giovedì 22 dicembre 2011

Riceviamo e volentieri segnaliamo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
 
Il sacerdoti del neoliberismo
 
"I sacerdoti del neoliberismo portano al massacro il popolo italiano e l'intera Europa" – intervista all'economista Elvio Dal Bosco .
 
Partendo dalle tesi sostenute da Dal Bosco in "La leggenda della globa-lizzazione. L'economia mondiale degli anni novanta del Novecento" (Bollati Boringhieri, 2004) Rodolfo Ricci ha realizzato un'intervista per il sito della Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie (FI-LEF) di cui è ora disponibile una sintesi in video.
 
Vai al sito >
http://www.emigrazione-notizie.org/
 
Elvio Dal Bosco , ex Ufficio Studi della Banca d'Italia, ex dirigente della sede della Banca d'Italia a Francoforte sul Meno, docente di economia alla LUISS. Ha pubblica-to numerosi saggi e libri ultimi dei quali: - L'Economia mondiale in trasformazione , Il Mulino, 1993; - Germania economica , Ediesse, 1994; - Globalizzazione dell'eco-nomia e correnti migratorie , Filef, 2000; - La leggenda della globalizzazione. L'eco-nomia mondiale degli anni novanta del Novecento , Bollati Boringhieri, 2004.
 
VISITA IL SITO DELL'ADL  
www.avvenirelavoratori.eu 
 

 
"STIANO PURE SCOMODE, SIGNORE"
 
Il nuovo libro di Giancarla Codrignani
E sei mesi con lo storico mensile ND 'noidonne'.
 
UN REGALO INTELLIGENTE, CHE VALE DOPPIO
 
Acquistando il volume direttamente dall'editore, in regalo per sei mesi la rivista NoiDonne (offerta valida fino a esaurimento scorte)
 
Con la capacità e l'autorevolezza dell'autrice, come dice Clara Sereni in prefazione, "Codrignani riesce a interpretare il mondo, e a darci un mo-do per leggerlo [...] con l'intelligenza di tanta vita, tante letture, tante esperienze: un regalo, ogni volta".
    I corpi delle donne, la politica, il lavoro, la religione, la violenza (di genere) e la nonviolenza, la prostituzione, l'aborto, i movimenti delle donne… con agilità, Codrignani si muove fra i temi cruciali del nostro tempo dipingendo un affresco della contemporaneità. La suddivisione in sezioni tematiche permette inoltre una lettura facile e agevole per ogni occasione di consultazione.
    Fra i pezzi riorganizzati e raccolti in volume, in un concentrato di ironia, acutezza e talvolta anche di disincanto, articoli memorabili come "L'onore dei maschi", "La Chiesa Cattolica che stupra", "Le in-differenze politiche". In chiusura, anche il suo "150 anni: anche noi credevamo", in cui Codrignani afferma che "la storia non ricorda mai che non è fatta solo dai maschi".
    Nel libro si trova anche l'intervista esclusiva di Tiziana Bartolini all'autrice.
 
I proventi delle vendite sono interamente devoluti a sostegno dell'e-ditrice della storica rivista 'noidonne' .
 
Giancarla Codrignani è docente di letteratura classica, giornalista, politolo-ga, teologa e femminista. Profondamente cattolica, è anche una delle figure più rappresentative della cultura nonviolenta in Italia. È stata parlamentare per tre legislature.
 
Giancarla Codrignani
Stiano pure scomode, signore
Con una Prefazione di Clara Sereni
Ed. Cooperativa Libera Stampa, pp 165, € 12,00
Ordinazioni :
redazione@noidonne.org – cell 338 9452935
 
 
Riceviamo da vivalascuola e volentieri pubblichiamo
 
La crescita... dell'ingiustizia
 
Diminuisce la redistribuzione della ricchezza attraverso servizi pub-blici come sanità e istruzione. Mentre continua a crescere il divario tra ricchi e poveri.
 
di Giorgio Morale
 
Abbiamo aspettato di vedere all'opera il governo Monti e dopo 17 gior-ni la manovra salva-Italia è arrivata:
 
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2011/12/12/vivalascuola-97/
 
I più colpiti sono i cittadini con più basso reddito: colpiti da provvedi-menti che abbassano i redditi già bassi e aumenteranno il costo della vita, senza nulla fare in favore dei consumi e della crescita.
    E questo mentre in Italia continua a crescere il divario tra ricchi e poveri, che supera la media dei Paesi Ocse, e diminuisce la redistribu-zione della ricchezza attraverso servizi pubblici come sanità e istruzio-ne! 
 
 
Il voltafaccia di Razzi torna alla ribalta
 
Un servizio de La 7 getta ombre sulla nomina di un Console onorario a Lucerna ( vai il video )
 
Un bel servizio sulla compravendita dei parlamentari, trasmesso da La 7 nel corso del programma Gli intoccabili del 7 dicembre 2011, ha gettato una nuova ombra sulle pratiche adottate dalla maggioranza berlusconiana per "convincere" alcuni deputati e senatori a sostenere il go-verno Berlusconi.
    Nel servizio si dà ampio risalto alla squallida vicenda del parlamentare eletto all'estero Antonio Razzi, il quale, insieme al suo compare di merende Scilipoti, nel voto di fiducia del 14 dicembre 2010 salvò il governo Berlusconi. Le sue dichiarazioni, inquietanti nella loro volgarità e crudezza, confermano che all'origine del suo voltafaccia vi siano stati null'altro che biechi interessi personali. Lo sospettavamo, ma questa volta abbiamo il conforto della registrazione televisiva.
    Ma il servizio evidenzia una serie di ulteriori risvolti del vergognoso caso Razzi che danno un'idea inquietante del contesto in cui è "maturato" il suo passaggio di campo. Si parla per esempio di un possibile collegamento tra il passaggio di Razzi nelle fila della maggioranza e la nomina di un Console onorario a Lucerna. A tale proposito il servizio solleva una serie di dubbi sul ruolo svolto dall'Amministrazione del Ministero degli Affari Esteri e sulle oscure trame che hanno fatto da sfondo a questa designazione.
    Di fronte ai dettagli che emergono sulla vicenda del Console onorario, ci permettiamo di rivolgere pubblicamente due domande.
    1 . Secondo quanto dichiara l'ex Ministro degli Esteri Franco Frattini, la nomina, seguendo l'iter ordinario, avviene su proposta della competente rappresentanza diplomatica. Se è così chiediamo all'Ambasciata d'Italia in Berna di chiarire sulla base di quali valutazioni abbia ritenuto di proporre la nomina di un Console onorario a Lucerna e perché non si sia considerata l'eventualità di limitarsi alla designazione di uno o più corrispondenti consolari, come avviene nel resto della Svizzera.
    2 . La nomina è stata preparata e decisa nel generale silenzio dei media italiani in Svizzera e, da quanto ci risulta, senza informare la collettività italiana. A questo punto ci chiediamo se nella fase istruttoria e nella procedura di nomina siano stati in qualche modo coinvolti i vari organismi elettivi degli italiani in Svizzera e i parlamentari eletti della circoscrizione estero, in particolare quelli eletti in Svizzera. Se così non fosse, ci aspetteremmo anche dai COMITES, dal CGIE e dai parlamentari una presa di posizione e una richiesta urgente di chiarimento.
 
Coordinamento di SEL Svizzera 
 

 
STATI UNITI D'EUROPA
 
Ringrazio L'Avvenire dei lavoratori per il bellissimo intervento sugli STATI UNITI D'EUROPA. La Gauche européenne si batte per questo obiettivo sin dagli anni 1946. Continuiamo a batterci affinchè si realiz-zi.
 
Gianfranco Copetti, Bruxelles
 
 
Per dirla con i nostri maggiori: «La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà.» – La red dell'ADL 
 
 
Nuovi studi marxiani di Marcello Musto
 
È uscito "Ripensare Marx e i marxismi. Studi e saggi" di Marcello Musto, Roma, Carocci, 2011, 373 pagine.
 
