mercoledì 1 giugno 2016

Cosa possiamo imparare dal movimento migratorio

LETTERA DA TRIESTE

 

Compulsando su Twitter, seguendo Facebook e il sito meltingpot.org, a guardare la lenta e inesorabile deportazione delle migliaia di bambini donne e uomini dal fango di Idomeni. Forse lo stiamo facendo in moltissimi in questo momento, forse in migliaia in tutta Europa, ma da soli ognuno per sé. Stiamo introiettando l'ineluttabile frustrazione del non essere in grado di fermare la barbarie. Dove sono i movimenti, dove la società civile.

    Questa è una domanda ricorrente che viene posta retoricamente da molti mesi, la risposta è davanti ai nostri occhi, forse non visibile perché troppo evidente. Da moltissimi anni non si vedeva un Movimento così forte e imponente come quello a cui stiamo assistendo. Un Movimento radicale, conflittuale e costituente, di massa, enorme nei numeri e nel significato storico oltre che simbolico, questo è il Movimento che abbiamo davanti agli occhi. Questo Movimento è il Movimento migratorio che sta radicalmente cambiando le proprie vite e la nostra percezione di quelli che sono gli spazi di "civiltà occidentale". O accoglienza o barbarie.

    Un Movimento che confligge immediatamente e naturalmente con l'ordine costituito, fatto di confini e polizie o eserciti alle frontiere, muri e sbarramenti che tentano di fermare la vita che si muove, come se si potesse fermare il vento. Un Movimento costituente di nuova costituzione dell'esistente, sta mettendo in discussione i pilastri dell'Europa e di quello che pensavamo di essere, provocando un tentativo abominevole da parte della destra più becera di "costituire" un movimento contrario, solo che invece della vita questi tristi figuri rappresentano la morte.

    Un Movimento simbolico, le migrazioni hanno sempre rappresentato il senso stesso del movimento, muoversi cambia, trasforma e contamina, sposta culture arricchendole, porta sempre qualcosa senza sottrarre mai niente. Un Movimento storico, sappiamo già che la storia non sarà più la stessa, per fortuna.

    Il problema è che non è il "nostro movimento" non lo produciamo noi e tanto meno lo governiamo, non sappiamo come intrecciarlo con quelli che sono i nostri percorsi, vittime come siamo del già visto e conosciuto nel tentativo di riprodurre all'infinito quello che abbiamo fatto sperando sia sufficiente almeno al mantenimento del nostro comfort mentale. Ma questo è allora il problema, la nostra inadeguatezza, la mia sicuramente. Ovviamente tante cose vengono fatte e stiamo facendo, nei percorsi di accoglienza e solidarietà, di racconto e testimonianza, tranne quello che forse servirebbe veramente, farci travolgere. Farci travolgere da questo Movimento fino in fondo e comprenderne il senso trasformativo e costituente, esserne parte nel mettere in discussione la costituzione stessa del nostro vivere, subire, quotidiano, questo sì, darebbe il senso dell'essere partigiani, quelli veri. Io voglio essere di parte, noi dobbiamo essere di parte, o con chi deporta o con chi resiste alla deportazione.

    La buona accoglienza la facciamo a noi stessi quando siamo capaci di accogliere la potenza espressa da movimenti epocali come questo, il resto è riconoscere la giusta dignità alle persone che arrivano nel nostro Paese, cosa che come ben sappiamo non è scontata né facile. Abbiamo una opportunità enorme se saremo in grado di coglierla.

    Poche settimane fa al Posto delle Fragole a Trieste, durante la presentazione dei libri La Cura e E tu slegalo subito, si parlava di come sia importante il prendersi cura di sé e della comunità, di come i corpi vanno liberati dalla contenzione in psichiatria e dai lacci della norma. Soprattutto però si parlava di come non ci si possa salvare da soli, ci si salva assieme, nessuno escluso.

    Questo è quello che abbiamo davanti oggi come opportunità, fare questo passo fino in fondo partendo dal mettersi in discussione e ricominciare. Abbiamo un Movimento che ci può aiutare in questo passaggio, cogliamola questa opportunità, prima che sia troppo tardi.

 

Alessandro Metz - Legacoopsociali Fvg