venerdì 11 luglio 2008

L'ELDORADO DEI DERIVATI?

L’ITALIA E’ L’ELDORADO DEI DERIVATI? FORSE NON TUTTA L’ITALIA, MA I NOSTRI ENTI LOCALI SÌ.

Il Rendiconto Generale dello Stato per il 2007, presentato il 26 giugno dalla Corte dei Conti, fa un bilancio pieno di luci ed ombre. Ma il Belpaese, oltre ad una spesa corrente difficile da controllare, ha anche 1800 miliardi di beni di Stato che, se venduti, annullerebbero il debito pubblico. Per non parlare della ricchezza immobiliare dei nostri squattrinati comuni, di cui le banche estere specializzate in derivati si sono gia’ abbondantemente accorte.

di M. Sironi

Il caso e’ scoppiato il 27 giugno, cioe’ all’indomani della presentazione del Rendiconto Generale dello Stato per il 2007 da parte della Corte dei Conti: il pm milanese Alfredo Robledo ha avviato un’inchiesta sui contratti derivati sottoscritti dal Comune di Milano nel giugno 2005 con UBS, Deutsche Bank, JP Morgan e Depfa. L’inchiesta vuole accertare se gli abili banchieri abbiano ‘fatto scemi ‘’ i funzionari comunali rifilando loro contratti derivati a condizioni chiaramente sfavorevoli, o se invece i 263 milioni di perdite gia’ accumulate sui contratti in questione siano da attribuirsi puramente all’andamento dei mercati: i derivati, si sa, sono prodotti ad alto rischio. Chi sottoscrive un contratto derivato incassa subito un po’ di soldi, ma in cambio firma una scommessa che puo’ andare bene, ma puo’ anche portare grosse perdite. Amministratori sprovveduti o spericolati?

Il sindaco Letizia Moratti ha detto che, fatte le verifiche del caso, non e’ escluso che il Comune si costituisca parte civile in un’eventuale causa per truffa. Situazione analoga al Comune di Taranto, ma gli Enti Locali che in prospettiva potrebbero fare crack sono molti: da dieci anni ormai Regioni, Province e Comuni si sono dati alla finanza attiva emettendo Bor, Bop e Boc per 30 miliardi circa , e accumulando cosi’ - tra mutui, emissioni obbligazionarie e contratti derivati - debiti complessivi per 109 miliardi (fonte Banca d’Italia).

Molte obbligazioni sono state collocate all’estero, ovviamente tra gli investitori istituzionali: nonostante si tratti di Regioni con difficolta’ economiche, la Campania ha collocato oltre confine bond per 2,2 miliardi, il Lazio per poco piu’ di 3, la Sicilia per 1,4 e l’Abruzzo per 1,1 miliardi. Ma sono dati difficili da raccogliere anche per la Banca d’Italia. A preoccuparsene - oltre alla Corte dei Conti che ha spesso puntato il dito contro l’allegra finanza locale – ora e’ anche il Governo, che sta studiando sanzioni per gli Enti piu’ spendaccioni: dal 2009 quelli che non avranno centrato gli obiettivi del Patto di Stabilita’ non potranno piu’ emettere obbligazioni o sottoscrivere mutui. E per tutti niente derivati per un anno. Resta pero’ la mina vagante dei contratti derivati sottoscritti in passato: a quanto ammontano, e perche’ le banche straniere fino all’anno scorso erano cosi’ attive in questo settore? E soprattutto, e’ vero che l’Italia, con 200 miliardi di contratti in essere, e’ l’Eldorado dei derivati, come sostengono gli esperti della Exane, e che solo nel 2007 gli investitori retail ne hanno sottoscritti 42 miliardi ??

Confutando i dati del rapporto presentato l’8 luglio da Exane, la Banca d’Italia fornisce cifre assai piu’ basse, che si riferiscono pero’ solo a quanto collocato dalle banche italiane. Ma sono anni che la Corte dei Conti tiene d’occhio il fenomeno, tanto che dal 2007 ha imposto agli Enti Locali l’obbligo di segnalazione se sottoscrivono derivati. E’ un primo passo. Negli altri paesi europei, da tempo, per le amministrazioni pubbliche questi contratti sono merce proibita. In Italia invece da qualche anno a questa parte, per quanto squattrinati e indebitati fossero i nostri comuni, funzionari di prestigiose finanziarie estere hanno bussato alle loro porte, proponendoli. E a guardare il Rendiconto Generale dello Stato si capisce anche come mai.

Il patrimonio pubblico del Belpaese, dice la Corte dei Conti, nel 2007 era di 1.800 miliardi, largamente sufficiente quindi a colmare il debito pubblico (1.597 miliardi) in caso di vendita totale dei beni dello Stato. Dei 1.800 miliardi solo 160 sono rappresentati da beni immobili. Assai piu’ ricchi di immobili sono invece gli Enti Locali, il cui patrimonio immobiliare e’ valutato 320 miliardi. Se i comuni fanno crack, dunque, non c’e’ problema: le banche creditrici si consoleranno con scorpacciate di ville monumentali, castelli da favola, parchi secolari, palazzi di alta rappresentanza. Insomma tutto quel po’ po’ di ben di Dio che fa dell’Italia, appunto, il Belpaese. E che spesso il Belpaese non sa ne’ apprezzare ne’ valorizzare nel modo giusto.