La questione della elezione del prossimo Presidente della Repubblica rischia di essere impostata in maniera distorta con l'alibi di trovare un assetto politico che consenta di uscire dall'impasse creata dalle elezioni del 24 e 25 febbraio.
Questa scelta, decisiva in una caotica e pericolosissima fase, rischia di diventare merce di scambio in un "compromesso scellerato" tra forze politiche che dovrebbero essere incompatibili. In questo quadro riteniamo anche di dover inserire la ventilata ipotesi di non elezione di un Presidente nuovo.
La delicatezza della situazione esige dal Parlamento una lungimiranza coerente all'attuale momento storico.
In particolare, la sinistra, che ha la maggioranza assoluta alla Camera e il gruppo senatoriale più ampio, trovandosi sulle spalle la maggiore responsabilità per i nuovi assetti politici e istituzionali, deve assumersi l'onere di una proposta che vada oltre l'immediata utilità di bottega e le pur legittime aspettative di personalità dei propri apparati.
Il paese ha bisogno di un Presidente della repubblica che garantisca patriottismo costituzionale, rispetto rigoroso del costituzionalismo, esperienza istituzionale, saggezza personale, attitudine alla tutela delle regole della democrazia (in comprovato equilibrio tra i suoi aspetti formali e sostanziali), cultura dei diritti, attenzione e comprensione rispetto al valore della cittadinanza e alle mutazioni in corso che lo coinvolgono, prestigio internazionale, passione per la libertà come per l'equità, estraneità alla casta, ai suoi rituali, ai suoi privilegi, normalità e sobrietà di cittadino nei comportamenti privati.
Considerato tutto ciò, la candidatura che corrisponde a queste caratteristiche e al tempo stesso – a nostro giudizio – ha la possibilità concreta di riscuotere il necessario largo consenso è quella di Stefano Rodotà.
Enzo Marzo,
Fondazione Critica Liberale