Da lettrice della testata vorrei contribuire, nello spazio messo a disposi-zione per le segnalazioni, sottoponendo alla tua attenzione il libro "Ri-pensare Marx e i marxismi", appena pubblicato dalla Carocci.
    Desidero far conoscere ai lettori dell'ADL il suo autore, Marcello Musto, un giovane napoletano "emigrato" in Canada che, da anni, dedi-ca il suo impegno di studio e di lavoro all'opera di Karl Marx, alla cui teoria, oggi più che nel passato, si è tornati a guardare quale prezioso strumento interpretativo della odierna crisi del capitalismo, e per rein-terpretarla secondo i conflitti e le sfide del presente.
    Sul sito 
www.marcellomusto.com si può constatare la serietà e la qualità del percorso di ricerca di Musto, e del rigore filologico a essa sotteso.
 
Lucia Zito , Napoli
 
 
SCHEDA
 
Con la dissoluzione dell'Unione Sovietica, Marx venne considerato un pensa-tore da destinare all'oblio e sul quale si era già detto e scritto tutto. La crisi economica internazionale del 2008 ha riportato, invece, nuovamente alla ribal-ta la sua analisi del capitalismo e le recenti acquisizioni filologiche della Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA²), la nuova edizione storico-critica delle sue opere, hanno offerto agli studiosi nuovi testi che dimostrano la di-stanza tra la teoria critica di Marx e il dogmatismo dei marxismi dominanti nel Novecento. Il volume, in un periodo in cui si ritorna a interrogare l'autore frettolosamente messo da parte dopo il 1989, ricostruisce, con rigore testuale e storiografico, tappe ancora poco note, o misconosciute, della biografia intellet-tuale di Marx, quali la formazione culturale giovanile, la redazione dei mano-scritti parigini del 1844, gli studi di economia politica degli anni Cinquanta, la stesura delle prime bozze preparatorie di Il capitale e la genesi di Il signor Vogt ; nonché la storia della diffusione e della recezione di alcuni dei suoi scritti principali, in particolare i Manoscritti economico-filosofici del 1844, il Manifesto del partito comunista e i Grundrisse . Dalla disamina critica e in-novativa, realizzata in queste pagine, dei dibattiti su filosofia post-hegeliana, concezione materialistica della storia,metodo di ricerca, lavoro e alienazione, emerge un "altro Marx", un pensatore molto diverso da quello raffigurato, per lungo tempo, da tanti suoi critici e presunti seguaci.
 
Marcello Musto - È professore di Teoria Politica presso la York University di Toron-to (Canada) ed è curatore e co-autore dei volumi: Sulle tracce di un fantasma. L'opera di Karl Marx tra filologia e filosofia; manifestolibri 2005; Karl Marx's Grundrisse: Foundations of the Critique of Political Economy 150 Years Later; Routledge 2008; Karl Marx. L'alienazione; Donzelli 2010; Karl Marx. Introduzione alla critica dell'economia politica; Quodlibet 2010 e Marx for Today; Routledge; in uscita nel 2012.

 

martedì 13 dicembre 2011

Li Razzi mia

________________________________

A chi non ha ancora avuto occasione di vedere questo recente servizio televisivo sul parlamentare "svizzero" Antonio Razzi, segnalo di seguito il relativo link: vai al video sull'on Razzi<http://www.accento-news.it/news/worldnews/politica/1510-inchiesta-di-la7-compravendita-parlamentari-antonio-razzi-%u201cio-il-14-dicembre-ho-pensato-a-li-cazzi-mia%u201d-video-inchiesta.html> (visione sconsigliata ai minorenni, ndr)

________________________________
Raniero Fratini, Zurigo

martedì 29 novembre 2011

Giorni di neve, giorni di sole

Siamo i gemelli Fabrizio e Nicola Valsecchi, autori del libro "Giorni di neve, giorni di sole".

Il nostro terzo romanzo narra una vicenda realmente accaduta: la storia di Alfonso Dell'Orto, che in pieno regime fascista, nel 1935, con la madre e la sorella, parte per l'Argentina dove suo padre Augusto era emigrato per motivi politici e lavorativi. Sullo sfondo l'Italia del duce, in cui la libertà era negata e c'era una tessera per tutto, anche per pensare. Quel paese lontano appare loro come la terra del sole e della speranza, così come per moltissimi nostri connazionali. In Argentina, tra sforzi, rinunce e sacrifici, Alfonso riesce a costruirsi un futuro e una posizione, sposa una connazionale e forma una famiglia con quattro figli. Purtroppo altre dittature si frappongono sul suo cammino. E' il 1976 quando il regime militare dei generali e di Jorge Rafael Videla apre il periodo dell'obediencia debida e del terrorismo di stato, che ha provocato 30.000 desaparecidos, vittime su cui è sceso il silenzio complice di molti stati e anche della chiesa. La figlia
maggiore di Alfonso, Patricia (21 anni), è tra i primi desaparecidos insieme al marito Ambrosio (23) con cui svolgeva un lavoro sociale tra i poveri del barrio. Lasciano sola al mondo una bimba di 25 giorni, Mariana, a cui Alfonso in età ormai matura fa da padre. Non erano militanti attivi.

Dell'Orto vive la sua tragedia senza mai perdere la speranza di ritrovare la figlia. Quando vengono riaperti i processi nel 1999, ecco la triste verità della morte di Patricia, grazie alla deposizione del testimone oculare Julio Lopez, desaparecido per la seconda volta il 18 settembre 2006 dopo aver fatto i nomi dei colpevoli.

Alfonso trova il modo per fare rivivere la memoria della figlia, riabbracciando dopo 70 anni il proprio paese natale, lasciando un quadro di Patricia ( la sola a non aver conosciuto Piazza Santo Stefano, frazione di Cernobbio), nella Cooperativa Sociale del paese costruita anche da suo nonno Giovanni, per legare idealmente i principi di libertà, verità, giustizia e democrazia in cui i suoi cari credevano.

Il libro vanta la prefazione di Adolfo Perez Esquivel, Premio Nobel per la Pace 1980 "per la sua attività a favore dei poveri e dei non violenti" e la postfazione di Gianni Tognoni, Segretario Generale del Tribunale Permanente dei Popoli.

________________________________

Ringraziando per l'attenzione porgiamo cordiali saluti

Fabrizio e Nicola Valsecchi

________________________________
________________________________
P.S.: alleghiamo recensione di Scanner Firenze http://www.scanner.it/libri/giornidineve-sole4676.php

mercoledì 2 novembre 2011

I senza storia e senza memoria , Difendere la lingua di Dante , Letteratura e fotografia con accento italiano in Canada,"Grande leader africano"

I senza storia e

senza memoria

________________________________

A margine dell'articolo di Paolo Bagnoli

"Il Pd si sfarina"(ADL 23.10.2011).

________________________________

Quel partito – il PD - a canne d'organo non armonizzate, secondo la felice immagine di Paolo Bagnoli descritta nel suo intervento su L'Avvenire dei lavoratori di domenica 23 ottobre, è un risultato atteso e previsto, da alcuni e non da oggi: non si crea un partito serio senza una storia e senza una memoria. Quando poi si pensa di adottare una storia e una memoria "truccate", ancora peggio. Non è una lezione della storia a disposizione di alcuni specialisti, ma è semplicemente il frutto del buon senso. E questo stupisce ancora di più. A consolazione del PD bisognerebbe riconoscere che anche altre formazioni politiche attuali non si sa che cosa siano, quale memoria e quale storia rappresentino e, infatti non a caso vivono una vita molto più precaria di quanto qualche presunto leader vorrebbe.

Se la questione da un punto di vista politico è chiara, sarà necessario attendere le analisi degli storici e dei sociologi per darne una spiegazione intelligente; ma qualcuno attende invece gli psicanalisti., Vedremo.

Il fatto del tutto negativo, tuttavia, non è solo questo sfarinamento del nostro sistema dei partiti, quanto piuttosto che il ventennio – sembra una condanna – di questa cosi detta seconda repubblica ha comportato per il paese un ritardo culturale di analoga portata. Indico la parola "culturale" per sintetizzare le diverse dimensioni del nostro ritardo: economico, tecnologico, strutturale, sociale, ecc.

Alla ricerca di segnali di ottimismo certamente potremmo indicare varie situazioni, vari eventi e varie manifestazioni, Non vanno certamente sottovalutati, anche se i tentativi di dare corpo a questi movimenti ha dovuto registrare sino ad ora la mancanza delle condizioni necessarie e cioè, appunto il riconoscersi in una storia e in una memoria e da lì partire per elaborare la proposta di un progetto e di un programma di governo e di ammodernamento del paese.

