RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
Primi firmatari: Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Salvatore Settis, Rosetta Loy, Corrado Stajano, Giovanna Borgese, Alberto Vannucci, Elisabetta Rubini, Gaetano Azzariti, Costanza Firrao, Alessandro Bruni, Simona Peverelli, Nando dalla Chiesa, Adriano Prosperi, Fabio Evangelisti Barbara Spinelli, Paul Ginsborg, Maurizio Landini, Marco Revelli, Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio, Gino Strada, Paola Patuelli, Tomaso Montanari, Cristina Scaletti, Antonio Caputo, Pancho Pardi, Ubaldo Nannucci, Maso Notarianni, Raniero La Valle, Ferdinando Imposimato, Luciano Gallino, Dario Fo, Fiorella Mannoia, Fabio Vander. |
Da MondOperaio Non di solo bicameralismo si nutre l’ingovernabilità di Luigi Covatta Che cosa pensiamo delle iniziative di Zagrebelsky e Rodotà lo avevamo già scritto ad ottobre dell’anno scorso (vedi Articolo 138, comma 22). E che cosa pensiamo di una riforma del Senato ispirata alla spending review lo abbiamo scritto il 19 marzo, presentando un disegno di legge proposto dal senatore Buemi (vedi Un altro Senato è possibile). Ciò non toglie che la canea scatenata contro il disegno di legge costituzionale proposto dal governo merita qualche riflessione in più. Compresa, magari, quella sull’inusualità della procedura adottata. Di solito non sono i governi (potere costituito per eccellenza) ad appropriarsi del potere costituente. Ma – dopo tre bicamerali, due referendum e svariate commissioni di “saggi” – non c’è bisogno di essere Carl Schmitt per individuare uno stato d’eccezione nella impotentia reformandi di cui in trent’anni ha dato prova il nostro Parlamento. E Renzi sembra avere bene appreso la lezione schmittiana quando ha legato il suo esercizio di sovranità alla stessa sopravvivenza di una legislatura che per la Corte costituzionale non è delegittimata, ma che certamente è stata eletta in quei borghi putridi che la nuova legge elettorale si propone di bonificare. Non saremo noi, quindi, a negare legittimità al realismo politico che ispira l’azione del presidente del Consiglio, o addirittura ad accodarci alle vestali della “Costituzione più bella del mondo”. Del resto è sulla nostra rivista che, nella seconda metà degli anni ’70, cominciò a sinistra la discussione sulle riforme istituzionali e sulla necessità di rafforzare gli esecutivi rispetto alle assemblee. Ed è anche colpa nostra – della nostra sconfitta – se oggi si procede con una disinvoltura impensabile trent’anni fa. Ora come allora, peraltro, le resistenze sono autorevoli e argomentate, anche se il conservatorismo costituzionale cambia spesso di spalla al suo fucile: a favore del monocameralismo quando si dovevano contrastare tendenze presidenzialiste, a favore del bicameralismo paritario ora che c’è da sbarrare il passo a Renzi. A dare coerenza ai protagonisti della resistenza (sempre gli stessi) c’è tuttavia una cifra unitaria, quella del “benaltrismo”: ben altro è necessario per garantire la governabilità, ben altro per mantenere l’equilibrio dei poteri, ben altro per salvaguardare il principio della rappresentanza. Da parte nostra, invece, al “ben altro” preferiamo il “non solo”, convinti come siamo che non di solo bicameralismo paritario si nutre la palude istituzionale in cui siamo immersi. Perciò ci permettiamo di sottoporre all’attenzione dei nostri lettori alcuni documenti (compreso il disegno di legge Rodotà del 1985) che mettono in luce ulteriori cause di ingovernabilità e di farraginosità del procedimento legislativo. Con l’augurio che la vis reformandi del governo Renzi non si applichi solo al Senato. · Disegno di Legge costituzionale di iniziativa del Sen. Compagna (XVII Legislatura – 31/03/2014) |
Da Avanti! online - http://www.avantionline.it/ Cambiamento con la testa Sarà perché non abbiamo mai gettato la testa all’ammasso, ma non riusciamo neppure stavolta a evitare di ragionare, di criticare, di suggerire. di Mauro Del Bue In Italia non è la prima volta che si tenta una svolta e il popolo l’accetta a scatola chiusa ritenendo che qualsiasi soluzione sia meglio della permanenza della vecchia situazione. Le grandi svolte italiane sono state anzi generalmente effettuate a scatola chiusa. Senza pretendere di metterci la testa. Con le braccia alzate, con la fiducia a comando, con l’idea che un partito o un uomo non debbano e non possono fallire senza che fallisca il paese. L’Italia papalina e bigotta si affidò d’incanto alla borghesia e alla nobiltà liberale post unitaria, l’Italia liberale e cattolica, ma in larga parte anche socialista, si affidò a Mussolini dopo l’infatuazione bolscevica e la guerra civile del 1920-21, l’Italia fascista si scopri improvvisamente antifascista dopo il 25 luglio, e