Ma se le parole hanno significato e valore, è per l'appunto con queste che bisogna fare i conti; e allora il discorso, è facile intuirlo, è in realtà molto ma molto più complesso di quanto possa semplicemente apparire; al punto che due paginette dattiloscritte appaiono senz'altro insufficienti, ma pur sempre possono servire a dare un'idea di dove s'intenda andare a parare. Il nuovo progetto "progressista" del socialismo europeo dovrebbe, secondo il giudizio di D'Alema, poggiare su tre pilastri: "democrazia, uguaglianza e innovazione". Sì che, c'è da chiedersi cosa dovrebbe rappresentare il nuovo rispetto alla cultura tipica della socialdemocrazia definita tradizionale.
A ben vedere, il concetto di "democrazia" rappresenta in effetti il vero e proprio caposaldo di una nuova "ideologia", secondo la parola in voga nel secolo scorso, servita per quasi due secoli a caratterizzare i diversi schieramenti politici tra loro diversamente contrapposti. In proposito, del tutto significativo è il dibattito ancora recente svolto in ambito internazionale circa la legittimità o soltanto l'opportunità di esportare la democrazia nei paesi che ne risulterebbero ancora privi.
Il principio democratico, nelle sue varie articolazioni, fonda il diritto della maggioranza a governare una collettività in confronto all'azione svolta dalla minoranza, in un sistema di articolazione del potere più o meno ramificato e quindi in un'ottica bipolare formata nell'ambito di ciascun polo da una o più parti politiche.
In principio di intervento, D'Alema dice che "nei sistemi bipolari l'alternanza è fisiologica" e che "la crisi (della socialdemocrazia) ha portato alla luce la questione della rilevanza dei nostri valori: siamo stati sconfitti perché, sulla scia della Terza via, li abbiamo abbandonati".
Ora, mi permetto di dubitare: quale alternanza ha visto mai l'occidente prima della caduta dei due blocchi di potere americano e sovietico? In secondo luogo: non è stato forse proprio grazie alla scelta della Terza via che, nel corso degli anni novanta, e ancora oltre, è stato possibile ad alcuni schieramenti di centro-sinistra governare le maggioranze all'interno di molti paesi, e non solo europei?
E ancora: se bene comprendiamo la scelta della Terza via tra il neoliberismo della destra e le politiche assistenziali della vecchia sinistra, cosa rappresenterebbe di diverso, almeno sul piano nominalistico, il futuro del nuovo progetto, se non per l'appunto una diversa via tra la socialdemocrazia "tradizionale" e il neo liberismo delle forze conservatrici; e quindi, direi ancora, sostanzialmente una Terza via?
Certo, sarebbe contraddittorio pensare che si è detto male della Terza via per dire poi