Per ora le uscite di D'Alema e Co. tengono ancora banco, quelle di Veltroni pure, anche se sembrano sempre più dei racconti provinciali e campati per aria. o peggio. E i "rottamatori" hanno colto solo una faccia del problema, perché in materia di storia e memoria stanno accuratamente attenti a esporsi il meno possibile, dimostrando di aver acquisito il peggio degli eventuali rottamati.

L'avvicinarsi della scadenza elettorale – anticipata o meno, resta comunque ormai a breve termine – potrebbe dare delle scosse in direzioni , tuttavia, diametralmente opposte: o una chiamata a raccolta di tutti per evitare che le zizzanie interne mettano a rischi il possibile successo o una accentuazione delle differenze e delle autonomie anche organizzative dei vari gruppi per evitare di essere "democraticamente" eliminati. Più passa il tempo, più la seconda ipotesi diventa rischiosa per tutti.

E poiché i tempi delle scadenze elettorali non sono affatto certi, e del tutto probabile che, se l'Europa ci sorregge, la prima soluzione vada avanti. Sino a quando non si sa. Probabilmente sino a quando quel movimento sociale ancora sconnesso non troverà l'incontro con un serio soggetto politico, al quale lavorare, o continuare a lavorare, comunque, da subito.

________________________________
Sergio Ferrari

Difendere la lingua di Dante

________________________________

ANCHE LA COMUNITÀ ITALIANA

DIFENDE L'INSEGNAMENTO DELLA

LINGUA DEL SÌ NELLA SCUOLA SVIZZERA

________________________________

La Svizzera è l'unico Paese al di fuori dell'Italia e, ovviamente, di San Marino e della Città del Vaticano, in cui l'italiano è una lingua ufficiale. Poi, in effetti, il tedesco la fa da padrone, il francese resiste per il numero proporzionalmente elevato di coloro che lo parlano. Il romancio, da parte sua, è praticamente presente come testimonianza linguistica solo in alcune valli della Svizzera orientale. Infine abbiamo, appunto, l'italiano che è una lingua minoritaria essendo parlata da meno di trecentomila persone del Cantone Ticino e in quello dei Grigioni in due sue valli a sud delle Alpi, mentre sta scomparendo oltre San Gottardo e, soprattutto, nelle istituzioni pubbliche della Confederazione.

Se oggi è questa la situazione della lingua di Dante in Svizzera la causa è da ricercarsi nel fatto che la componente "italiana" di questo Paese (il Cantone Ticino e, in parte, il Cantone Grigioni) non ha saputo (voluto?) avvalersi della grande opportunità che ha avuto di potersi espandere e rafforzare linguisticamente oltre Gottardo, nel resto della Confederazione, valorizzando la lingua italiana, quando dall'immediato Dopoguerra sino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, vivevano centinaia di migliaia di emigrati italiani. Un'occasione purtroppo perduta poiché oggi la comunità di origine italiana che vive ancora oltre Gottardo con le sue seconde e terze generazioni, essendosi integrata nelle società locali, è divenuta linguisticamente francofona o germanofona perdendo gradualmente la conoscenza dell'italiano.

Questo è quanto scrivevo tempo fa commentando quanto era accaduto con la lingua italiana in questo Paese. Poi arrivò la decisione del Cantone di San Gallo di sopprimere nelle scuole superiori le lezioni di italiano quale materia curricolare. Una decisione che quel Cantone dovette rimangiarsi alla svelta per l'opposizione di gran parte della politica locale, del mondo accademico e della stessa comunità italiana (sostenuta dal Comites e dal Cgie) che contribuì notevolmente alla raccolta di firme per una petizione popolare a sostegno della continuazione dell'insegnamento della lingua italiana nel cantone di San Gallo. Il tutto a dimostrazione che la collettività italiana, se coinvolta, è tuttora certamente utile (determinante?) per difendere e promuovere la lingua italiana in questo Paese.

Adesso ci sta riprovando il Cantone Obvaldo ad escludere l'insegnamento dell'italiano dalle materie principali della maturità ed anche in questo caso subito si sono attivati per far rientrare questa decisione sia la Deputazione ticinese alle Camere Federali che altre istituzioni ed organizzazioni che promuovono e difendono lingua italiana in Svizzera. Come già avvenne a San Gallo, è stata immediatamente lanciata una raccolta di firme per opporsi alla decisione del Cantone Obvaldo da parte dell'Associazione svizzera dei professori di italiano (ASPI), dal gruppo "italiano@scuola.ch<mailto:italiano@scuola.ch>" e dal Dipartimento Educazione Cultura e Sport del Cantone Ticino.

Ci sarebbe piaciuto che da subito, in questa lodevole iniziativa, fosse stata coinvolta pure la comunità italiana attraverso quantomeno il Comites di Lucerna, competente territorialmente e ci piacerebbe che, in futuro, in analoghe situazioni, anche la rappresentanza istituzionale degli italiani in Svizzera venisse coinvolta fin dall'inizio e non a rimorchio. Tuttavia, ne siamo certi, il Comites di Lucerna (con il supporto della Delegazione svizzera del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero e dell'associazionismo italiano) darà ugualmente, il suo fattivo contributo al successo della petizione per far rientrare anche questo ennesimo tentativo di penalizzare l'insegnamento della lingua di Dante in questo Paese.

________________________________
Dino Nardi, Coordinatore UIM Europa e membro Cgie

Letteratura e fotografia con

accento italiano in Canada

________________________________

DUE CONCORSI PROMOSSI DELLA RIVISTA

ITALO-CANADESE "ACCENTI" - www.accenti.ca<http://www.accenti.ca/>.

________________________________

Vorrei portare alla Vostra attenzione l'annuncio della settima edizione del concorso letterario e della quinta edizione del concorso fotografico, entrambi indetti da Accenti, la rivista canadese dall'accento italiano (visitate il nuovo sito della rivista: www.accenti.ca<http://www.accenti.ca/>). Per entrambi i concorsi la scadenza per la presentazione delle opere è il 7 febbraio 2012.

I concorsi della rivista Accenti hanno come scopo quello di rafforzare il legame tra l'Italia e il Canada. Il concorso letterario è aperto a brani di narrativa (fiction, non-fiction e creative non-fiction), dall'argomento libero, redatti in lingua inglese. Il concorso fotografico mira invece ad 'immortalare un momento italiano'. Tra i vincitori del concorso letterario delle edizioni passate ricordiamo: Elizabeth Cinello (2011), Loretta di Vita (2010), Ivano Stocco (2009), Paul French (2008), Maria Francesca LoDico (2007) e Sheila Wright (2006). Vincitori del concorso fotografico negli anni scorsi: Marcel van Balken (2011), Amy Occhipinti (2010), Robert T. Norton (2009) e Nick Colarusso (2008).

________________________________
Giulia De Gasperi, Toronto

Contro Corrente

________________________________

"Grande leader africano"

________________________________

"Il capitalismo mondiale ci ha messo del tempo, ma alla fine è riuscito a raggiungere l'obiettivo che perseguiva da decenni, passando per Ronald Reagan, che fece bombardare Tripoli uccidendo una cinquantina di membri della famiglia di Gheddafi; per l'attentato di Ustica, dove, per colpire Gheddafi, l'aviazione francese colpì invece il DC-9 dell'Itavia. E per altri numerosi tentativi di far fuori il leader di un paese che ha datp più aiuti ai paesi del terzo mondo di tutti i grandi paesi del G-20 mesi insieme".

________________________________

di Rodolfo Ricci

________________________________

Dice il commentatore e vaticanista della Stampa, Andrea Tornielli, nel suo blog (http://2.andreatornielli.it/): "La Libia, quando Gheddafi prese il potere nel 1969, aveva un tasso di analfabetismo del 94 per cento; oggi l'88 per cento dei libici è alfabetizzato. Il Federal Research Division della Libreria del Congresso Usa scrive che "un servizio sanitario di base è fornito a tutti i cittadini libici. Salute, formazione, riabilitazione, educazione, alloggio, sostegno alla famiglia, ai disabili e agli anziani sono tutti regolamentati dai servizi assistenziali". Le vaccinazioni infantili coprono la quasi totalità della popolazione. C'è un medico ogni 673 cittadini. Secondo le tabelle dell'Indice di Sviluppo Umano della Banca Mondiale (miscellanea di aspettativa di vita, istruzione, reddito) la Libia è (o meglio, era) l'unico paese con livello alto dell'Africa, e veniva prima di ben nove nazioni europee.

