attualità alla luce di quanto ha già deciso in proposito il Consiglio dei Ministri italiano nella sua prima riunione nella quale, pur sospendendo il pagamento dell’IMU sulla prima casa, non ha modificato la normativa che penalizza gli emigrati i quali saranno, pertanto, costretti a versare la prima rata sulla loro abitazione in Italia entro la scadenza dell’ormai prossimo 17 giugno.

    Ma proprio l'atteggiamento del governo Letta in questa circostanza - e per scongiurare il probabile disinteresse che anche questo nuovo parlamento (come peraltro quello della passata legislatura) avrà verso le problematiche degli italiani all'estero - dovrebbe indurre il Comitato appena insediatosi a fare, prima di tutto, opera di sensibilizzazione dei senatori, vecchi e nuovi, nei confronti di questa Italia che vive fuori dei confini nazionali e delle sue problematiche. Ovviamente questa opera di sensibilizzazione deve essere portata avanti in modo determinato sia al Senato che alla Camera anche da tutti i parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero.

    In caso contrario e, comunque, se questa opera di sensibilizzazione non dovesse avere successo, ogni tuo (e del Comitato da te presieduto) ed anche nostro (associazionismo, Comites e CGIE) impegno nel difendere i diritti degli italiani all'estero risulterà sicuramente vano con buona pace per i nostri emigrati.

    Rinnovandoti i migliori auguri di buon lavoro e di successo per questo tuo impegno, ti saluto con viva cordialità.

 

giovedì 18 aprile 2013

Candidatura di Giuliano Amato

Lettera di Formica e Macaluso

 Relazioni internazionali e capacità di sintesi. Non ci sono molte alternative per l'Italia nel caos.

 Tutto il periodo repubblicano dal ’46 ad oggi, coincide con la nostra vita politica.

    Siamo stati in trincee diverse nella sinistra italiana divisa e lacerata.

    Siamo stati in schieramenti non sempre coincidenti nell’azione ed anche divisi nelle visioni-illusioni che animarono e resero forte la nostra generazione post-fascista.

    Facemmo ogni sforzo per separare vita delle istituzioni e interessi delle nostre parti politiche.

    Nella nostra memoria è vivo il ricordo della solennità del rito che tutta la democrazia italiana celebrava con la elezione del Presidente della Repubblica.

    I Costituenti disegnarono una Repubblica in equilibrio dei poteri.

    Sistema politico forte con un Presidente garante assoluto perché nessuna forza politica potesse sopraffare le altre.

    E’ in questo ventennio che le forze politiche hanno perso anima e corpo.

    Dal ’92 ad oggi i tre Presidenti della Repubblica (Scalfaro, Ciampi e Napolitano) hanno dovuto vestire i panni degli interventisti pur essendo per natura scrupolosi

    osservanti dei principi liberaldemocratici legati alla separazione dei poteri.

    Oggi il sistema politico ha raggiunto il punto massimo di debolezza e non può non esprimere che soluzioni grigie tendenti al bianco sporco.

    In questi giorni assistiamo al disordinato procedere di forze politiche snaturate dai cambiamenti di moda e dagli spettri delle paure individuali e di gruppo.

    Si cercano salvatori,  confessori, giudici chiamati per chiudere partite poco confessabili.

    La tradizione comunista o difende storie condannate o si cela dietro colori altrui.

    La tradizione socialista in un naufragio senza fine annega nel ridicolo di esaltare gli esecutori di una giustizia sommaria per occultare gli ingiustificabili sbandamenti.

    Si dice che oggi occorre  all’Italia un Presidente della Repubblica riconosciuto negli organismi internazionali.

    L’Europa è riferimento essenziale e ineludibile e in discussione non c’è solo il sistema politico italiano ma l’assetto dell’Unione Europea.

    L’Italia ha bisogno di un Presidente esperto nella difficile navigazione politica interna, sensibile per storia al dramma sociale in cui siamo immersi.

    In questo schema non vediamo molte alternative.

Amato ha storia ed esperienza per assumere oggi il ruolo cui abbiamo accennato e può esprimere al meglio l’unità nazionale da realizzare anche con il concorso di forze sociali e culturali con le quali Giuliano ha intrecciato la sua vicenda politica.

    Noi nel recente passato non risparmiammo critiche anche severe ad Amato  per alcuni comportamenti nel corso della sua vita politica.

