EUROPA
In occasione del prossimo Consiglio europeo, convocato per il 16 e 17 dicembre l'Europa deve accelerare nell'opera di riforma della governance
Gianni Pittella
Vicepresidente vicario del Parlamento europeo
Proprio nel momento in cui i tempi sembravano maturi per dotare l'Unione europea di maggiori poteri "politici", attraverso il deciso rafforzamento del ruolo di coordinamento delle politiche economiche, la rottura sul Bilancio comunitario e la precipitazione della situazione irlandese riportano l'Europa a confrontarsi con i peggiori scenari e, come sottolineato dal Presidente Van Rompuy, con un rischio "sopravvivenza" dell'Unione.
Pare proprio che a qualche governo non vada giù di cedere competenze nazionali a vantaggio di una gestione comune, né di mettere mano alla cassa in favore di un altro Paese in difficoltà. A spingere in queste ultime ore l'Europa sul bordo del precipizio sono stati soprattutto i tentennamenti della Merkel in occasione dell'intervento di salvataggio prima della Grecia, ed ora dell'Irlanda, e l'azione irresponsabile e demagogica del premier inglese Cameron che ha lavorato per affossare ogni margine di accordo sul bilancio europeo.
In tale scenario anche i mercati finanziari stanno facendo la loro parte nel destabilizzare l'Europa politica, tentando di svincolarsi da qualsiasi forma di coinvolgimento in eventuali ristrutturazioni delle finanze pubbliche. Non é un caso che le fibrillazioni degli investitori siano aumentate a seguito dell'ipotesi ventilata dalla Germania di un coinvolgimento del settore privato nei piani di salvataggio. Ci sono tuttavia gli strumenti e i tempi per ribaltare la situazione e rilanciare l'azione europea. Partiamo dal Bilancio. Scaduti i 21 giorni previsti dal Trattato per trovare un accordo tra Consiglio e Parlamento, adesso la Commissione europea presenterà una nuova proposta che andrebbe approvata entro fine anno per non penalizzare i beneficiari delle risorse europee: dalle Regioni che utilizzano i fondi strutturali gli agricoltori che beneficiano della PAC, dalle Università e centri di ricerca agli enti locali, per finire con le nuove autorità europee responsabili della vigilanza dei mercati che saranno operative da gennaio 2011 ma che, senza bilancio approvato, non avranno nemmeno un euro per partire.
La base negoziale per fare l'accordo é di assoluta saggezza ed il Parlamento, con la massima responsabilità istituzionale, si é mostrato pronto ad accettare l'ulteriore taglio di 4 miliardi richiesto dai governi - per venire incontro alle difficoltà di cassa degli stati membri - a patto però che per il 2012-2013 siano previste maggiori risorse per far fronte ai nuovi compiti che il Trattato di Lisbona conferisce all'UE ed agli obiettivi concordati con la Strategia "Europa 2020" che i governi votarono all'unanimità e che ora é ben strano non vogliano più finanziare.
Mi auguro che in occasione del prossimo Consiglio europeo, convocato per il 16 e 17 dicembre, si registri il medesimo senso di responsabilità mostrato dal Parlamento e che non prevalga la miopia distruttrice di tre Paesi - Inghilterra, Olanda e Svezia - sulla maggioranza di chi vuole coniugare austerità e risparmi con crescita e sviluppo, rigore nella spesa con salvaguardia degli investimenti europei indispensabili per il futuro dei cittadini. In merito poi alla questione irlandese ed alla generale crisi delle finanze pubbliche europee bisogna agire con gli strumenti che sono a disposizione. L'Europa deve mantenere ben saldo il timone puntando a rendere il prima possibile permanente il "meccanismo di stabilizzazione", accelerare nell'opera di riforma della governance economica prevedendo chiari paletti per l'applicazione del patto di stabilità e, parallelamente, continuare nell'azione già in atto di regolamentazione dei mercati finanziari. Anche perché l'euro non puó essere ostaggio di mercati finanziari che stanno facendo la loro parte nel destabilizzare l'Europa politica, tentando di svincolarsi da qualsiasi forma di coinvolgimento in eventuali ristrutturazioni delle finanze pubbliche.