Cito questi dati traendoli dall'illuminante libro Libia 2012 dello storico Paolo Sensini (Jaca Book), che consiglio vivamente a tutti coloro che vogliono farsi un'idea sulle ragioni della guerra e sul potere della disinformazione. Perché ho ricordato tutto questo? Perché alcuni dei capi dei "ribelli" e del governo provvisorio – i nostri governi stendono su questo un velo di silenzio – sono ex terroristi di Al Quaeda. E se c'è una cosa davvero incerta è il futuro del paese. Li cito per ricordare come siamo molto selettivi nell'individuare i dittatori cattivi, e le popolazioni da proteggere, a seconda delle convenienze. Se le rivolte vengono sedate nel sangue in certi paesi arabi ottimi alleati dell'Occidente, facciamo finta di niente. In altri casi, come in quello della Libia (vuoi vedere che c'entrano petrolio e gas?) in poche ore eccoci tutti in fila a bombardare, ovviamente solo con bombe "intelligenti"…

E' solo l'ultima esternazione a cui si assiste sul web dopo l'esecuzione di Muhammar Gheddafi da parte di islamisti al seguito della alleanza neocolonialista e criminale capitanata dalla NATO che ha sganciato oltre 50.000 bombe in sette mesi di guerra sul territorio libico per annientare per sempre dalla faccia dell'Africa e della terra, la Jahmaijria socialista e il suo leader, arrivato al potere senza sparare un sol colpo nel lontano 1969.

Il fronte del capitalismo mondiale ci ha messo del tempo, ma alla fine è riuscito a raggiungere l'obiettivo che perseguiva da decenni, passando per i bombardamenti di Ronaald Reagan, che fece bombardare Tripoli uccidendo una cinquantina di membri della famiglia di Gheddafi; per l'attentato di Ustica, dove, per colpire Gheddafi, l'aviazione francese colpì invece il DC-9 dell'Itavia con la morte di tanti italiani. E per altri numerosi tentativi di far fuori uno dei più intelligenti leader africani e mnondiali, il cui paese ha contribuito in termini di aiuti ai paesi del terzo mondo più di tutti i grandi paesi del G-20 mesi insieme.

In termini di conquiste sociali ed economiche, di sviluppo e modernizzazione di un paese arretratissimo fino agli anni '70, Gheddafi ha pochissimi "concorrenti". Non ha eguali l'opera faraonica e strategica di creazione del grande fiume Man Made River, che costituisce la più grande opera di irrigazione dei paesi desertici e dell'intero pianeta, un'opera, che da sola e forse più della gestione indipendente ed oculata del petrolio, preoccupava fortemente il gruppo di potentati criminali che hanno aggredito la Libia sotto le insegne dell'ONU, in previsione della conquista e del controllo globale dell'acqua, una guerra planetaria che può dirsi iniziata proprio con l'aggressione alla Libia.

Se vi è qualcosa in cui Gheddafi ha sbagliato (e che deve servire di insegnamento) è quella di fidarsi del capitalismo criminale del nord, il cui apprezzamento quale scudo contro la penetrazione dell'islamismo nel nord Africa e il contenimento dei flussi migratori, non è bastato per acquisirne il riconoscimento. A posteriori si può dire che si trattava della più grande operazione di simulazione che un gruppo di paesi ha elaborato per disfarsi dell'indipendente e pericolosissimo leader che mirava all'unità africana, mentre per chi comanda l'Africa non è altro che il continente del futuro confronto-scontro con la Cina e forse con l'India. Una sorta di patto di non aggressione violato alla prima utile occasione: la primavera araba.

Non è stato attaccato ed eliminato perché non faceva bene, Muhammar Gheddafi, ma perché fin troppo bene e con visione di futuro aveva fatto, lui, figlio di beduini analfabeti, nato nel '42 - ma non sapeva neanche lui di preciso quando - nel deserto a ridosso di Sirte.

A dimostrazione che l'intelligenza e la capacità di leadership prescinde, molto spesso, dal livello delle scuole frequentate ed è molto più legata alla capacità dell'intelligenza critica di cui ogni persona è dotata, salvo abdicarvi sotto pressione dei più forti o per adesione subalterna agli stessi, un panorama di cui è pieno il miserabile occidente avanzato.

Non è un caso che dopo il dissolvimento dell'URSS, tutti i residui bastioni di quello che fu il grande movimento dei "non allineati" è stato abbattuto senza pietà, secondo l'innovativa prassi delle guerre umanitarie: Jugoslavia, Iraq, Libia. Affinché il posizionamento geostrategico occidentale fosse rafforzato in previsione degli eventi imminenti.

Ovviamente non esiste alcuna ragione umanitaria nell'attacco alla Jamajiriya, come non ne esistevano nelle precedenti aggressioni e guerre degli ultimi 15 anni. Ne sono conferma il sostegno a dittature spietate e feudali come quelle dell'alleato prediletto, l'Arabia Saudita dei Saud-Bush, e dei suoi emirati satelliti inventati dagli inglesi e cogestiti assieme agli USA del premio Nobel Barack Obama.

Ciò che colpisce in quest'epoca di fine impero è che le aggressioni si succedano sempre più frequenti e che il loro carattere oggettivamente criminale assomigli sempre più a quanto insegnato dalle politiche del decennio del Terzo Reich, incluso l'uso goebbelsiano dei media, che si mobilita a condannare le violenze dei riots londinesi e dei black bloc romani, massaggiando per settimane i poveri (ma non più scusabili, se non si rivoltano) spettatori dell'occidente, e che parallelamente sostengono - da destra e da "sinistra" (insieme a settori consistenti di pacifisti pentiti) - le cinquantamila bombe umanitarie sganciate a difesa dei "civili libici" di Bengasi e di Misurata, mentre su Tripoli, Sirte, Bani Walid ecc. può piovere abbondante l'uranio impoverito e altre amenità, senza che nessuno si agiti.

Solo l'esecuzione del Cristo nel deserto filmata da decine di telefonini di ultima generazione e diffusa malgrado i suggerimenti della Nato mandante, riesce a destare qualcosa nel profondo di coscienze sempre più controllate. Ma subito dopo si riparlerà di casa nostra, con l'inconsistenza e l'insipienza di sempre.

Finché qualcosa non arriverà a destare gli spiriti.

Per ora non ci resta che salutare la grandezza di Muhammar Gheddafi, beduino, ispirato da Enrico Mattei, leader e combattente fino alla fine, dell'indipendenza libica ed africana per quasi mezzo secolo.

Niente fughe in paradisi dorati, niente accaparramento di miliardi di dollari che erano alla portata sua e della sua famiglia. Un segno invece, che non può essere oscurato facilmente, né dimenticato.

"Sic transit gloria mundi" ha detto qualcuno. Vedremo se ciò che è stato seminato tornerà nell'ombra oppure se da esso nuove e più accorte occasioni germoglieranno in Africa, continente del XXI secolo.

________________________________
Caro Ricci, la tua pur utile denuncia delle politiche occidentali in Libia manca di una valutazione critica sulla dittatura di Gheddafi. Ma il dibattito è aperto. – La red dell'ADL

mercoledì 19 ottobre 2011

La disoccupazione giovanile, Cossiga

La disoccupazione giovanile

________________________________

L'ultima rilevazione Istat (dati provvisori di luglio) ci dice che in Italia la disoccupazione giovanile si attesta al 27,8%.

La Confartigianato ha invece segnalato che nel nostro Paese ci sono quasi 1,2 milioni di under 35 senza lavoro e che la disoccupazione nella fascia di età 15-24 anni (29,6%) è la più alta d'Europa.

Questa non è una tendenza ma una REALTA', in atto ormai da quando è iniziata la crisi: per i giovani si è bloccato il già debole canale di accesso al mercato del lavoro. È un problema che sta diventando strutturale e che richiede quindi politiche pertinenti e dedicate in esclusiva.

Quello che il Governo Berlusca-Lega non ha FATTO e non FA ! ! !

NELL'INTERVENTO DEL BERLUSCA IL13 ottobre neanche una parola riguardo la soluzione del lavoro giovanile: VERGOGNA!

________________________________
Sergio Denti, pensionato

Cossiga

________________________________

Kossiga è vivo.

