Ad Affile (Rm) si è costruito, da poco tempo, con i contributi pubblici erogati dalla Regione Lazio, un "sacrario" in onore del "soldato" Rodolfo Graziani nell'ambito del "parco di Radimonte", in via di riqualificazione.
E' così che in Italia si riqualificano i parchi naturali? Non vi sono altri soldati cui tributare l'onore del caso? Cosa c'è di sacro nella storia di un criminale di guerra?
La Fiap e la Federazione dei circoli Giustizia e Libertà chiedono, in modo netto e chiaro, che il mausoleo di Affile dedicato alla figura del generale fascista Rodolfo Graziani venga abbattuto in quanto monumento architettonico teso a esaltare la figura violenta di un assassino e apologizzare il fascismo. L'apologia del fascismo è infatti un reato previsto dalla legge 20 del giugno 1952, n. 645, e punisce, tra l'altro, chi "pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche".
Pensiamo quindi che quella costruzione vada smontata pezzo per pezzo e che con i proventi dei materiali ancora utilizzabili e vendibili, si debba finanziare, seppur simbolicamente, una struttura pubblica in Etiopia o in Libia.
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Rodolfo Graziani (1882 –1955, qui sopra secondo da destra, insieme a Himmler e altri gerarchi ai funerali di Bocchini) è stato un generale, un fascista, un colonialista, un repubblichino, un collaborazionista dei nazisti e un missino, ma soprattutto un criminale di guerra.
Imperialista duro e spietato, in special modo in Libia ed Etiopia, reprime, deporta e perseguita le popolazioni locali. Responsabile di torture, segregazioni e impiego di gas letali è colpevole di uccisioni, stragi e genocidi. In poche parole viola reiteratamente i diritti umani ed è a più riprese reo di crimini di guerra.
E' stato quindi, coerentemente alla sua condotta nel continente africano, firmatario del Manifesto della razza, appoggiando così le leggi razziali fasciste.
E' stato capo di stato maggiore dell'esercito durante la seconda guerra mondiale, ministro della difesa durante la Repubblica Sociale e avversario acerrimo della Resistenza e degli alleati. E' responsabile del bando di arruolamento della Repubblica di Salò, che prevedeva la condanna a morte per i ragazzi renitenti alla leva. Detiene in quegli anni il controllo di tutte le forze armate repubblichine, ad eccezione delle sole brigate nere di Pavolini.
Nel dopoguerra, non si pente della sua condotta, aderisce al MSI di cui diviene presidente onorario.
Per il suo operato, viene condannato a 19 anni di carcere dallo stato italiano, repubblicano e democratico. Gli vengono condonati 17 anni.
La F.I.A.P. (Federazione italiana Associazioni Partigiane) e
la Federazione nazionale dei Circoli Giustizia e Libertà