venerdì 11 aprile 2008

CHI GOVERNÀ LA CRESCITA ZERO?

Se negli States i padri di famiglia abbandonano casa lasciando la chiave nella toppa, i mercati finanziari vanno in crisi e le economie occidentali rischiano la recessione: stiamo esagerando?

di M. Sironi
Ormai lo dice anche il Fondo Monetario Internazionale nell’ultimo World Economic Outlook: la crisi, innescata dai mutui subprime, e’ di ampiezza tale da colpire non solo il sistema finanziario dell’Occidente, ma anche la crescita economica mondiale: nel 2008 sara’ solo del 3,7%, stima rivista al ribasso rispetto a quella di gennaio. Gli Stati Uniti, che la crisi l’hanno provocata concedendo mutui casa praticamente a chiunque, cresceranno solo dello 0,5%. L’Europa, che per di piu’ e’ anche strozzata dal supereuro, non potra’ certo fregarsi le mani, perche’ lo shock finanziario blocchera’ il suo sviluppo all’1,4%. Beninteso come valore medio, perche’ per certi paesi come l’Italia la crescita prevista e’ dello 0,3%.

‘’Pessimismo esagerato’’ – dice il governatore Mario Draghi. Ma alcuni apprezzati economisti, come Mouriel Roubini e David Roche, prevedono per lo Stivale una crescita vicinissima allo zero, se non proprio una recessione. Dunque chi vincera’ le elezioni del 13 e 14 aprile rischia di dover governare la Nave Italia in un momento tra i piu’ procellosi. E tutto perche’ l’anno scorso negli USA si e’ sgonfiata la bolla immobiliare, quella che per anni ha permesso a moltissimi americani di spendere e spandere al di sopra delle loro effettive possibilita’ grazie alle quotazioni ribollenti delle loro case.

Il fatto e’ che negli USA, se un padre di famiglia si accorge che il mutuo che gli resta da pagare e’ piu’ grande del valore di mercato della sua casa, puo’ semplicemente andarsene lasciando le chiavi nella toppa: chiuso l’incidente, piu’ nulla e’ dovuto alla banca. E con lo sboom e’ successo a tanti: a fine 2008 ci saranno 16 milioni di case ‘’sott’acqua’’ , ha detto Roubini all’ultimo meeting di Cernobbio.

La crisi , partita dai subprime (mutui concessi a clienti privi di garanzie), si e’ estesa ai prime (mutui per clienti garantiti), alle attivita’ edilizie in genere, e poi ai consumi delle famiglie che rappresentano il 72% del PIL statunitense. Ma non ha risparmiato il mercato puramente finanziario dei prodotti derivati, tra i quali abbondano le obbligazioni emesse dalle banche per cartolarizzare i loro crediti, a rischio e non a rischio, che a loro volta sono entrare in massa nei portafogli degli hedge fund (fondi di investimento che investono programmaticamente in prodotti ad alto rischio/rendimento). I quali hedge fund operano tipicamente utilizzando alla grande la loro leva finanziaria, leggi capacita’ di indebitarsi. Morale: le stime dell’FMI parlano di 1000 miliardi di dollari di perdite a livello mondiale, di cui la gran parte verra’ assorbita dalle banche americane. Ma non solo, perche’ dopo le banche Usa la crisi ha toccato anche quelle europee, con tanto di colossi come l’UBS che si trova costretta a decapitare il vertice aziendale e a chiedere l’aiuto di Sergio Marchionne ( il deus ex machina artefice della rinascita Fiat).

Ma , tornando a noi, c’e’ un ma: la crisi italiana ha poco o nulla a che fare con hedge fund e subprime, verso i quali sono esposte – ma per poco – solo alcune delle nostre grandi banche, come Unicredit e BNL. E’ l’FMI a dirlo. I nostri problemi sono li’ da sempre, e sono strutturali : scarsa produttivita’, infrastrutture carenti, colossale debito di Stato: possiamo risolverli con un mondo in recessione?