O almeno lo sono i suoi metodi

immortali.

Infiltrati.

Gente mascherata nei cortei.

Provocatori prezzolati.

Teppisti da stadio,

piccoli delinquenti,

informatori e spioni della sbirraglia,

quella che ha disseminato l'Italia di stragi, tentativi golpisti, fiancheggiamento delle mafie e responsabile di ogni sozzura, da Portella delle Ginestre alla P2 di governo.

Stesso copione, stessi metodi.

Non certo da precari intellettuali:

qui si ha a che fare con registi professionali, coreografi di regime, gazzettieri del potere, armigeri di Sua Maestà.

specialisti della provocazione.

Black bloc?

Servizi segreti deviati?

Di nero, c'è solo il fascistume,

mai morto.

Di segreto,

non c'è nulla.

Succhiano i nostri soldi,

per usarli contro di noi.

Stregoni della violenza,

contro ogni apprendistato di democrazia.

Scesa in piazza una nuova generazione,

cosa c'è di meglio che sputtanarla

con un po' di falò vandalici?

La polizia,

come diceva Gaber,

quando serve non c'è mai,

è a difendere i palazzi del potere.

Meglio così,

che se intervengono fanno solo danni,

teppisti da stadio in divisa

e comunque a volto coperto,

anche loro.

Fango e provocazione,

su una generazione

di giovani uomini

che non possono permettersi di vendere a caro prezzo un seggio parlamentare e di giovani donne non use a vendersi nel letto del presidente del consiglio di tutte le italiche mafie né a dare l'utero in affitto al presidente del consiglio della vicina V repubblica.

________________________________
Caino

lunedì 3 ottobre 2011

Il Dio dei Repubblicani / Salva stati, salva banche / Il vecchio che avanza

Il Dio dei

Repubblicani

________________________________

Nati dall'esigenza di un gruppo di Britannici di professare liberamente il proprio credo religioso, gli Stati Uniti d'America continuano a essere un paese nel quale l'effettiva separazione tra lo stato e la chiesa non rimane tale anche nelle menti degli Americani. Da questa parte dell'Atlantico, attivismo religioso e politico a volte coincidono e si sovrappongono fino a determinare curiose commistioni politico-fideistiche che, nell'era attuale, lasciano piuttosto perplessi.

Le statistiche parlano chiaro. Dai microfoni degli intervistatori o dai questionari, preziosi per le indagini demoscopiche, emerge una società spesso arroccata su punti di vista sconcertanti che non ci si aspetterebbe di trovare a distanza d'alcuni secoli della creazione pionieristica della Piantagione di Plymouth.

Dai sondaggi emerge un meta' circa degli intervistati fermamente convinta che Obama e la sua amministrazione starebbero ficcando il naso in settori che sarebbe meglio lasciare nelle mani dei privati. Quasi l'80% sostiene che ai disoccupati che si rifiutino d'accettare gli impieghi disponibili non dovrebbe essere corrisposta alcuna indennità. E più del 90%, professa una fede cieca nel principio tradizionale americano che l'America e' ancora "la terra delle opportunità" nella quale "tutto e' possibile per quelli che lavorano sodo", nonostante le evidenti difficoltà economiche attuali.

Sono in molti anche a credere, non tenendo in alcuna considerazione il principio del libero arbitrio, che non si muove foglia che Dio non voglia. Molti sono fermamente convinti che il Signore dell'Universo lavori a tempo pieno per confezionare piani di successo destinati a premiare tutti quelli che hanno fede in Lui.

A volte, esaminando alcuni aspetti del Pianeta America, si rimane basiti nello scoprire quanto il fatalismo sia diffuso per motivazioni di tipo religioso in una civiltà che prese l'avvio da Atene e dalla Città Eterna non diversamente dalla gente mediorientale o orientale in genere.

Qui nel Texas un'indagine sulla pratica religiosa, condotta in ambiente universitario, ha evidenziato come i Repubblicani di Huston, la "Citta' dello Spazio", siano pronti a giurare che Dio e' impegnato a operare nel mondo, giorno dopo giorno, fondando la propria azione sull'ideologia conservatrice che avversa ogni tentativo di regolamentazione statale e che Egli sostiene il liberismo economico come uno dei pilastri più importanti della fede.

Questo nuovo tipo di conservatori, che coincide specialmente con le frange più conservatrici della destra, ritiene che il Creatore operi direttamente, attraverso il libero mercato globale. L'economia alla fine, ritornerebbe all'ottima situazione di prima perché sotto il controllo autorevole della Provvidenza. Sarebbero quindi perfettamente inutili le analisi sul rapporto costo-guadagno.

I fondamentalisti di questa nuova forma di fede economico-religiosa predicano di lasciar fare a Dio riducendo l'interventismo sociale di Obama, nel quale un'evidente strategia di demonizzazione adombra (non è uno scherzo) l'opera del maligno.

Un quinto della popolazione e' pero' convinto che da come vanno male le cose non sembra proprio che il Signore che abita ai piani superiori del Firmamento abbia trovato ancora il tempo d'occuparsi dell'economia americana. La disoccupazione rimane un problema gravissimo e difficile da risolvere. Le iniziative dell'Amministrazione sono avversate e rallentate sistematicamente dai Repubblicani, anche perché eliminarla o ridurla aumenterebbe le probabilità del Presidente democratico di rimanere al suo posto nelle prossime elezioni.

Molti Americani continuano a non potere pagare i mutui, continuano a perdere la loro casa che, secondo copione, viene requisita e poi messa in vendita. Secondo questi ultimi, si starebbe facendo poco o nulla per varare una tassazione più giusta che faccia pagare di più chi ha di più. Si reperirebbero finalmente, in questo modo, quelle risorse delle quali si ha urgente bisogno per far ritornare i disoccupati al lavoro e per rimettere in moto gli ingranaggi inceppati dell'economia evitando d'attendere con angosciante rassegnazione l'intervento miracoloso e risolutore dell'Altissimo.

________________________________
Roberto "Ro" Pucci, Huston (Texas/USA)


Salva stati,

salva banche

________________________________

Cari amici in Europa, incredibile, lo stanno facendo di nuovo: i nostri governi stanno riempiendo con i soldi nostri le tasche delle banche!

Dobbiamo dare il via libera al fondo salva-stati il prima possibile per salvare la Grecia, l'Europa e l'euro. Tuttavia l'attuale fondo salva-stati fa sì che siamo noi contribuenti a rimborsare le banche del 90% dei loro investimenti forsennati. I greci non vedranno nemmeno un euro di tutti i soldi che stiamo per destinare ai ricchi banchieri. Peggio ancora: il 30% dei nostri soldi andrà agli speculatori, che faranno profitti enormi dalla speculazione sul fondo salva-stati!

Come può essere che i nostri governi abbiano siglato il fondo salva-stati, che ricopre d'oro banche e speculatori e lascia la Grecia in mutande? La risposta è semplice: i governi hanno chiesto anche ai banchieri di firmare il patto. I nostri ministri delle finanze s'incontreranno fra 3 giorni e decideranno del piano: lanciamo un appello enorme a loro e ai nostri parlamenti per tornare al tavolo delle trattative per salvare la Grecia e non le banche:

http://www.avaaz.org/it/eu_people_vs_banks/?vl

In un momento in cui ovunque c'è una grossa stretta sul credito e fette importanti della nostra spesa sociale vengono tagliate con l'accetta, i governi cedono davanti all'altare della lobby dei banchieri. Si giustificano dicendo che sono preoccupati che alcune banche non saranno in grado di assorbire la perdita degli investimenti in Grecia, e che senza gli aiuti fallirebbero. Ma se siamo noi ad avere bisogno di aiuto, e di conseguenza ci rivolgiamo alle banche, non riceviamo soldi gratuitamente, bensì prestiti. Ora le banche sono in difficoltà e si sono rivolte a noi: perché dovremmo trattarle diversamente da come fanno loro? Anziché dare via i nostri soldi gratuitamente, facciamo prestiti o investimenti nelle banche, e chiediamo che ci vengano restituiti a un buon tasso d'interesse!

Questo è quello che hanno fatto Gordon Brown nel Regno Unito e Barack Obama negli Stati Uniti: quando le banche stavano per fallire, non le hanno salvate con finanziamenti a tasso zero, ma con prestiti e investimenti. E nel giro di un anno i contribuenti ci hanno persino guadagnato!