    Tuttavia l’interesse della Repubblica Italiana deve prevalere su ogni altra cosa e complessivamente Giuliano ha sufficienti qualità per assolvere le funzioni di garante della Costituzione e dell’Unità nazionale.

Fraterni saluti  

 

Rino Formica

Emanuele Macaluso

 

giovedì 21 marzo 2013

Finocchiaro: "Un grande in bocca al lupo, Zanda"

LETTERA

Rivolgo al neo presidente Luigi Zanda affettuosi auguri di buon lavoro, ringraziandolo delle belle parole che mi ha voluto dedicare nel corso dell'assemblea del gruppo in cui è stato eletto. Gli anni che ci hanno visto collaborare alla presidenza del gruppo del Partito Democratico del Senato sono stati politicamente molto duri e faticosi ma molto proficui e umanamente ricchissimi. Luigi Zanda è un uomo di grande esperienza e serietà, che ha profondamente a cuore il Parlamento e le istituzioni. Con lui il nostro gruppo è davvero in buone mani, anche in un momento complesso come questo. Credo che, grazie anche al suo contributo, il Senato riacquisterà una sua centralità e lavorerà molto di più di quanto è accaduto finora, con i governi Berlusconi e Monti. A lui la mia stima, il mio sostegno e un grande in bocca al lupo.

Anna Finocchiaro,

ex presidente del gruppo Pd al Senato

 

giovedì 14 marzo 2013

Psicopatologia del giocatore d’azzardo

LETTERA


GIOCHI DI STATO

Psicopatologia del giocatore d'azzardo: pandemia di una nuova categoria diagnostica ed entrate fiscali.


Secondo l'Eurispes il 78% degli italiani ha la passione per il gioco e 1 milione e trecentomila italiani sono addirittura a rischio dipendenza, giocano più di tre volte a settimana e spendono almeno 600 euro al mese.

    La raccolta complessiva è nell'ordine di decine di miliardi di Euro e in continuo aumento. Tuttavia, lo Stato non è il solo a trarre profitto dai giochi a premio, difatti oltre alla quota che spetta ai vincitori la gran parte dei soldi movimentata finisce nelle casse degli intermediari, cioè delle società concessionarie che gestiscono quotidianamente il volume delle scommesse.

    Sotto un profilo sociale, il gioco d'azzardo diviene spesso un costo enorme per lo Stato, poiché sono oramai accertati i danni che la "dipendenza" da esso inevitabilmente provoca.

    E' bene precisare, subito, che qualunque gioco in cui siano previsti versamenti e vincite in denaro può diventare "d'azzardo"; ciò dipende dalla psicologia del giocatore, ovvero dalla sua capacità di porre un limite al numero delle giocate o all'entità delle cifre puntate.

    I costi delle derive patologiche del gioco d'azzardo vanno ricercati in più aree, tra le quali le relazioni intime (correlate a crisi economiche, separazioni, problemi con i figli), gli sconfinamenti nell'illegalità e il ricorso al prestito usuraio, sono chiaramente quelle più delicate.           

    I reati in cui il giocatore "incallito" più facilmente può imbattersi sono i piccoli furti, la frode, la falsificazione della firma, l'appropriazione indebita, tutti fenomeni delinquenziali che talvolta non risparmiano neanche le donne.

    Sotto il profilo più strettamente sanitario, il giocatore patologico incorre spesso in periodi di profonda depressione, di forte nervosismo, di paura, di rischio di suicidio, di assunzione di farmaci per malesseri secondari al gioco d'azzardo ed altri sintomi correlati allo stress, quali difficoltà di memoria e concentrazione, disordini intestinali, emicrania, etc..

    Nonostante ciò, l'offerta "legale" ed illegale nel settore dei giochi a premio  aumenta di continuo, attraverso la progressiva immissione di quelli con caratteristiche di maggiore "dipendenza", in maniera molto simile a quella prodotta dalle sostanze psicotrope.

    Particolare interesse e preoccupazione riveste l'impatto della diffusione delle nuove forme di gioco presso gli adolescenti, come le slot-machines ed i video-poker, che provocano importanti conseguenze negative nell'ambito delle attività scolastiche, fino a sfociare in problemi correlati all'incrocio con l'uso di sostanze psicotrope ed alcolici.

