martedì 19 gennaio 2010

"Io giudice reo di ateismo" / "Serve una nuova Lepanto" / "Se si ritorna a Crispi"

Io giudice reo di ateismo
 
Il prossimo 22 gennaio di fronte al CSM il caso del giudice Luigi Tosti, sospeso e condannato perché laicista militante Avviso tutti gli amici che mi hanno sostenuto nella battaglia per la rimozione dei crocifissi dalle aule dei tribunali italiani che il prossimo 22 gennaio 2010 sarà celebrato, dinanzi al Consiglio Superiore della Magistratura, Piazza Indipendenza n. 4, ROMA, il procedimento disciplinare che è stato aperto, circa 5 anni fa, a mio carico per essermi io rifiutato di tenere le udienze sotto l'incombenza dei crocifissi. Un procedimento, questo, per il quale ha subito due condane penali ad un anno di reclusione (poi annullate dalla Cassazione) e sto subendo, da 4 anni, la sospensione dallo stipendio e dalle funzioni. Mi difenderò da solo e l'udienza sarà pubblica (anche se l'aula non è particolarmente capiente). La presenza di televisioni sarebbe oltremodo gradita, non avendo io alcunché da nascondere o di cui vergognarmi: credo, però, che l'Avv. Nicola Mancino negherà le autorizzazioni per impedire che venga ripreso questo processo, degno della migliore Santa Inquisizione della Chiesa cattolica. In ogni caso, rappresento che presterò il consenso preventivo a quanti vogliano chiedere di riprendere il processo e divulgarlo. In caso di condanna e di conseguente rimozione dalla magistratura, adirò la Corte Europea dei diritti dell'Uomo: in caso di assoluzione e di reintegrazione in servizio, seguiterò a rifiutarmi di tenere le udienze sino a che il Ministro di Giustizia (oggi Angelino Alfano) non avrà rimosso l'ultimo crocifisso dall'ultima aula di giustizia della Colonia Pontifica, cioè dell'Italia. Presagisco (ed anzi spero) che i membri del CSM, per non offendere i desiderata di Papa Benedetto XVI ed anche per non correre il rischio di essere linciati e di essere bollati come "ubriaconi" (com'è avvenuto per i giudici della CEDU), opteranno per la prima soluzione.
E' gradita la massima diffusione di questa notizia.
Buon Sol Invictus a tutti.

Luigi Tosti
 
 
 
 
La Padania: " Serve una nuova Lepanto"
 

Per «arginare» un Islam sempre aggressivo, come mostrano i rapimenti dei due italiani in Mauritania e il fallito attentato sul volo della Delta, «l'Occidente cristiano» deve reagire con una nuova Lepanto, il che richiede però un nuovo Pio V che dia vita a una Lega Santa. Fatto questo che oggi non è all'orizzonte, visto che la Chiesa «appare del tutto arrendevole, schiacciata del tutto su posizioni solidaristiche del tutto perdenti». Gli fa eco il Giornale della famiglia Berlusconi, quello che parla del partito dell'amore e minchiate varie, titolando "Fermiamo gli immigrati islamici". Il buon Feltri si scaglia contro chi vorrebbe una legge per dare cittadinanza agli extra comunitari, praticamente con Fini e PD. Ma vediamo come, secondo la lega, cosa dovrebbe fare il Pio V di turno.

    La battaglia di Lepanto, località sul Golfo di Corinto, dove avvenne lo storico scontro del 7 ottobre 1571 tra le flotte musulmane dell'Impero Ottomano e della cristiana Lega Santa che, riuniva forze navali di Venezia, della Spagna (con Napoli e Sicilia) "praticamente terroni", di Roma, di Genova, dei Cavalieri di Malta e del Ducato di Savoia, federate sotto le insegne pontificie. La coalizione cristiana era stata promossa da Papa Pio V per soccorrere la "cristianità veneziana". In quella battaglia navale, "il saraceno e mamma li turchi", furono sconfitti. Papa Pio V prima di diventare pontefice fu nominato inquisitore generale da Pio IV e organizzò la distruzione delle colonie calabre dei valdesi, nel giugno 1561. Con il supporto dei signorotti locali, presero d'assalto la zona nord- ovest della regione, dov'erano gli insediamenti valdesi distruggendo interi villaggi e sterminandone le popolazioni. Il massacro si concluse con la cattura di circa 1.600 persone e l'uccisione di altri 2.200 uomini, donne e bambini di confessione valdese, con modalità raccapriccianti. 