Questo accordo è corruzione pura e semplice. Non c'è ragione alcuna legata all'interesse pubblico per fare questo regalo a banche e speculatori, mentre ci sono miliardi di buoni motivi per provare a proteggere i conti pubblici. Invece di dare via quei soldi, possiamo investirli in Grecia e nella capacità delle nostre società di uscire dalla crisi finanziaria e cominciare nuovamente a crescere. E' arrivato il momento per i nostri politici di non nascondersi più dietro argomentazioni complicate scritte dai banchieri: questo gioco è finito. Urliamo il nostro no a questo scandaloso fondo salva-stati e chiediamo un nuovo patto:

http://www.avaaz.org/it/eu_people_vs_banks/?vl

Troppo spesso ormai il futuro dell'economia e dei nostri bambini viene deciso nelle segrete stanze da interessi corrotti che vogliono solo fare profitto. I cittadini sono totalmente tagliati fuori: è ora di dire basta. I banchieri e i politici ritengono che tutto questo sia troppo complicato perché le persone possano capire o interessarsene. Dimostriamo loro quanto si sbagliano. Con speranza,

________________________________

Alex, Iain, Antonia, Emma,

Alice, Maria Paz, Pascal

e il team di Avaaz


Maggiori informazioni su:

=> Corriere della Sera - Gli hedge fund faranno profitti sul recupero dei bond greci<http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Crisi-hedge-fund-scommettono-recupero-bond-greci/29-09-2011/1-A_000253602.shtml>

=> Il Fatto quotidiano - Crisi greca, alunni a scuola senza libri. E un dipendente pubblico su 5 resterà a casa<http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/14/crisi-grecia-alunni-a-scuola-senza-libri-e-un-dipendente-pubblico-su-5-restera-a-casa/157383/>

=> Corriere tv - Austerità e crescita: un binomio difficile<http://video.corriere.it/austerita-crescita-binomio-difficile/748508fa-e4fa-11e0-ac8f-9ecb3bbcc6bf>

=> La Repubblica - G20: maxi piano da tremila miliardi<http://www.repubblica.it/economia/finanza/2011/09/25/news/g20_maxi_piano_da_3mila_miliardi_per_il_ricapitalizzare_le_banche-22212245/>

per la ricapitalizzazione delle banche<http://www.repubblica.it/economia/finanza/2011/09/25/news/g20_maxi_piano_da_3mila_miliardi_per_il_ricapitalizzare_le_banche-22212245/>

Il vecchio

che avanza

________________________________

La crisi economica è la fase suprema della crisi politica, non esiste più una classe dirigente cui affidare la nostra fiducia, il nostro impegno civile, siamo di fronte ad una concreta mancanza di rappresentatività. Il potere dello Stato non appartiene al popolo, ma a una classe dirigente politica di borghesia ricca, mai illuminata, che lo impone e che per nulla sa cosa sia la vita concreta dei cittadini.

Abilmente travestiti da salvatori della patria, i due più pericolosi rapinatori del paese hanno messo a segno il loro colpo migliore. Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, quelli che hanno aumentato di 250 miliardi il debito pubblico in tre anni, hanno compiuto il più grande furto della loro epoca. La manovra d'agosto da 47 miliardi.

Vittime della rapina: Ceti medi e poveracci in generale. Beneficiari della rapina, le categorie protette dal governo Berlusconi: i super-ricchi che vivono di rendite e gli evasori fiscali. Quelli che l'unica manovra che interessa è quella di parcheggiare yacht e limousine.

In Italia deputati e senatori decidono tutto da soli: gli stipendi, la possibilità di essere arrestati, la compatibilità degli incarichi, perfino la validità della loro elezione. Nulla di nuovo nel deserto della politica italiana. E' il vecchio che avanza! Come il titolo del nostro bollettino di settembre "Il popolo delle Sciare".

________________________________
Vito Fichera, Misterbianco (CA)

martedì 20 settembre 2011

Rifondare

LETTERA / SEGNALAZIOIONE

Dal Circolo Rosselli di Milano

 

L'attività "rosselliana" ricomincia dopo la pausa estiva con il 4° INCONTRO ANNUALE DI VOLPEDO , organizzato e promosso dalla Rete dei Circoli Socialisti e Libertari del Nord-Ovest d'Italia, cioè appunto dal Gruppo di Volpedo, di cui il nostro Circolo, come sapete, è una delle associazioni fondatrici.

    Quest'anno l'appuntamento, ormai tradizionale, con l'ameno borgo del Tortonese, ove Giuseppe Pelizza dipinse, a fine Ottocento, i celeberrimi "Quarto Stato" e "Fiumana" (icone universalmente note del nascente movimento operaio e socialista), si svolgerà in realtà in due giorni.

    Sabato 24 settembre 2011 alle ore 16.00 incontreremo il sindaco di Milano GIULIANO PISAPIA , che tornerà a confrontarsi con noi ad un anno dalla sua visita a Volpedo del 2010, ove annunciò la sua candidatura alle primarie del Centro-Sinistra di Milano (evento che dette di fatto inizio a quell'entusiasmante avventura, risoltasi con la vittoria alle comunali dello scorso giugno). Per noi che abbiamo creduto sin dal principio nella scommessa arancione di Pisapia sarà un lieto momento di festa, ma anche una bella occasione per ragionare con il nostro amico Sindaco di Milano di prospettive politiche interessanti.

    La serata sarà introdotta presentata da GIANCARLO CALDONE , sindaco socialista di Volpedo, che farà, giustamente gli onori di casa. 

    In seguito a tutti i presenti sarà possibile visitare la biennale Pellizziana e quindi prendere parte alla manifestazione Musica in Piazza.

    Il giorno dopo, domenica 25 settembre 2011, a partire dalle ore 9.30, affronteremo invece un'intensa giornata di analisi e di discussione politica, toccando diversi temi.

    Cominceremo la mattinata parlando de Il riseveglio democratico del Nord Africa; dopodichè (sempre al mattino) affronteremo la questione de Le nuove forme del lavoro (con particolare riferimento alla problematica del mutamento nella composizione sociale in Italia, al tema del ruolo dei sindacati e delle nuove forme di rappresentanza, e all'analisi delle esperienze alternative di organizzazione del lavoro in altri paesi d'Europa). Nel pomeriggio, dopo una pausa pranzo nei locali della Società Operaia di Volpedo (il pranzo avrà un costo di 20 euro), ci occuperemo invece della questione di come Rifondare l'economia a partire dai territori.

    Molti sono gli interventi già programmati per le diverse sessioni:

 

RENZO PENNA,

PIA LOCATELLI,

FARID ADLI, ROSARIA

BERTILACCIO,

PIERFRANCO PELLIZZETTI,

MAURO BESCHI,

ANTONIO FOCILLO,

PAOLO BORIONI,

LUIGI FASCE,

FELICE BESOSTRI,

ANDREA BALLARÉ,

FEDERICO BERRUTI,

FRANCO D'ALFONSO,

TOM D'ALESSANDRI,

ALFONSO PITTALUGA,

VALDO SPINI,

ROBERTO NEBIOLO.

 

Diversi altri saranno però, naturalmente, gli interventi che potranno venire da chiunque chiederà la parola.

    Intorno alle ore 13.00, prima del pranzo, avremo anche modo di prendere tutti quanti parte - nella storica Piazza Quarto Stato -, alla tradizionale riedizione della Fiumana pellizziana. A conclusione della giornata invece, e cioè intorno alle ore 17.45, procederemo, secondo la tradizione, alla messa in votazione di alcuni documenti politici.

    Insomma, il programma della due giorni, come vedete, è ampio ed interessante. Ma l'aspetto forse ancora più significativo è che gli appuntamenti di Volpedo stanno ormai diventando un'occasione importante di riflessione e di confronto politico. E' un'occasione, insomma, alla quale è importante prendere parte.

    L'idea di fondo della due giorni è chiara: noi "volpediani" crediamo in effetti che occorra affrettarsi per costruire una vera Europa politica, e che di contro alle crisi di un capitalismo finanziario sempre più fuori controllo, occorra rispondere urgentemente creando una vera Unione Europea dotata di reali istituzioni di governo. Tali istituzioni saranno chiamate ad imprimere una seria politica redistributiva, che si ponga il problema di ridurre la diseguaglianza. Si tratta cioè di costruire una vera unità federale europea per mettere in campo delle serie politiche di impronta socialista e socialdemocratica (e dalla forte sensibilità ambientalista). Per questo occorre pensare ad un grande Partito Socialista Europeo, in grado di incarnare ed esprimere questa prospettiva. Dai tempi dell'appello di Volpedo del 2008 noi sosteniamo questa proposta, che torneremo evidentemente a rilanciare anche quest'anno.