    Il problema non è solo italiano (anche se nel nostro Paese sembra che l'offerta pubblica dei giochi sia l'attività dello Stato più vivacemente incentivata, basti dare un'occhiata al sito dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, www.aams.gov.it, per rendersi conto dell'enormità e della varietà dell'offerta!), difatti l'American Psychiatric Association (APA) ha deciso di inserire tra i nuovi disturbi psichiatrici il "Disturbo d'azzardo", poiché recenti dati hanno fatto ritenere che nelle persone che sono dipendenti dal gioco d'azzardo il cervello cambia in modo simile a quello dei tossicodipendenti, e che sia tossicodipendenti sia giocatori d'azzardo patologici traggono beneficio dalla terapia di gruppo e da una graduale disassuefazione.

    Attualmente, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV tr), la "bibbia" della psichiatria mondiale, la cui nuova edizione uscirà il prossimo mese di maggio, espone in questi termini la "prevalenza" del Gioco d'Azzardo:

    "La prevalenza del Gioco d'Azzardo Patologico è influenzata sia dalla disponibilità del gioco d'azzardo che dalla durata della disponibilità, così che con l'aumentare della disponibilità del gioco d'azzardo legalizzato vi è un aumento del Gioco d'Azzardo Patologico. […]".

    Il manuale, quindi, fa un preciso riferimento al gioco "legalizzato", che come abbiamo sottolineato in apertura può diventare d'azzardo sulla base del profilo soggettivo del giocatore, della sua fragilità psicologica.    

    Pertanto, ci chiediamo se sia giusto che lo Stato incentivi un'attività che può provocare  insidiose patologie neuropsichiatriche ai propri cittadini, per far "cassa" in un periodo di crisi!


Salvatore Scino,

Vice Presidente consiglio Comunale di Firenze

 

domenica 10 marzo 2013

L'incendio della Città della Scienza

(Roma, 5 marzo 2013) - L'attentato di oggi è un dolore non solo per la città di Napoli ma per l'intero Paese. Se la magistratura confermerà che l'incendio della Città della Scienza è di origine dolosa, la nostra priorità alla lotta alla camorra e alla malavita organizzata dovrà essere ancora più urgente e incisiva. Le mafie non stanno solo conquistando parti nevralgiche dell'economia dei territori ma ora distruggono anche le eccellenze che, come la Città della Scienza, sono sorte per lo sviluppo sociale del territorio e, al tempo stesso, come punto di riferimento della ricerca del Mezzogiorno.

Ecco le priorità per il prossimo governo e per il prossimo Parlamento: provvedimenti e massimo impegno contro l'illegalità e la violenza delle mafie. La criminalità organizzata è un macigno sulla strada della ripresa economica, degli investimenti, del pieno sviluppo del Paese.

Raffaele Ranucci,

Senatore della Repubblica (Pd)

Rodotà for President

La questione della elezione del prossimo Presidente della Repubblica rischia di essere impostata in maniera distorta con l'alibi di trovare un assetto politico che consenta di uscire dall'impasse creata dalle elezioni del 24 e 25 febbraio.

Questa scelta, decisiva in una caotica e pericolosissima fase, rischia di diventare merce di scambio in un "compromesso scellerato" tra forze politiche che dovrebbero essere incompatibili. In questo quadro riteniamo anche di dover inserire la ventilata ipotesi di non elezione di un Presidente nuovo.

La delicatezza della situazione esige dal Parlamento una lungimiranza coerente all'attuale momento storico.

In particolare, la sinistra, che ha la maggioranza assoluta alla Camera e il gruppo senatoriale più ampio, trovandosi sulle spalle la maggiore responsabilità per i nuovi assetti politici e istituzionali, deve assumersi l'onere di una proposta che vada oltre l'immediata utilità di bottega e le pur legittime aspettative di personalità dei propri apparati.

Il paese ha bisogno di un Presidente della repubblica che garantisca patriottismo costituzionale, rispetto rigoroso del costituzionalismo, esperienza istituzionale, saggezza personale, attitudine alla tutela delle regole della democrazia (in comprovato equilibrio tra i suoi aspetti formali e sostanziali), cultura dei diritti, attenzione e comprensione rispetto al valore della cittadinanza e alle mutazioni in corso che lo coinvolgono, prestigio internazionale, passione per la libertà come per l'equità, estraneità alla casta, ai suoi rituali, ai suoi privilegi, normalità e sobrietà di cittadino nei comportamenti privati.

