giovedì 14 marzo 2013

Psicopatologia del giocatore d’azzardo

LETTERA


GIOCHI DI STATO

Psicopatologia del giocatore d'azzardo: pandemia di una nuova categoria diagnostica ed entrate fiscali.


Secondo l'Eurispes il 78% degli italiani ha la passione per il gioco e 1 milione e trecentomila italiani sono addirittura a rischio dipendenza, giocano più di tre volte a settimana e spendono almeno 600 euro al mese.

    La raccolta complessiva è nell'ordine di decine di miliardi di Euro e in continuo aumento. Tuttavia, lo Stato non è il solo a trarre profitto dai giochi a premio, difatti oltre alla quota che spetta ai vincitori la gran parte dei soldi movimentata finisce nelle casse degli intermediari, cioè delle società concessionarie che gestiscono quotidianamente il volume delle scommesse.

    Sotto un profilo sociale, il gioco d'azzardo diviene spesso un costo enorme per lo Stato, poiché sono oramai accertati i danni che la "dipendenza" da esso inevitabilmente provoca.

    E' bene precisare, subito, che qualunque gioco in cui siano previsti versamenti e vincite in denaro può diventare "d'azzardo"; ciò dipende dalla psicologia del giocatore, ovvero dalla sua capacità di porre un limite al numero delle giocate o all'entità delle cifre puntate.

    I costi delle derive patologiche del gioco d'azzardo vanno ricercati in più aree, tra le quali le relazioni intime (correlate a crisi economiche, separazioni, problemi con i figli), gli sconfinamenti nell'illegalità e il ricorso al prestito usuraio, sono chiaramente quelle più delicate.           

    I reati in cui il giocatore "incallito" più facilmente può imbattersi sono i piccoli furti, la frode, la falsificazione della firma, l'appropriazione indebita, tutti fenomeni delinquenziali che talvolta non risparmiano neanche le donne.

    Sotto il profilo più strettamente sanitario, il giocatore patologico incorre spesso in periodi di profonda depressione, di forte nervosismo, di paura, di rischio di suicidio, di assunzione di farmaci per malesseri secondari al gioco d'azzardo ed altri sintomi correlati allo stress, quali difficoltà di memoria e concentrazione, disordini intestinali, emicrania, etc..

    Nonostante ciò, l'offerta "legale" ed illegale nel settore dei giochi a premio  aumenta di continuo, attraverso la progressiva immissione di quelli con caratteristiche di maggiore "dipendenza", in maniera molto simile a quella prodotta dalle sostanze psicotrope.

    Particolare interesse e preoccupazione riveste l'impatto della diffusione delle nuove forme di gioco presso gli adolescenti, come le slot-machines ed i video-poker, che provocano importanti conseguenze negative nell'ambito delle attività scolastiche, fino a sfociare in problemi correlati all'incrocio con l'uso di sostanze psicotrope ed alcolici.

    Il problema non è solo italiano (anche se nel nostro Paese sembra che l'offerta pubblica dei giochi sia l'attività dello Stato più vivacemente incentivata, basti dare un'occhiata al sito dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, www.aams.gov.it, per rendersi conto dell'enormità e della varietà dell'offerta!), difatti l'American Psychiatric Association (APA) ha deciso di inserire tra i nuovi disturbi psichiatrici il "Disturbo d'azzardo", poiché recenti dati hanno fatto ritenere che nelle persone che sono dipendenti dal gioco d'azzardo il cervello cambia in modo simile a quello dei tossicodipendenti, e che sia tossicodipendenti sia giocatori d'azzardo patologici traggono beneficio dalla terapia di gruppo e da una graduale disassuefazione.

    Attualmente, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV tr), la "bibbia" della psichiatria mondiale, la cui nuova edizione uscirà il prossimo mese di maggio, espone in questi termini la "prevalenza" del Gioco d'Azzardo:

    "La prevalenza del Gioco d'Azzardo Patologico è influenzata sia dalla disponibilità del gioco d'azzardo che dalla durata della disponibilità, così che con l'aumentare della disponibilità del gioco d'azzardo legalizzato vi è un aumento del Gioco d'Azzardo Patologico. […]".

    Il manuale, quindi, fa un preciso riferimento al gioco "legalizzato", che come abbiamo sottolineato in apertura può diventare d'azzardo sulla base del profilo soggettivo del giocatore, della sua fragilità psicologica.    

    Pertanto, ci chiediamo se sia giusto che lo Stato incentivi un'attività che può provocare  insidiose patologie neuropsichiatriche ai propri cittadini, per far "cassa" in un periodo di crisi!


Salvatore Scino,

Vice Presidente consiglio Comunale di Firenze