Riceviamo e volentieri pubblichiamo
L’Assemblea del Movimento Risorgimento Socialista del 28 Novembre a Roma all’Auditorium di via Rieti muove i primi passi di un lungo cammino per riportare in Italia e in Europa la politica di Alternativa all’ultraliberismo finanziario per riportare al centro il Lavoro, come valore, e contro le diseguaglianze della Società del XXI Secolo. Nel nostro Paese l’involuzione democratica, a cui si sta assistendo in un clima di quasi totale impotenta, ha molte cause e modalità, ma è indubbio che la crisi della rappresentanza politica del mondo del lavoro, frantumato a diversi livelli, ne sia una delle radici.
di Gaetano Colantuono
Si verifica un duplice fenomeno combinato: il profondo slittamento semantico del termine “riforme” dagli anni Settanta ad oggi e la progressiva cancellazione delle riforme popolari ottenute durante il ciclo di lotte fra gli anni Sessanta e Settanta. L’approdo di questa tendenza è ora rappresentata dalla profonda revisione della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e dall’attesa espunzione di ogni forza politica di sinistra dai luoghi decisionali (regioni e nuovo Senato, Camera) in virtù della nuova legge elettorale, l’Italikum, e delle altre leggi elettorali regionali. Un ciclo sembra chiudersi, travolgendo idealità, tradizioni, esperienze. Si scorgono appena i vincitori di questa fase.
In questo quadro desolante si colloca anche l’assenza di un partito con una piattaforma socialista. Se si può discutere l’origine della “mutazione antropologica” della cultura politica socialista in Italia, resta incontrovertibile il dato che nessuna delle forze che si autodefiniscono socialiste si pongono in contestazione della cultura politiche dominante – il neoliberismo nelle sue varie forme – ma si pongono tutte all’interno di un perimetro di spartizione di briciole di potere. Lo stesso PSE, divenuto Partito dei Socialisti e Democratici europei, nella sua cogestione a Strasburgo come a Bruxelles con i popolari, in realtà conservatori e liberisti, non contribuisce alla ripresa di un’azione riformista in senso socialista, ossia (nell’accezione codificata in Italia in particolare da Riccardo Lombardi) mediante trasformazioni nella struttura socio-economica a vantaggio dei lavoratori. La parola stessa “riforma” sembra ormai inutilizzabile a causa di un profondo slittamento semantico.
Occorre pertanto ricostruire un movimento socialista di sinistra, contrassegnato in ogni suo aspetto da alcune caratteristiche permanenti.
ANTILIBERISTA, in quanto pienamente contrario alle politiche liberiste, affinché, insieme ai movimenti di alternativa e di opposizione, le contesti nelle piazze, nei tanti spazi sociali, nei luoghi di cultura e nelle sedi rappresentative, elaborando e coltivando proposte politiche alternative.
RADICALE nei suoi obiettivi, perché va alla radice delle questioni, rifiutando le opposte tendenze disgregatici della forze organizzate di sinistra, l’estremismo e il moderatismo, così come rifiuta la scollatura fra apparati e base sociale. Facciamo propri tre NO fondamentali: AL RAZZISMO, ALLE GUERRE E AL MILITARISMO, AL NEOLIBERISMO.
DAL BASSO, in quanto è consapevole delle macerie e delle miserie della sinistra italiana che, anche non metaforicamente, segnano il paesaggio politico e culturale italiano e di cui tanto il precedente quanto l’attuale gruppo dirigente del PD (con i loro partitini-satelliti) portano le principali responsabilità. Da tale consapevolezza deriva la necessità di imparare dagli errori del passato, compreso quello più recente: il rifiuto del potere fine a sé stesso, del politicismo e del governismo con l’alibi dell’assunzione di responsabilità. Ne discende un più ampio coinvolgimento dei soggetti impegnati nei territori con una gestione realmente democratica e trasparente ad ogni livello.
Comuni punti di riferimento, nei differenti percorsi, sono:
il richiamo al patrimonio ideale della sinistra socialista italiana, pur nella consapevolezza della sua pluralità, dei suoi limiti e della sua relazione dialettica con altre culture politiche (quella comunista, cristiana, liberale di sinistra, infine quella dei movimenti e dell’ecologismo);
l’esigenza non più rinviabile di un confronto con il cospicuo patrimonio delle attuali culture e pratiche antiliberiste, espresse prevalentemente dal movimento dei social forum, capaci di rivitalizzare non pochi aspetti della tradizione socialista europea anteriore agli anni Ottanta e di porre questioni centrali dell’agenda politica nazionale e internazionale (nuovo modello di sviluppo, sottrazione dei beni comuni dal mercato, lotta alle disuguaglianze).
Per fare tutto questo riteniamo di impegnarci nel MOVIMENTO PER IL RISORGIMENTO SOCIALISTA. Ci rivolgiamo a quanti e quante hanno già maturato una forte identità socialista, correttamente intesa, non come alibi per isolarsi ma come punto di partenza per una collaborazione con altre soggettività per obiettivi comuni. Ci rivolgiamo a quanti e quante svolgono un prezioso lavoro sociale nei territori, nell’impegno nei sindacati e movimenti, nelle rinnovate forme di mutualismo e nel volontariato. Ci rivolgiamo al mondo della cultura, affinché contribuisca a promuovere una più feconda riflessione non ideologica o dogmatica né priva di un solido metodo (ossia di un’ideologia in accezione propositiva), ricercando in un rinnovato marxismo metodologico e libertario una delle proprie fonti di ispirazione.
A tutti e tutte chiediamo di aderire al MOVIMENTO PER IL RISORGIMENTO SOCIALISTA, di collaborare a radicarlo nei territori e nei luoghi del lavoro e delle altre forme di produzione sociale, di contribuire alla creazione di un autonomo Istituto socialista di cultura quale strumento di memoria storica e di elaborazione politica.
Affidiamo questo appello coscienti che le tradizioni socialiste non possano tramontare in Italia, mentre altrove in Europa e nel mondo esse rinnovano le lotte e le conquiste e mentre nel nostro paese il tasso di disuguaglianza e le crisi prodotte dall’attuale modello di sviluppo capitalistico assumono livelli insostenibili.
http://www.risorgimentosocialista.it/