Considerato tutto ciò, la candidatura che corrisponde a queste caratteristiche e al tempo stesso – a nostro giudizio – ha la possibilità concreta di riscuotere il necessario largo consenso è quella di Stefano Rodotà.

Enzo Marzo,

Fondazione Critica Liberale

Vendola e Ingroia

A margine dell'articolo "Ben altro!" di Paolo Bagnoli

apparso sull'ADL di mercoledì scorso.

È quanto meno ingeneroso, come ha fatto Paolo Bagnoli, accostare esperienze politiche diametralmente opposte, come quelle di Ingroia e Vendola. Le allucinazioni monotematiche ("radical-giudiziarie") dell'uno niente hanno a che vedere con l'impegno responsabile dell'altro nella coalizione di centrosinistra.

Il contributo di Vendola, come ha opportunamente osservato Andrea Ermano, è stato determinante nel porre un argine alla deriva berlusconiana e includerei in questo ruolo anche il piccolo ma prezioso contributo del misconosciuto Nencini.

Altro che nave di Schettino! Non oso pensare alle drammatiche conseguenze che avrebbe avuto la vittoria del Pdl alla Camera innanzitutto sul piano delle cariche istituzionali.

Gerardo Milani

Nel mio articolo ponevo essenzialmente il problema della sinistra in Italia – problema che Vendola non mi sembra abbia risolto, con tutto il rispetto per l'uomo, naturalmente.

Né tantomeno è stato risolto dal partito dei giudici.

Che ci sia nuovamente qualche deputato del Psi, bontà del PD, non significa che la questione socialista sia avviata a soluzione nel nostro Paese.

Infine il "vincitore sconfitto" delle elezioni: il paragone con la nave di Schettino potrà non piacere, ma l'incaglio di Bersani è evidente.(P.B.)

giovedì 21 febbraio 2013

Bersani ultima ratio di un Paese mai così incasinato

LETTERA DA ZURIGO

Sì, dopo tanto chiacchierare (spesso ripetitivo ed inutile) negli inesauribili dibattiti politici che ci propinano ogni giorno le reti televisive italiane, dalla mattina presto sino a notte fonda, in aggiunta ai frequentissimi telegiornali, finalmente domenica e lunedì prossimi (24 e 25 febbraio) si voterà in Italia per rinnovare il parlamento nazionale (il voto per corrispondenza nella Circoscrizione Estero si concluderà, invece, giovedì 21 febbraio alle ore 16).

    Tuttavia, perlomeno a mia memoria, mai sinora si era arrivati in Italia alle elezioni politiche nazionali con un Paese così incasinato. Neppure quando vi fu il trapasso tra la Prima e la, così detta, Seconda Repubblica. Infatti dai dibattiti politici, dalle cronache quotidiane dei media e guardando trasmissioni televisive come “Striscia la notizia” (Canale 5), “Le Iene” (Italia 1), oppure “Report” (Rai3), tanto per citarne qualcuna, l’Italia sembra purtroppo diventata una Repubblica fondata sugli scandali più che sul lavoro.

    Alcuni esempi? Strutture ospedaliere nuove, anche complete di attrezzature costosissime, mai entrate in funzione quando vi sono un po’ ovunque in Italia strutture ospedaliere vecchissime e non più confacenti per le attuali esigenze sanitarie; viadotti nuovi di zecca che da anni sono inutilizzati perché terminano semplicemente nel vuoto o contro una collina; strutture carcerarie costruite e mai entrate in funzione, altre dove gli unici ospiti sono il personale che vi lavora (sic!) mentre il sistema carcerario italiano è in genere al collasso per troppa sovrabbondanza di detenuti; cantieri stradali ed autostradali fermi da anni con disagi divenuti ormai abitudinali per gli utenti di quei tragitti; un ponte sullo Stretto di Messina che di vuole costruire a fasi alterne e che, probabilmente, non si farà mai ma che, nel frattempo, sta costando comunque un patrimonio agli italiani; immigrati, sfruttati dai soliti furbastri nostrani, costretti a vivere in ambienti (sic!) che definire fatiscenti è un eufemismo (al confronto le tanto vituperate e criticatissime - anche dai media italiani dell’epoca - “baracche”, in cui vivevano molti lavoratori italiani emigrati in Svizzera negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, erano delle vere e proprie villette munite di ogni confort); invalidi civili per cecità che tranquillamente se ne vanno in giro in motociclo a fare la spesa per supermercati; pensionati di invalidità che da anni lavorano come frontalieri in Svizzera; persone che da lustri incassano la pensione di un familiare defunto; titolari di assegni sociali proprietari di diversi immobili.

