Riceviamo e volentieri pubblichiamo
PER LO SVILUPPO DELLE FONTI RINNOVABILI IN PIEMONTE
ACCORDO TRA REGIONE PIEMONTE E CONSORZIO JPE 2010
Regione Piemonte e JPE 2010 S.c.r.l. (Consorzio Piemontese Produttivo Regionale per l’Ambiente e l’Energia) firmeranno un accordo per il rilancio produttivo e occupazionale delle PMI attraverso lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
JPE 2010 è un consorzio promosso da API Torino la cui missione è la costituzione di una filiera delle energie rinnovabili attraverso l’individuazione sul territorio di specifiche vocazioni produttive che, opportunamente riconvertite, siano in grado di generare sviluppo e nuova occupazione.
Il Protocollo d’Intesa sarà presentato nel corso di una
CONFERENZA STAMPA
martedì 16 Febbraio
Ore 12.00
API Torino (Sala Busso)
Via Pianezza, 123 - Torino
Interverranno:
l'assessore all'Energia, Ricerca e Industria della Regione Piemonte, Andrea Bairati
il presidente di JPE 2010, Fulvio Faletti
i vice presidenti di JPE 2010, Ferruccio Bellati, Antonio Vrenna
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
UN PAESE TROPPO LUNGO
Il Circolo di Via De Amicis invita alla presentazione del libro
UN PAESE TROPPO LUNGO
L'Unità Nazionale in Pericolo
diGiorgio Ruffolo
(Einaudi Editore)
Con l'Autore discuteranno:
Giorgio Benvenuto, Presidente della Fondazione Bruno Buozzi
Ferruccio De Bortoli , Direttore del Corriere della Sera
Massimo Ponzellini, Presidente della Banca Popolare di Milano Introduce e coordina Mario Artali, Presidente del Circolo De Amicis Martedì 23 febbraio 2010, ore 18
Sala delle Colonne della Banca Popolare di Milano
Via S.Paolo 12 - Milano
Lettera
Una discrepanza di comunicazione su Eluana
Il TG3 nazionale e quello regionale lombardo hanno evidenziato una discrepanza di comunicazione significativa in tema di fine vita.
Il TG3 nazionale ha ripreso il ministro Sacconi mentre arrivava a Lecco (con la scorta) per incontrare le suore che avevano accolto Eluana Englaro. Ad un certo punto si è levata una voce che gli gridava: "Vergogna! Strumentalizzare una vicenda di coscienza per scopi politici". Un'esclamazione ed un'affermazione inequivocabile. Sacconi si è fermato un attimo interdetto. Il potere è rimasto interdetto con la lettera del premier, la Roccella di scorta (mi ricorda Sarah Palin), la scorta. Non un viso ma una voce solitaria.
Il TG3 regionale andato in onda subito dopo ha tagliato questo episodio. Si vede Sacconi che scende dall'auto, si incammina, entra e consegna alle suore la lettera. La voce è stata rimossa dal video. Ma la censura ha sempre delle smagliature.
Per chi non lo sapesse il TG3 Regionale è stato il secondo snodo cruciale occupato da CL subito dopo la Regione di Formigoni. Infatti, da laboratorio culturale e rete sperimentale accumula ogni anno (almeno in Lombardia) centinaia di servizi a sfondo più o meno clericale (la storia del parroco settantenne, il prete del Ratanatt, la devozione popolare nelle forme più incredibili, oppure la voce del padrone tipo il congresso della Compagnia delle opere, il comunicato di Cesana etc). A buona ragione il Cardinale Tettamanzi (come pure Martini) si sveglia la mattina presto per ascoltare le trasmissioni televisive della Riforma italiana.
Roberto Ferro P.S.: Sarebbe interessante condurre una ricerca sul numero annuo di servizi para religiosi trasmessi dal TG3 Regionale Lombardo. Dopotutto, è pagato dal contribuente.
Lettera
Date grottesche
Un paese che ha commesso crimini di guerra in Libia, Etiopia, Spagna, Jugoslavia, Russia e Grecia dovrebbe meditare sul suo passato e non atteggiarsi a vittima
La scelta delle date da ricordare, per una persona o per una nazione, è importante.
Gli anniversari che festeggiamo dicono molto di noi, del nostro carattere e delle nostre esperienze.
Le ricorrenze che, da qualche tempo, ci vengono imposte dai nostri sgangherati governanti ne dimostrano tutta la pochezza intellettuale.
Oggi si celebra il "giorno del ricordo" che meglio sarebbe chiamare "giorno dell’amnesia collettiva", perché, se si volevano ricordare le vittime della guerra fascista, si doveva prendere come data quella del 10 giugno 1940, quando Mussolini ci trascinò nell’abisso della Seconda Guerra Mondiale. L’avere invece scelto il giorno in cui, nel 1947, De Gasperi firmò il Trattato di Pace dimostra tutta l’ignoranza e la protervia del nostro governicchio.
Un paese che ha commesso crimini di guerra in Libia, Etiopia, Spagna, Jugoslavia, Russia e Grecia dovrebbe meditare sul suo passato e non atteggiarsi a vittima. Ma questo presupporrebbe l’esistenza di una classe dirigente.