    Non meno urgente ci pare peraltro l'esigenza di imprimere al più presto anche un forte rinnovamento alla Sinistra italiana, poiché in Italia ci pare ancora più disperata la necessità di costruire una vera forza riformatrice: socialista, democratica, laica, libertaria, autonoma, con una spiccata sensibilità ambientale ed una forte tensione europeistica ed internazionalista.  A tutti coloro che ritengono di condividere una siffatta prospettiva, e che siano comunque interessati ad un confronto politico costruttivo su questi temi rivolgiamo dunque l'invito caloroso ad intervenire e partecipare a questo appuntamento volpediano.

    In allegato troverete il volantino con tutti i dettagli dell'iniziativa, con le indicazioni stradali per raggiungere Volpedo, e con gli indirizzi da contattare se riterrete di pernottare nella notte tra il 24 ed il 25.

    Vi aspettiamo! Ne varrà sicuramente la pena.

Francesco Somaini, Circolo Carlo Rosselli – Milano

 
 

LETTERA

Un'altra Italia

 

Ai tempi della DC, quel partito si era talmente sputtanato che nessuno osava dire di votarlo.

    Di cosa hanno bisogna ancora gli italiani di oggi per farla finita con un simile sbruffone che a tempo perso fa il primo ministro per quest'italia di merda (tutte parole sue).

    Quant'era vero il grido della ex moglie Veronica Lario, "mio marito è malato", intendendo che non aveva piú il cervello a posto.

    Ma cosi come ancora ci sono qualche milione di italiani che continuano a votarlo, cosi ci sono quelli che in Parlamento per riconoscenza verso questo signore che li ha messi sulla lista come candidati a guadagnarsi una pagnotta d'oro possano dichiarare: si il ns president Berlusconi era convinto che "Ruby" fosse la nipote di Mubarak. Solo da questa asserzione si dovrebbero dimettere perchè:

    a) state dicendo il falso per compiacerlo e difendervi la pagnotta d'oro;

    b) lo dite con convinzione e allora non potete lasciare al suo posto un presidente cosi deficiente (che ci fa pure rima).

    Potrei concludere: purtroppo l'Italia è anche quella delle 10 milioni di persone che almeno una volta all'anno vanno dalle cartomanti, è anche l'Italia delle "Escort" sessuali e politiche (come ieri è stat classificato da Di Pietro l'On. Casini), è anche l'Italia del malaffare.

    Ma io non posso e non voglio concludere cosi, perchè c'è

 

"Un'altra Italia"

 

(e questa nel suo piccolo s'è manifestata l'anno passato anche qui a Monaco con bellissime manifestazioni culturali e politiche).

    Un'altra Italia grande l'abbiamo nel ns Paese natio, dove sono esistiti/e ed esistono persone e organizzazioni come Falcone e Borsellino, come Caselli, come Libera, come Emergency, come il sindaco "verde" Pollica, come Peppino Impastato, come l'ex Presidente della Repubblica Pertini e tanti ancora, ma anche tanta, tanta gente normale che lavora tutti giorni (quando ha un lavoro) e che non vuol essere immischiata con gli e le "Escort" dell'era berlusconiana.

Gianfranco Tannino, Monaco

lunedì 12 settembre 2011

Qualche riflessione. E un appello.

LETTERA

 

Gli sviluppi dello scenario politico di quest'ultimo anno sono ambivalenti: una nuova stagione, anche in contesti difficili (come Napoli), pare essere emersa a livello amministrativo, corroborata dalla poderosa quadruplice affermazione referendaria e dal parziale rilancio del movimento antiliberista (quello dei social forum) che a Genova si è ritrovato per ricordare il decennale della contestazione al summit dei G8 e della brutale repressione, introibo di un nuovo ordine mondiale; la malcerta tenuta numerica dell'attuale maggioranza parlamentare e le tensioni finanziarie stanno producendo ricorrenti manovre finanziarie, infruttuose quanto dannose e "di classe" per la loro iniquità sociale e i loro effetti recessivi. Resta la grave anomalia dell'espulsione di ogni forza di sinistra dal Parlamento: ciò ci priva, sia ricordato agli sbadati e ai qualunquisti, anche della possibilità di avere un'interrogazione parlamentare, di avere una tribuna da cui far sentire la propria voce al paese, di dare rappresentanza a settori sociali non scomparsi al posto delle rappresentazioni ammansiteci in questi anni di bipolarismo, maggioritario e porcellum. Una tipica stagione di transizione, in cui cose vecchie e nuove, istanze contrastanti convivono e si confondono, confondendoci, in cui vari sbocchi sono possibili.

    Anomalia nell'anomalia è che in Italia manchi un partito che dia rappresentanza alle classi sociali più colpite dalla crisi (precari e migranti, in primis, ma anche lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, tanto privati quanto statali); che riprenda quei ricchi e forti contenuti che sono il patrimonio di questi ultimi dieci anni di movimenti (per arrivare al processo costituente dei beni comuni) da non dissipare in alcun modo; che sappia, o almeno ci provi, impedire i tentativi di obliterazione della sinistra italiana. A questo partito volentieri ed ostinatamente (ma non senza ragione) continueremo a dare la denominazione di socialista.

    In realtà, per converso esisterebbero pure partitini e movimenti sedicenti socialisti: gli uni contro gli altri armati, tutti nondimeno sotto il segno accomunante del moderatismo e della lontananza, se non antagonismo, rispetto ai movimenti e ai contenuti di cui sopra. Di area centro-sinistra ovvero inseriti stabilmente nella "corte dei miracoli" che è l'attuale compagine governativa, questi partitini e movimenti sedicenti socialisti si inseriscono – con un'ostinazione speculare a quella predetta – nella più vasta corrente, che era tempesta, denominata neoliberismo. Arfé ci ha insegnato, in uno dei suoi ultimi scritti, che – storia alla mano – Non possiamo dirci riformisti; altri studiosi e attivisti ci hanno spiegato che sono esistiti due riformismi fra loro distinti e anzi incompatibili ed antitetici – l'uno a favore delle classi lavoratrici, l'altro a favore delle rendite e dei potentati economico-finanziari. Il primo di questi, sconfitto e quasi annichilito, ha avuto in Lombardi il proprio alfiere; alcuni presunti allievi di Lombardi vorrebbero farsi promotori del secondo.

    Benché questa tendenza non sia una specificità italica, poiché nei vari paesi europei maggiormente coinvolti nella bufera dei mercati finanziari le misure anti-popolari e di cessione della sovranità popolare a nuovi istituti non elettivi né democratici (BCE e organismi del declinante "Washington consensus": FMI, BM, WTO) sono state varate da governi "socialisti" – Grecia, Spagna, in passato Portogallo; inoltre giova ricordare che, del tutto inopinatamente!, il principale candidato "socialista" alle elezioni presidenziali in Francia era il direttore del FMI (ossia uno dei Nemici) finché un grave scandalo sessuale non ha rimandato il PS a più caute ed adeguate scelte. Molto ci sarebbe da aggiungere: genealogie, figure e sviluppi di questa metamorfosi. Così com'è un partito socialista, vieppiù "e dei democratici", europeo serve solo per il progresso dei diritti civili, quelli sociali essendo rinviati a tempi migliori gentilmente concessi dai potentati economico-finanziati. Niente di più, niente di meno.

    Certo esistono alcune specificità italiche. Una solo conviene enunciarla. È notizia di questi giorni (primi di settembre 2011) che è nuovamente sotto i riflettori mediatici tale Lavitola Valter, faccendiere per conto dell'attuale premier e contumace per ragioni giudiziarie da appurare (per quanto le intercettazioni siano alquanto eloquenti di un certo savoir faire). Le vicende in cui tali figuri sarebbero coinvolti ci parlano chiaramente della condizione di un paese, l'Italia, malmesso, ma rischiano di farci dimenticare una cosetta per noi importante: quel tale è proprietario e redattore de L'Avanti (il fatto che manchi il punto esclamativo non rende più lieve il fatto, perbacco!).