    Oppure pensiamo ancora, spostandoci sul piano della politica, ai vari scandali più recenti che hanno coinvolto: l’ex ministro Scaiola per l’appartamento con vista sul Colosseo acquistato a sua insaputa per un prezzo scontatissimo; l’ex vice presidente del Consiglio Regionale lombardo, Filippo Penati, coinvolto per tangenti nel così detto “sistema Sesto”; l’incredibile vicenda che ha visto coinvolto il consigliere regionale del PdL Fiorito, nella Regione Lazio, ed il suo Gruppo consiliare. Che dire, poi, della cronaca giudiziaria di questi giorni che vede letteralmente decapitata per tangenti milionarie (di euro, non dimentichiamo) la dirigenza di Finmeccanica, il fiore all’occhiello dell’industria italiana; le tangenti Saipem (gruppo ENI) in Algeria; la crisi del Monte dei Paschi di Siena (l’Istituto bancario più vecchio al mondo ancora in attività) con alcuni dei suoi ex ed attuali dirigenti inquisiti o in carcere; il presidente del Cagliari calcio, Massimo Cellino, ed il sindaco Mauro Contini di Quartu Sant’Elena arrestati per accuse di peculato e falso ideologico; la vicenda del governatore della Lombardia Roberto Formigoni, che ha portato alle dimissioni dell’intero Consiglio Regionale, inquisito per presunte tangenti nella sanità lombarda.

    Che dire, infine, dei guai giudiziari in cui si trova coinvolto da anni l’ex premier Silvio Berlusconi sui quali è meglio sorvolare per ragioni di spazio.

    Sì, l’Italia si trova proprio in un bruttissimo periodo come mai si era trovata finora, anche perché a tutti questi scandali si accompagnano chiusure su chiusure di aziende (artigianali, commerciali, industriali) con licenziamenti di maestranze di mezza età difficilmente ricollocabili in un mercato del lavoro quasi inesistente dove già impera una disoccupazione giovanile che ha superato abbondantemente il livello di guardia in tutto il Paese. Un dramma nel dramma! Giovani che, in molti casi, sopravvivono (fino a quando?) grazie al supporto economico delle famiglie e per i quali sta iniziando il calvario di una nuova emigrazione di massa (non solo di cervelli) verso i Paesi del Nord Europa o d’Oltreoceano, ricalcando le orme dei loro progenitori.

    Bene, anzi male, in questo quadro non certamente idilliaco, l’Italia andrà alle urne e ci si deve augurare che gli elettori non si facciano più incantare dai soliti “Salvatori della Patria” che questa Seconda (?) Repubblica ci sta ormai propinando da circa due decenni ad ogni tornata elettorale: da Mario Segni a Leoluca Orlando; da Silvio Berlusconi ad Antonio Di Pietro ed ora pure da Beppe Grillo ad Antonino Ingroia e, nuovamente, il resuscitato Cavaliere del quale se ne erano perse le tracce per oltre un anno. Tralasciando la lista di Mario Monti che è un semplice contenitore di varie sigle e movimenti ed altre liste di testimonianza ideologica, in Italia abbiamo oggi un solo vero partito che non si regge su un “Io” ed è il Partito Democratico, ovvero l’unica speranza (l’ultima spiaggia?) per l’Italia di poter uscire da questa grave crisi morale, economica e politica in cui è stata trascinata (con il consenso del popolo, mannaggia!) da un ventennio dominato dal Berlusconismo.

    Sì, ha proprio ragione Pierluigi Bersani quando afferma che queste elezioni o le vince il PD oppure l’Italia sbatterà contro il muro. E se questo scontro frontale, putacaso, dovesse avvenire (facciamo i debiti scongiuri) ne pagheranno le conseguenze anche tutti gli emigrati italiani!   

Dino Nardi, Zurigo

Coordinatore UIM in Europa e membro Cgie