In Canavese ci si ricorda molto bene cosa è successo quando dalla macchina da scrivere meccanica si è passati a quella elettrica, con un’infinità di pezzi in meno e la perdita di un’eccellenza artigiana nella finitura dei pezzi metallici. La stessa cosa, ma molto più ampliata e estesa a tutto il mondo, sta per succedere nella produzione delle auto. Ed è molto probabile che la leadership produttiva verrà presa dalla Cina, che non ha grandi fabbriche di auto meccaniche da smantellare e ha ingegneri a profusione per ogni settore di sviluppo.
Sembra che la produzione delle batterie darà grossi problemi di inquinamento, ma non a caso la Cina ha creato da anni un ottimo rapporto con molti paesi africani, dove si trovano anche alcuni materiali rari utili per questa produzione, ma soprattutto dove la sensibilità all’inquinamento a lungo termine è inesistente a fronte di un inizio di occupazione tecnica. E molti paesi africani hanno un problema occupazionale provocato dagli investimenti, per l’appunto cinesi, nelle tecniche agricole produttive, precedute dalla costruzione di dighe che stanno cambiando la distribuzione delle acque, per esempio la portata del Nilo in Egitto quando saranno finite dai cinesi le dighe in Sudan e Etiopia.
Insomma, la geografia del mondo sta cambiando, e di questo cambiamento la Cina è protagonista con una programmazione a lungo termine di cui non siamo al corrente. Per ora ci limitiamo a esultare per il passaggio della “via della seta”, di cui sappiamo parlare solo nella direzione Cina-Europa e molto poco del contrario.
Insomma, dobbiamo ripensare a tutta la nostra programmazione a medio- lungo termine, che finora abbiamo poco pensato, pochissimo parlato e ancor meno applicato
Claudio Bellavita, Torino
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