LETTERA DALLA SICILIA
Vi invio una riflessione ed un appello a non tornare a dividerci sulle nostre rispettive contingenze, ma al contrario a tentare di fare tutti ed ognuno un salto di qualità per contribuire utilmente a questa fase. Mi scuso anticipatamente per la lunghezza, (ho sintetizzato il più possibile per non annoiarvi) spero di essere compresa nel ragionamento.
Usciamo tutti da un lunghissimo periodo che ci ha visti impegnati nel promuovere in un anno ben due referendum, contro le trivelle e contro le riforme costituzionali, che hanno comportato mobilitazioni senza precedenti nel fare deliberare le regioni, nel raccogliere le firme per abrogare l'Italicum e promuovere il No costituzionale, per promuovere i referendum sociali e la petizione sull'acqua. Infine abbiamo affrontato una lunga campagna per il NO dei territori, dei movimenti e delle reti sociali con l'obiettivo di mantenere aperti quegli spazi di democrazia e partecipazione ai processi locali che la modifica del titolo V e le altre modifiche avrebbero chiuso definitivamente, e con esse la nostra possibilità di avere alcuna rilevanza a fronte dell'accentramento dei poteri previsto da Renzi. Contestualmente in ogni territorio e per ogni vertenza sociale ed ambientale abbiamo continuato a batterci sul piano delle singole rivendicazioni.
Con la vittoria del NO abbiamo contribuito a porre l'ennesimo argine, certamente il più importante, alla deriva autoritaria necessaria a conseguire il risultato auspicato da J. P. Morgan e Co., la mercificazione del Paese. Le “forze” esterne ai vari governi che in questi anni si sono succeduti continueranno a premere per una accelerazione neo-liberista verosimilmente incarnata dal tentativo di Renzi di continuare a controllare governo e segreteria del pd per assicurarsi una sopravvivenza legata a doppio filo con le politiche liberiste, mentre avanza da un canto la destra xenofoba dell'altro un m5s permeato da una serie di ambiguità sia sul piano programmatico che su quello democratico e sullo sfondo i tentativi di aggregazione e disgregazione delle cosiddette sinistre radicali.
Eppure quello che è uscito dalle urne è un prorompente desiderio di partecipazione alla vita democratica del Paese, un rifiuto dell'irrilevanza che si voleva cucire addosso ai cittadini privandoli anche del diritto al voto, una netta ed inequivocabile scomunica delle politiche che Renzi, meglio di Berlusconi, è riuscito ad incassare a colpi di fiducia ed in forza di una maggioranza parlamentare illegittima come la legge elettorale che gliel'ha consegnata. Il Renzi bis senza Renzi verosimilmente tenterà di blindare le riforme già approvate, tenterà di rimettete mano a quella già bocciata dalla Consulta (Madia), al contempo manovrando a tutto campo per presentarsi alle prossime politiche con il partito della nazione col quale tentare nuovamente di metterci a tacere.
Oltre alla stanchezza, tutti noi portiamo addosso anche una responsabilità che è quella di avere prefigurato in questi anni attraverso le nostre pratiche partecipative e le nostre lotte un modello alternativo di concepire l'agire politico fuori dall'agone politico, radicale negli obiettivi diametralmente opposti a quelli della finanza globale. Un modello che potrebbe sintetizzarsi nell'aspirazione alla conversione ecologica dell'economia e della socialità, nella giustizia sociale ed ambientale, nel mutualismo, che ha tenuto come faro la Pace, costruito l'accoglienza, combattuto la militarizzazione dei nostri territori.
I nostri NO (tav, triv, inc, muos, ponte, ttip, guerra, privatizzazioni di servizi pubblici, scuola, sanità, cassa depositi e prestiti, svendita del territorio, dei beni pubblici e delle risorse, precarizzazione sistemica del lavoro, etc.) si accompagnano ad una “visione” complessiva, sociale ed economica, sostanziata da una capacità analitica, programmatica, propositiva e concreta come le nostre lotte, di cui le forze politiche raccolgono a fasi alterne e spesso per mero opportunismo la portata, che poi difficilmente si traduce in azione politica.
A fronte dell'impegno profuso fino ad oggi, e della fase confusa e pericolosa che si sta aprendo, credo che non ci si possa sottrarre dal fare un ragionamento comune tra noi e dal prendere parola e ruolo, senza per questo tradire ma al contrario rafforzando la nostra natura movimentista. Noi, nella meravigliosa, a volte contraddittoria e multiforme complessità, nelle nostre articolazioni tematiche e territoriali, siamo le donne e gli uomini che hanno negli ultimi anni posto le questioni politiche più rilevanti al Paese, praticando una vera e propria Resistenza civile al liberismo e al malaffare, costruendo e ricostruendo argini di democrazia partecipativa laddove venivano erosi o demoliti. Alle nostre reti, da movimenti inclusivi, hanno preso parte forze politiche, sindacali, associative, amministratori e sindaci, intellettuali, professori e costituzionalisti, che hanno condiviso con noi percorsi e obiettivi.