    Ora che partitini, movimenti, politici e ministri sedicenti socialisti possano far parte dello schieramento delle destre e varare misure contro le classi lavoratrici rientra nel rischio insito nell'esercizio del "libero arbitrio"; che Zapatero e Papandreu et ceteri simillimi "per alto senso di responsabilità" possano e vogliano trasformare i propri stati in protettorati di banche e agenzie di rating (a differenza dei "populisti" governi di Argentina e Bolivia) è il risultato di lunghi processi cui il movimento di Genova, novella Cassandra, aveva dato nomi e cognomi e in ogni caso si attendono gli esiti delle rivolte sociali provocate sotto il segno dell'indignazione.

    A noi, più modestamente, spetterebbe il compito – in sé non impossibile – di "riprenderci" l' Avanti! quando verosimilmente il suo non lodevole proprietario se ne libererà. Serviranno soldi ma ancor più un comitato di garanti che prepari la restituzione della testata alla sinistra italiana per farne un luogo di informazione, analisi, dibattito e cultura politica. In fondo si tratta di pensare a l' Avanti! che faccia quotidianamente e a stampa quel che L'Avvenire dei lavoratori fa periodicamente e on-line. Da lì si può, a mio avviso, ripartire. 

    Gli interessati facciano sapere e si mobilitino. L'intendance suivra. Ne vale la pena.

 

Gaetano Colantuono,

docente precario e storico (coautore di I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana. Storie e memorie di una vicenda ignorata )

lunedì 4 luglio 2011

Frontalieri oggetto di scambio?

NO DEI SINDACATI ITALIANI ALLA SCELTA DEL CONSIGLIO DI STATO TICINESE

 

Il Consiglio di Stato ticinese ha deciso di "congelare" il 50 % dei ristorni delle imposte alla fonte versate dai frontalieri italiani in Canton Ticino; della quota di 55 milioni di franchi (all'incirca 44 milioni di euro) quindi verrà versata all'Italia solo la metà .

    Il Consiglio di Stato si è impegnato a liberare la trattenuta non appena i Governi svizzero ed italiano daranno vita al negoziato.

    Se da un lato le motivazioni che stanno alla base del clamoroso atto sono ben conosciute e condivise, le organizzazioni sindacali italiane sono nettamente contrarie ai contenuti e alle modalità della decisione.

    La stessa Presidente della Confederazione Elvetica Micheline Calmy-Rey nei giorni scorsi aveva affermato che "sospendere i riversamenti non è opportuno".

    La necessità di riavviare i contatti tra i Governi svizzero e italiano non può più essere rimandata; è urgente che si riallaccino i rapporti in modo da definire in  maniera bilaterale nuovi accordi per evitare la doppia imposizione, accordi che la Svizzera ha già firmato con numerosi Paesi, ad esclusione dell'Italia.

    Utilizzare i frontalieri come "oggetto di scambio" per dirimere questioni ben più complesse non è corretto. Le conseguenze di questo atto sono gravissime per tutti i Comuni di frontiera italiani, specialmente per i più piccoli, che sarebbero costretti a ridimensionare in maniera totale o parziale tutti i servizi alla popolazione.

    Le organizzazioni sindacali italiane quindi chiedono con forza che si dia continuità alle mozioni approvate alla Camera dei Deputati nelle settimane scorse, volte appunto ad una normalizzazione dei rapporti tra Italia e Svizzera; inoltre chiedono al Consiglio Federale svizzero di intervenire immediatamente per il rispetto di una Convenzione bilaterale sottoscritta tra due Stati sovrani.

 

Claudio Pozzetti, Gianmarco Gilardoni e Pancrazio Raimondo

Per CGIL-CISL-UIL Frontalieri

Come nella parabola dei Talenti

Economia

a cura di ItaliaOggi

 

Valorizzare l'oro di Bankitalia e i soldi delle Poste aiuterebbe molto a risanare i conti senza deprimere ulteriormente l'economia

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista

 

La Commissione europea, come noto, ha raccomandato all'Italia di mettere i conti a posto, di diminuire il debito pubblico e di azzerare il deficit entro il 2014. In soldoni questo vuol dire un taglio di 45 miliardi entro la data indicata. Non si tratta di imporre austerità all'Italia e all'Europa, dice Bruxelles, ma «l'insostenibilità delle finanze pubbliche sta limitando il nostro potenziale di crescita».

    Ancora una volta abbiamo il vecchio e irrisolto dilemma: viene prima l'uovo o la gallina? Prima tagliare le spese come condizione per ripartire oppure rilanciare subito l'economia per abbattere il debito?

    La Commissione Ue da sempre privilegia i tagli di bilancio come se fosse il toccasana per fermare il crescente debito pubblico. È la storica deformazione di considerare tutto come costi, siano essi gli interessi passivi, le spese correnti o gli investimenti.

    Noi pensiamo che debba essere la crescita dell'economia a «guidare» il risanamento dei conti. Riteniamo che il freno del rigore possa essere tirato senza intaccare le capacità produttive del paese, i livelli di vita dei cittadini e i diritti dei lavoratori. Può sembrare un'eresia, ma non lo è.

    Si possono risparmiare 10-15 miliardi con i tagli ai costi della politica, a partire dal finanziamento pubblico dei partiti e dagli emolumenti più scandalosi nel pubblico e nel parapubblico e da una riforma fiscale che riduca le aliquote soprattutto per i redditi bassi e medi, razionalizzando e riducendo gli enti pubblici, standardizzando i costi nella sanità e nei ministeri per effetto del federalismo e della informatizzazione digitale. Si possono e si devono ricuperare miliardi di euro dall'evasione fiscale, dal sommerso e dall'economia criminale. I grandi evasori sono ancora troppi!.

    Non bisogna vendere i «gioielli di famiglia» per tappare i buchi del debito. L'esperienza delle privatizzazioni fatte a partire dal 1992, mentre la lira si svalutava sotto l'attacco della speculazione internazionale, è stata deleteria e dovrebbe averci insegnato qualcosa. Le privatizzazioni non sono un male, ma sono un processo delicato e complesso che non bisogna mai sperimentare nei momenti di difficoltà e di crisi. I rapaci sono sempre pronti ad approfittare.

    Da tempo si parla anche di vendere parte delle riserve di oro della Banca d'Italia per abbattere il debito pubblico. Si vorrebbe alienare un bene con un valore reale in cambio di una momentanea illusione numerica di miglioramento della nostra situazione debitoria.

    Secondo noi invece uno dei problemi di fondo del sistema economico italiano è la mancanza di uno strumento istituzionale capace di creare e assicurare credito agli investimenti, alla modernizzazione e allo sviluppo. Le risorse non mancano e neanche le capacità.

    Si pensi che a fine 2010 la Banca d'Italia deteneva riserve auree per 2.412 tonnellate con un valore di oltre 83 miliardi. Oggi sarebbero circa 90 miliardi. Anziché venderlo, una parte di questo tesoro potrebbe diventare il capitale di base per un «Fondo Nazionale di Investimento» al fine di emettere credito a basso tasso di interesse e di lungo periodo per progetti e investimenti in infrastrutture leggere (ricerca, istruzione) e pesanti (trasporti, acqua, smaltimento rifiuti), di modernizzazione industriale e tecnologica e per sviluppare, senza guasti ambientali, seri interventi nell'energia pulita.

    Come nella parabola dei talenti, l'oro sarebbe messo a frutto. Creerebbe attività produttive, ricchezza, lavoro ed entrate fiscali per lo Stato che potrà utilizzarle anche per abbattere il debito.

    In quest'ottica la Cassa Depositi e Prestiti potrebbe essere riformata e orientata per mettere a frutto la «grande riserva di risparmi» dei cittadini italiani. Ci sono ben 210 miliardi provenienti dalla raccolta postale. Una piccola parte è già destinata al sostegno della Pmi e al finanziamento delle opere pubbliche degli enti locali. Il resto sta a garanzia dei conti dello Stato per situazioni di emergenza.

    Si potrebbe mettere a frutto una parte di esso, non per abbattere di un 1-2% il debito pubblico del paese, ma per creare uno specifico Fondo equity (20-30 miliardi di euro) destinato agli investimenti per le infrastrutture e lo sviluppo in grado di sollecitare anche la partecipazione dei privati.