Claudio Giusti
Lettera
Un'origine non nobile,
una datazione ignobile
La vocazione della Destra italiana di ridurre gli effetti negativi derivanti dalla commemorazione, pochi giorni prima - il 27 gennaio, della Giornata della Memoria, proclamata in coincidenza con la Giornata Internazionale della Commemorazione in memoria delle vittime dell'Olocausto decisa dall'ONU. Ignobile inoltre è la datazione: il 10 febbraio 1947 è stata la data della firma del Trattato di Pace che pose fine alla seconda guerra mondiale, scatenata dalle potenze fasciste: Germania, Italia e Giappone, con i loro alleati minori.
La Destra, per altro, non si è ritrovata sola. Vari dirigenti dell'ex Partito Comunista Italiano, dal triestino Stelio Spadaro allo spregiudicato Violante, fino al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, hanno partecipato a questa attività di "conciliazione nazionale" e di facile propaganda antislava. Ricevendo severe lezioni di storia dal presidente croato Mesic e da quello sloveno Turk.
L'Italia è quindi un paese ufficialmente "revisionista", con tanto di ideologia nazionalpopolare degli "italiani buona gente". La Germania ha svolto una riflessione morale e storica che ha permesso di fare ammenda, almeno postuma, di una politica imperialistica che ha prodotto 50 milioni di morti in guerra (di cui 11 nei campi di concentramento) e quasi 15 milioni di profughi tedeschi dai territori passati ad Urss, Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia ed altri paesi. Qui da noi, invece, il popolino ufficialmente disinformato reagisce incredulo quando si ricordano loro - oltre alle corresponsabilità italiane nell'immane sterminio generale - le centinaia di migliaia di vittime delle armi italiane in Libia, Etiopia, Spagna, Albania, Grecia, Jugoslavia, Urss e via discorrendo. Certo, in cambio di alcune centinaia di migliaia di profughi dall'Istria e di alcune migliaia dalla Dalmazia, ma senza che ci si ricordi pure che essi furono vittime in primo luogo dell'imperialismo fascista e delle sue sanguinose avventure.
Eppure, a ben scavare, il materiale documentario mette spesso in crisi semplificazioni e "storiografie" poste al servizio della ampia propaganda di regime.
Come il documento che si riproduce in allegato, testimonianza di una dialettica - sia nazionale che politica - fra i comunisti al confine orientale. Comunisti internazionalisti, ma forse soprattutto mitteleuropei. Indubbiamente rivoluzionari, ma niente affatto disposti ad accettare la propaganda staliniana dei tempi del Cominform (che voleva Tito ed il gruppo dirigente jugoslavo al servizio del "nemico di classe"). Lavoratori senza frontiere, increduli se non insofferenti della vieta propaganda di un Pci disponibile ad usare nella sua propaganda il gergo del nazionalismo italiano contro gli jugoslavi.
Un quadro piuttosto frastagliato, come tutta la situazione nell'inestricabile groviglio nazionale tipico dei territori ex asburgici, dove la follia nazionalista - in primo luogo italiana - voleva instaurare un regime oppressivo di chi italiano non fosse.
Situazione complicata, come era complicato il ruolo di quei dirigenti cristiano-sociali sloveni che Raoul Pupo documenta vicino ai luoghi di infoibamenti, non avendo il coraggio di andare fino in fondo nello spiegare perché anche sacerdoti politicizzati non si sottraessero in qualche modo alla vendetta di un popolo sottoposto a genocidio per un ventennio. Complicata come quella del reparto osovano sterminato da un reparto garibaldino alle malghe del Porzus: con un comandante nazionalista monarchico, ed un commissario politico (Gastone Valente, nome di battaglia Enea) che - come altri partigiani del Partito d'Azione, come Guidalberto Pasolini - nel dopoguerra sarebbe stato certamente alla testa delle lotte della sinistra operaia e contadina.
Gian Luigi Bettoli
Verso il congresso nazionale
Per il Rinnovamento della Sinistra A Napoli, domenica 21 febbraio alle ore 9,30 presso la Società di studi politici (Piazza Santa Maria degli Angeli n.1 - 2° piano) discuteremo il documento preparatorio del prossimo congresso nazionale dell’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra. Parteciperà alla discussione Aldo Tortorella, presidente onorario dell’ ARS
Satira
Io, cittadino fortunato
di Ambrogio Milanino jr
Salve, sono un cittadino italiano. Vivo a Milano 2, in un palazzo costruito dal Presidente del Consiglio. Lavoro a Milano in una azienda di cui è mero azionista il Presidente del Consiglio. Anche l´assicurazione dell´auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l´assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa.
Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale, di cui è proprietario il Presidente del Consiglio.Quando devo andare in banca, vado in quella del Presidente del Consiglio.
Al pomeriggio, esco dal lavoro e vado a far spesa in un ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio.
Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio e guardo un filmprodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio (questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio).
Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall´agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio.
Soprattutto guardo i risultati delle partite, perché faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario.Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio, guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere.
Allora mi stufo e vado a navigare un po´ in internet, con provider del Presidente del Consiglio.Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet, leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio.
Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in Italianistan è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio... che governa nel mio esclusivo interesse... Per fortuna!