LAVORO E DIRITTI
a cura di rassegna.it
I capi di stato e di governo assicurano: "Faremo di tutto per la stabilità della moneta unica". Critiche dal Fondo monetario internazionale: "Ue lenta, non otterrà molto". Eurobond ancora tabù, per ora vince il veto di Germania e Francia
Il Consiglio Ue di Bruxelles ha ratificato la creazione di un Fondo salva-stati permanente. Sarà attivo a partire dalla metà del 2013, dopo le modifiche del Trattato di Lisbona. I capi di Stato e di governo dell'Eurozona, riuniti in Belgio per due giorni (16 e 17 dicembre) si dicono pronti a 'fare tutto quello che è necessario per assicurare la stabilità della zona euro nel suo insieme". Il tentativo è quello di scoraggiare gli attacchi speculativi che potrebbero colpire Portogallo e Spagna e in un caso del genere si attingerebbe al Fondo temporaneo già attivato per l'Irlanda. Non tutti, però, sono convinti che si tratti di una risposta adeguata. Tra le critiche spicca quella del Fondo monetario internazionale, che aveva proposto, insieme alla Bce, di aumentare immediatamente le risorse dell'attuale Fondo temporaneo, proposta bocciata per il veto della cancelliera tedesca Angela Merkel.
Ecco i sette punti su cui i governi si impegnano dell'Eurozona: piena attuazione dei programmi di aiuto a Grecia e Irlanda; determinazione nel portare avanti i piani di austerity per risanare le finanze pubbliche; sostegno alla crescita attraverso le necessarie riforme strutturali; rafforzamento del Patto Ue di stabilità e di crescita con un accordo entro l'estate del 2011; risorse adeguate ai Paesi in difficoltà attraverso l'attuale Fondo salva-stati; ulteriore rafforzamento delle regole nel settore finanziario, compresi nuovi stress test per le banche; sostegno all'azione della Bce.
Al Fondo permanente si potrà ricorrere solo come 'ultima ratio' e solo con una decisione da prendere all'unanimità, vincolando i prestiti ai paesi in difficoltà a condizioni molto severe. Le modifiche del Trattato Ue necessarie per creare il Fondo saranno molto limitate, ma alcuni paesi - quelli con una forte componente euroscettica - destano qualche timore, perché anche un solo no bloccherebbe tutto. Dal premier irlandese, Brian Cowen, sono arrivate rassicurazioni: un referendum sulle modifiche in Irlanda (il cui esito sar è "molto improbabile".
I leader dei 27 restano divisi sull'idea degli eurobond. La questione è stata sollevata di nuovo nel corso di una cena di lavoro in Belgio, il progetto portato avanti da Italia e Lussemburgo, non ha raccolto consensi. Anche in questo caso a dettare la linea è la Germania, contraria agli eurobond perché "non eliminerebbero le debolezze in Europa mentre eliminerebbero la pressione sugli Stati indebitati per risanare i propri bilanci", ha detto Merkel. Sulla posizione di Berlino è affiancata da Parigi e per ora non se fa nulla. Ma in molti sono convinti che la discussione continuerà nei prossimi mesi.