    Secondo la Lega, ed anche secondo il "Giornale", la cristianità dovrebbe usare la logica dello sterminio calabro Valdese. Un Papa che, come si professa Berlusconi, abbia le palle. Un pensiero gentile da proporre per il nuovo corso della storia politica italiana, un passo verso il partito dell'amore e contro l'odio. Un piccolo passo per Berlusconi e Bossi, un grande balzo per l'umanità... verso il baratro.

 

Vito Fichera
 
 

 

Se si ritorna a Crispi

 

L'incredibile, allucinata requisitoria dell'on. Cicchitto – già affiliato alla P2 – nel corso del dibattito parlamentare sull'aggressione al presidente del consiglio (per una sintesi cfr. il Fatto Quotidiano, 16 dicembre) è una sorta di revival degli anni Settanta, ma di segno sconvolto: criminalizzazione delle opposizioni ed evocazione di trame e di congiure sotto forma di network. Si rivela così un tipico meccanismo psicologico, per cui la repulsione esacerbata di una realtà si accompagna al suo desiderio. E l'oggetto di questo voluttuoso timore sono gli anni Settanta. Quando si sparava sulle manifestazioni e i responsabili in divisa di omicidi erano coperti da un'imperturbabile impunità, solo recentemente appena scalfita dalle laboriose indagini sui "fatti di Genova", col loro penoso esito riduttivo, con le loro conseguenze nel grado di fiducia nelle "istituzioni" italiche.

    È ovvia la nostra solidarietà a quelle persone e a quegli organi di stampa colpiti dagli attacchi di colui che può essere considerato l'incarnazione, quasi un rudere, della degenerazione del PSI nella seconda metà degli anni Settanta – per chi scrive argomento di rovello storico sin dai tempi del liceo. Un nostro maestro, Gaetano Arfé, ha ricordato alcune volte aneddoti riguardanti l'attuale capogruppo delle destre alla Camera. Qui mette conto ricordare solo il colloquio di Arfé con un amareggiato Riccardo Lombardi, quando, in occasione della diffusione dei nomi degli affiliati alla P2, fu chiaro chi fosse uno dei suoi giovani più attivi (e commenta Arfé: Lombardi era troppo fiducioso verso i giovani). Ne derivò un memorabile schiaffo da parte di Lombardi. Potenza simbolica: un capo del CLNAI che schiaffeggia un rampante affiliato alla P2, la Resistenza contro la Propaganda Due. Ahimé, uno schiaffo non bastava per salvare un partito dalla "mutazione antropologica", che proprio i giovani rampanti di allora fiutarono, avallarono, tradussero in quotidiana prassi. Si tratta di un tema che va ripreso, anche perché è lì che si forma uno dei percorsi dell'attuale (ma ormai permanente) anomalia etico-politica in Italia.

    Come ogni discorso istituzionale – ma ormai occorre sottintendere, un istituzionale degradato, direi "sputtanato" – quello tenuto dall'on. Cicchetto va letto anche per le assenze, per l'implicito. Ciò che non dice e ciò che falsifica in modo strumentale, certo; ma anche e soprattutto in relazione a quelle forze – politiche e culturali – che costui non avuto la bontà di citare fra i cospiratori. Per chi non lo avesse notato, brillano le assenze dei quotidiani e degli organi di informazione della sinistra, in primis il manifesto. Mancano i partiti e le associazioni della sinistra, espulse dal Parlamento, dall'informazione nazionale e da molti enti locali. Mancano i movimenti dissidenti che hanno rianimato l'opposizione alle destre negli ultimi anni, in primis i social forum, in cui il respiro politico-culturale andava ben oltre i (discutibili) V[affa]-day e i (pur lodevoli) NoB-day.

    Insomma, l'attuale compagine governativa dimostra di non limitarsi più al predominio ma di far prove (inconsapevolmente?) di egemonia, almeno in uno dei suoi aspetti: si è scelta da sola e per proprio conto la propria opposizione, radicalizzando contro di essa i toni dello scontro politico e così catalizzando su questa parte rilevante dell'opinione politica. Quella estrerna, estranea e avversa a sé.

    Le altre opposizioni – quelle della sinistra, quelle suicidatesi nel corso degli ultimi quattro anni di oscillazioni, lacerazioni e incertezze – devono tornare a combattere la lotta per il proprio riconoscimento. Siamo tornati a prima di Crispi, l'ex garibaldino che rappresentò ai massimi livelli istituzionali l'involuzione degli ideali risorgimentali nell'Italia post-unitaria. Un salto nel passato nient'affatto invidiabile. E una lettura solo occasionale di Salvemini già ci mette in guardia dal ricorrente crispismo dei riformisti nostrani.    

 

Gaetano Colantuono