per cinquant’anni diventò democristiana e comunista, l’Italia del dopo tangentopoli diventò improvvisamente berlusconiana, e adesso larghi strati della pubblica opinione per lo stesso identico motivo si scoprono renziane. Sempre perché è l’ultima volta, sempre perché è l’estremo tentativo e non ce ne sarà un altro. Noi che non ci siamo mai affidati agli umori popolari, noi che siamo diventati socialisti quando era difficile e lo siamo rimasti quando era impossibile, noi che abbiamo sfidato le mode e contestato i dogmi, noi che abbiamo esaltato la nostra eresia riformista, per usare il titolo del bel libro di Bruno Pellegrino, noi non riusciamo a chiudere gli occhi. Non lo abbiamo fatto ieri e non possiamo farlo oggi. E allora diciamo subito che appoggiamo gli sforzi di Renzi sempre con spirito critico. E cioè con la nostra testa, che opponiamo al “giù le mani” dei professori sempre contrari a qualsiasi riforma costituzionale, ma anche al “mettiamo le mani” dei renziani convertiti. A questi ultimi voglio rivolgere il seguente ragionamento metodologico. Si è per il cambiamento solo se si approva passivamente il cambiamento proposto o anche se si propone una ricetta diversa del cambiamento? Penso alla legge elettorale. Quella proposta è un Porcellum due, con liste bloccate, una minoranza che diventa maggioranza assoluta, il furto del voto che passa dalle liste che non raggiungono il tetto di sbarramento alle liste che lo superano. Contestare queste tre clausole significa essere contro il cambiamento? Di più. Si sostiene a ragione che bisogna cambiare gli attuali poteri di un bicameralismo cosiddetto perfetto, cioè con le identiche competenze. Ma proporre di diversificare le competenze delle due Camere e di diminuire congiuntamente il numero dei parlamentari, vuol dire essere per la conservazione? Contrastare questa idea della trasformazione degli enti elettivi in enti nominati, dalle Province al Senato, e anche alla Camera con l’Italicum, vuol dire essere dalla parte sbagliata? Su un punto ci terrei ad essere definito conservatore: sulla democrazia. Sia ben chiaro, nella storia l’espressione della democrazia ha conosciuto stagioni multiformi. Ma la parola significa “potere del popolo”. Ecco, a forza di contestare la cosiddetta casta, non stiamo correndo il rischio di formare una nuova casta di portatori di nomine? Anziché il popolo é il capo partito che a lui si sostituisce per nominare deputati e senatori, proprio mentre i partiti perdono sempre più attrazione, consenso e ormai anche forma democratica. Questa sarebbe la nuova democrazia? Nell’epoca dei sondaggi e di internet sottrarre sempre più potere al popolo non è anche contro la storia? |
Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo Essere le parole che si dicono Può una Chiesa rinnovata coesistere con i regimi concordatari? Il Papa di fronte al potere e ai privilegi della Chiesa cattolica. Iniziativa di Fondazione Critica Liberale e Cgil Nuovi Diritti Sostenuta con i fondi 8x1000 della Chiesa Valdese - Unione delle chiese metodiste Presentazione IX Rapporto sulla Secolarizzazione dell'Italia III Rapporto su Confessioni Religiose e TV IV Dossier su Confessioni Religiose e Telegiornali In apertura: Vera Lamonica, segretaria nazionale della CGIL Gian Mario Gillio, direttore del mensile “Confronti” Introduzione: Maria Gigliola Toniollo, Ufficio nuovi diritti Cgil nazionale Relazione: Carlo Flamigni Tavola rotonda Introduce: Enzo Marzo, direttore di “Critica liberale” Prendono parte: Alberto Airola, senatore (M5s) Imma Battaglia, consigliere comunale a Roma (Sel) Pippo Civati, deputato (Pd) Franco Grillini, consigliere regionale Emilia Romagna (IdV) Sergio Lo Giudice, senatore (Pd) Lunedì 7 aprile, ore 16 - 19,30 Palazzo S. Maria in Aquiro P. Capranica, 72 - Roma Si prega di prenotarsi a info@criticaliberale.it Si ricorda l'obbligo di giacca e cravatta. Critica liberale |
a vivalascuola riceviamo e volentieri pubblichiamo La parola a loro Ragazze e ragazzi dai 14 ai 18 anniscrivono sul loro rapporto con i genitori di Giorgio Morale vivalascuola di questa settimana dà la parola a loro, ragazze e ragazzi dai 14 ai 18 anni, che scrivono sul loro rapporto con i genitori: http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/03/24/vivalascuola-167/ Proponiamo questi testi, che costituiscono una sorta di "ultime dal fronte" della famiglia, di cui ci danno un'immagine in presa diretta. Stefano Laffi ne trae quattro notizie e una lezione: "verrebbe da dire che potrebbe essere utile... far succedere più cose, tenere vivi i flussi verbali in tutte le direzioni, immettere nuovi temi e nuove sfide, lanciare un’avventura da fare insieme, per essere meno coinvolti gli uni a controllare e gli altri a pretendere". |