Questa trasversalità, aldilà delle singole appartenenze, ha favorito la capacità di costruire relazioni di reciprocità e crescita collettiva delle nostre comunità. Rientrare oggi nei nostri ambiti, nelle singole lotte, sarebbe ancora una volta lasciare alla politica politicante quello spazio spesso costruito da noi più che da altri che verrebbe come sempre frazionato dalle pulsioni identitarie e incapaci a mio vedere di rispondere all’emergenza sociale ed ambientale di cui siamo ostaggio con l’acuirsi dei conflitti artatamente posti in essere per farci rinunciare alle libertà in cambio della sicurezza e smarrendo definitivamente ogni barlume di umanità. In questi giorni molte sono le realtà che si attivano e si convocano mosse dall’urgenza di trovare risposte politiche alternative al quadro esistente.
Sicuramente positiva la spinta a non sciogliere i comitati per il No per lavorare all’attuazione della Costituzione, ma i veri temi che andrebbero affrontati per avviare un cambiamento reale sono quelli legati alla formulazione di un programma politico chiaro e non compromesso con i sistemi di potere ed un cambio radicale della modalità di concepire l’agire politico.
Una sfida che mette alla prova per primi noi stessi nell'essere ed appartenere solo a quello per cui lottiamo, con la capacità di comprendere una buona volta che il potere, o i poteri che combattiamo non possono essere sostituiti da altri poteri più “buoni” o meno disumani. Affrontando quindi in linea teorica e pragmatica una vera e sincera destrutturazione del concetto stesso di potere che deve dissolversi, per mutare in servizio al bene ed ai beni comuni, alle comunità ed al nostro pianeta. Una destrutturazione che passa, per essere tale, dalla discontinuità con ogni potere costituito; che riconosca nel conflitto d’interesse che ogni governo ha finora incarnato il vulnus all’interesse collettivo, che sappia finalmente riconoscere ed espungere ogni contiguità con gli affari leciti ed illeciti e con la corruzione di una classe politica che ha celato e continua a celare, senza riuscirvi, i suoi rapporti di interdipendenza con i poteri economici e le criminalità organizzate, ammantando la nostra storia di segreti di uno Stato che non è il nostro.
Mi piacerebbe che fossimo in grado collettivamente di imprimere un cambiamento concreto al dibattito politico assumendoci la responsabilità di sollecitare tutti, a partire da noi stessi, a non dividerci per discutere in mille contesti diversi dei possibili, nascenti o nascituri nuovi soggetti politici che dovrebbero rappresentarci e rappresentare le nostre istanze per opporsi alla prevedibile bordata liberista che ci attende, né a snobbare la discussione lasciandola ai “professionisti” della politica per poi osservare come sempre come di “soggetto” in “soggetto” nulla cambia.
Al contrario Noi, l'organismo collettivo, reticolare e multiforme che sa sognare ed immaginare un futuro a misura delle persone e non della finanza, questo futuro dovremmo pretendete di cominciare a scriverlo nero su bianco da subito. Per concepire, sollecitare e promuovere un grande cantiere programmatico, aperto ed inclusivo, senza padrini né padroni al quale tutti possano contribuire, in cui tutte le nostre elaborazioni, ideali ed aspirazioni trovino spazio, nel quale tutte le innumerevoli e straordinarie competenze rivolte al bene comune al nostro interno ed esterne a noi si facciano progetto concreto e non soggetto.
Per lavorare tutti su un piede di parità ad un programma politico per la rivoluzione etica, culturale, sociale, ambientale ed economica indispensabile alla nostra stessa sopravvivenza ed a quella delle generazioni future, guardando ad una prospettiva di salubrità e benessere del Paese nel contesto europeo e globale, anziché al suo inesorabile progressivo degrado. Per sperimentare in via processuale una innovata modalità per dare riconoscimento e sostanza alla democrazia partecipativa che dovrebbe affiancare per esserne espressione quella rappresentativa prevista dalla nostra Costituzione.
Non abbiamo difeso la Carta perché convinti che essa sia immutabile, ma per poterne domani rafforzare ed attuare quei principi di uguaglianza, libertà e salvaguardia dei diritti universali che si volevano cancellare. Il momento per porre con forza tutti i nostri punti programmatici è ora. Nelle nostre città, nelle nostre regioni, nel Paese. Vogliamo provarci? Sarei felice se a questo invito rispondeste numerosi e ne volessimo ragionare tutti insieme.
Antonella Leto Forum siciliano dei movimenti per l'Acqua ed i Beni Comuni