Un film-documentario intitolato «Rino - La mia ascia di guerra» (coprodotto da Lab 80 film, Metavisioni e Rossofuoco) presentato alla 33esima edizione del Torino Film Festival.
Un paio d'anni fa il regista Andrea Zambelli e la produttrice del film sul partigiano Rino vennero a Ginevra per girare e ottennero il sostegno dell'Anpi. Ebbene, i sogni con determinazione si avverano e Andrea non solo ha finito il film, ma questo è stato anche selezionato per il Film Festival di Torino!
Siamo molto, molto fieri ed emozionati... aspettando di poter vedere il film! Vi rinvio al link con articolo dell’Eco di Bergamo:
Anna Biondi, Anpi Ginevra
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Pubblichiamo di seguito il progetto del film presentato a suo tempo a Ginevra.
Rino Bonalumi, classe 1922, vive con la moglie Lina e la badante rumena a Valbrembo, in provincia di Bergamo. Andrea, il regista, lo conosce da quando era bambino, le famiglie abitavano l’una sopra l’altra.
Rino e Lina non hanno figli, da subito si affezionano ad Andrea e a suo fratello, diventando una sorta di nonni acquisiti. Quando Andrea è adolescente, Rino resta un punto di riferimento fortissimo, soprattutto rispetto alle scelte politiche. Da un po’ di tempo, Rino non ricorda più niente.
Andrea ha decine di cassette, nei formati più disparati, in cui Rino racconta la propria storia. E, di conseguenza, quella di Andrea, e di molti altri. E’ la storia di chi sceglie di non adeguarsi all’ordine imposto, di ribellarsi, di essere sempre partigiano.
La Storia di Rino Dopo l'8 settembre '43, quando l'esercito italiano si sbanda, Rino e decine di commilitoni vengono abbandonati dai loro comandanti e rientrano a casa per conto proprio.
Rino decide che è il momento di passare all'azione, con un gruppo di amici costituisce una piccola brigata e decidono di assaltare la caserma di Ponte San Pietro per recuperare armi e denaro per finanziare la lotta partigiana.
Il gruppo di Rino è formato da giovani entusiasti, che scelgono istintivamente l'antifascismo. Sono in sette, senza armi e senza alcuna preparazione politica. Assaltano la caserma in bicicletta, immobilizzano i soldati e portano via trenta fucili e la cassaforte. Il successo di questa azione li spinge a reclutare altri amici e a formare una brigata. Sono un gruppo autonomo, guardano con sospetto alle formazioni cattoliche che li incoraggiano ad entrare nel loro movimento. Vogliono libertà d'azione, non accettano finanziamenti da nessuno.
Rino sfugge in maniera rocambolesca ad una perquisizione della milizia fascista e rimane latitante con una ventina di uomini. Fino al 25 aprile vivono alla macchia, alternando azioni ben riuscite ad ingenuità dovute all'assenza di preparazione politica e militare. Il 25 aprile la brigata è a Bergamo per partecipare alla Liberazione. Subito dopo decidono di regolare dei conti lasciati in sospeso: organizzano numerose requisizioni ai fascisti locali e non ne vogliono sapere di consegnare le armi.
Rino e quattro uomini del suo gruppo vengono arrestati e scontano 18 mesi di carcere.
Quando viene rilasciato emigra in Svizzera per lavorare. E' il 25 Aprile 1954 quando Rino arriva nel Canton Vaud, inizialmente a Saint- Prex e poi a Yverdon dove lavorerà per anni nella fabbrica “Paillard”. Lì parteciperà alle Colonie Libere, forme di associazionismo degli italiani che vivono in Svizzera basate sull'antifascimo e continua a svolgere attività politica. In questa fase della vita sviluppa la sua passione per i cavalli. Li addestra, li filma.
In fabbrica conosce Lina, una mondina emiliana. Si innamorano e si sposano. Insieme organizzano dei corsi di francese per i migranti italiani, attraverso cui diffondono la stampa comunista. Quindi, nel 1963 vengono arrestati ed espulsi dalla Svizzera. Nel 1980 la coppia va a vivere a Valbrembo, ed è qui che le storie si incrociano: Andrea ha 5 anni.
Il film è narrato in prima persona, dal regista stesso.