Lettera aperta al sindaco di Napoli Luigi De Magistris
di Filippo Caria (PSI – Napoli)
Caro Sindaco, l'anno prossimo in occasione dei 70 anni delle celebrazioni delle Quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943), noi napoletani siamo giustamente orgogliosi dell'insurrezione popolare avvenuta nel corso della II guerra mondiale, che riuscì a liberare la città partenopea dall'occupazione delle forze armate tedesche, coadiuvate da gruppi di fascisti italiani.
L'avvenimento, che valse alla città di Napoli il conferimento della medaglia d'oro al Valor Militare, consentì alle forze alleate di trovare al loro arrivo, il 1° ottobre 1943 una città già libera dall'occupazione nazifascista, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti oramai esasperati ed allo stremo per i lunghi di guerra. Napoli fu l'unica città insieme a Varsavia ad insorgere con successo contro l'occupazione nazista.
Mi sembra opportuno ricordarti che la città ha un debito irrisolto con uno dei principali protagonisti della rivolta al Vomero. Federico Zvab.
Federico Zvab (Trieste, 1908 – Napoli 1988), di famigli socialista , è costretto dalle leggi speciali del 1925 e 1926 a fuggire in diversi paesi europei. Svizzera, Germania, Francia e Belgio. Nel 1932 dirige in Belgio uno sciopero di minatori e metallurgici, partecipa alle Quattro giornate di Napoli. Nel 1943 fa parte della Camera del Lavori di Napoli. Milita nel PSI ed è dirigente dell'ANPI in Campania.
Federico Zvab è il volto politico dell'insurrezione, quello che non piace agl'americani, che ai moti di popolo preferiscono le foto degli scugnizzi, e probabilmente non piace a Togliatti ed al "nuovo" PCI, che fa i conti con lo spettro di Bordiga, che a Napoli ha storia e radici tra i lavoratori; non piace perché con la rivolta il PCI c'entra poco e, in molti casi, i rivoltosi sono stari guidati da "irregolari" come Zvab, Tarsia, Gabrieli ed altri militanti, il cui passato mal si concilia con i programmi degli uomini di Togliatti.
Ti riassumo brevemente la vita di Federico Zvab.
A Casigliano di Sesano, dove Zvab è nato l'aria è irrespirabile. I fascisti la fanno da padrone e la gente di sinistra morde il freno. A Zvab gli hanno ucciso un fratello e, per poter parlare e pensare da uomo libero, nel 1930va clandestino. Lo rincorrono, assieme a telegrammi e note della polizia politica.
Gira l'Europa, Jugoslavia, Francia, Belgio, dove si lega ad Enrico Russo, napoletano, troskista ed esule come lui, e poi in Germania, Svizzera, Austria dove a Vienna viene ferito sulle barricate degli operai in lotta col fascista Dollfuss. Infine e in Spagna , dove nel settembre del 1936 è tra i repubblicani.
Comandante di batteria nell'artiglieria repubblicana, attaccato dagli aerei italiani è ferito gravemente in Catalogna. Nel 1939, mentre i fascisti entrano vittoriosi a Barcellona , passa in Francia viene internato a Vernet. Mussolini però occupa la Francia e, nel settembre del 1940 Zvab finisce due anni a Ventotene dove incontra Sandro Pertini ed Ernesto Rossi, si ammala di peritonite tubercolare e si fa il calvario nel reparto dei confinati politici nell'Ospedale Incurabili di Napoli. E' così sofferente che il direttore della colonia di Ventotene , Marcello Guida, futuro Questore di Milano al tempo della strage di Piazza Fontana; propone che alla scadenza del periodo di confino venga restituito alla famiglia. Il fascismo non fa sconti. Zvab torna libero nell'agosto del 1943, quando caduto il regime si stabilisce a Napoli dove ritrova il suo vecchio compagno Enrico Russo.
Con Russo, Villone, Iorio e Vincenzo Gallo organizzano la Confederazio Generale del Lavoro (CGL) che vuole essere un sindacato libero da influenze politiche con il controllo della base sul vertice.
Nel 1945 la CGL confluisce nella CGIL: Clemente Maglietta segretario generale, Franco Avizzano, Domenico Colasanto, Matteo Gramanzini, Bruno Milanesi, Costantino Sciucca e Federico Zvab unico superstite dell'antico gruppo dirigente dopo le dimissioni da tutti gli incarichi politici e sindacali di Enrico Russo e Vincenzo Iorio.
Così come fu rimossa la CGL di Enrico Russo, che rifiutato un posto di ministro morì "dimenticato"in un ospizio per poveri, così probabilmente si cancellò grande o piccola che fosse l'anima politica delle Quattro Giornate, così si ignorano venti anni di antifascismo, come se la nascita del fascismo non coincidesse anche a Napoli con l'inizio della resistenza.
Per questo, chiedo al Signor Sindaco di Napoli di intitolare una strada di della città al compagno Federico Zvab, socialista, comandante partigiano, sindacalista, e medaglia d'oro al valor militare.