martedì 29 settembre 2015

Ad Ebrima Sanko, giovane migrante morto

E a tutti coloro che non possono più sognare... e vivere

 

Si chiamava Ebrima Sanko, un nome che già nei prossimi giorni sparirà dalla cronaca e cadrà nell’oblio. Lì dove verrà nominato perché per molti sarà soltanto un “profugo”, un “clandestino”, un “immigrato” se non addirittura “lu ner'” o “lu negr'”. Ignorando che Ebrima Sanko era un ragazzo come milioni nel mondo, un 19enne che sognava come tutti e tutte abbiamo fatto e facciamo a quell’età. E il suo sogno era qui, in Italia, in Europa, lontano dal suo Gambia, colonia britannica fino al 1965 e che anche negli ultimi anni ha conosciuto motivi di fortissimo “conflitto”, nono nella classifica degli Stati più poveri al mondo, tra gli Stati inseriti nella lista dei “Paesi della sete” per la drammaticità (e rischio mortalità) della mancanza d’accesso al bene primario per eccellenza, l’acqua. La vita, i sogni, le speranze di Ebrima Sanko si son spenti. Come si spengono quotidianamente tanti, troppi sogni e vite (migranti, lavoratori, disoccupati, senza casa, vittime di violenze, di mafie, del biocidio delle nostre terre e tanto altro), mortalmente soffocati da un sistema ingiusto, disumano, iniquo che tutto e tutti opprime. “Dev’esserci lo sento in terra o in cielo un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto” recita la canzone. E che oggi possa accogliere anche Ebrima Sanko e la sua umanità drammaticamente recisa a soli 19 anni. Nella settimana che portava al Natale di ormai 5 anni 21 migranti furono rinvenuti infreddoliti e sofferenti furono rinvenuti nei dintorni della stazione di Vasto-San Salvo. A loro, ad Ebrima Sanko, a tutti coloro che soffrono disumanità, ingiustizia, che disperano nel futuro che vien loro quotidianamente tolto, possa sempre correre il pensiero e il ricordo.

 

Alessio Di Florio, e-mail