venerdì 30 ottobre 2009

Italia evoluta e civile


Lettera

POVERO BERLUSCONI

Berlusconi sta seguendo, passo, passo, le orme di Mussolini.

Berlusconi sta seguendo, passo, passo, le orme di Mussolini. Siamo già arrivati alle soglie delle "grandi opere del regime": vedi il ponte di Messina. Ci mancano solo "i fasci littorio" e gli "inni di regime" ma arriveremo, ormai, a qualcosa del genere.

    Ricordiamoci, in particolare, che anche Mussolini (che ha fatto scuola di "dittatoriato" a Hitler) è stato democraticamente eletto! Il fatto è che sono gli italiani a rifiutare di considerare la politica una cosa seria: un progetto e un patrimonio da costruire e gestire con lo studio e l’impegno quotidiano di una serie continuativa di generazioni.

    Per andare al sodo dobbiamo dire che anche i gestori della finanza nazionale sono corporativi e si fidano solo dei "cani fedeli" diffidando dei "cani sciolti" alla Piero Gobetti & Co. Ma chi sono questi "investitori istituzionali" ? Luciano Gallino [Con i soldi degli altri, Einaudi, Torino, 2009] li individua nelle società di gestione dei fondi sottoscritti dai risparmiatori. A mio parere non si tratta soltanto della gestione finanziaria degli investimenti effettuati dai risparmiatori ma – anche e soprattutto – del fatto che il sistema finanziario globale (compresi gli organismi mondiali tipo Banca mondiale e IMF) si trova a gestire l’immensa possibilità de emettere moneta con l’unico limite di rispettare le capacità assorbimento dell’economia reale senza sforare troppo i livelli fisiologici dell’inflazione. L’enorme riserva finanziaria del governo statunitense ha permesso di esportare inflazione nel mondo grazie alla circolazione degli euro-nippo-asia-dollari. Con questi extra-dollari (dollari extrastatunitensi) il potentato nord americano ha potuto finanziare – e condizionare - e corrompere - l’intero sistema politico (ed economico) globale. Berlusconi ha avuto l’abilità (si fa per dire) di inserirsi (seguendo le orme del "Craxi post-Sigonella") in questo gioco che comunque lui non avrebbe mai potuto modificare e trasformare. Ma, per piacere, smettiamola di accusare gli anglo-americani di ricattare il resto del mondo. Noi europei, tanto per cominciare, abbiamo regolarmente sfruttato la situazione abdicando alle nostre responsabilità nel quadro della NATO.

    Berlusconi in particolare ha sfruttato a meraviglia l’introduzione dell’euro (mentre a Craxi non era riuscita la manovra monetaria dell’introduzione della "lira forte" che invece era già riuscita a Mussolini nel 1927). Con il cambio dell’euro i prezzi hanno subito un’impennata che è stata imputata alla cattiva influenza dell’Unione europea sull’economia nazionale italiana. In realtà - chi più, chi meno - tutti i governi nazionali europei, attraverso i loro poligrafici e le loro "zecche" hanno immesso nella circolazione monetaria una massa di euro-monete molto maggiore di quella destinata alla pura sostituzione della circolazione delle rispettive monete nazionali.

    Berlusconi, ispirandosi alla logica dell’ "assalto alla diligenza" propria di "Ghino di Tacco" ha immesso il doppio (!) della massa monetaria di equilibrio. L’operazione è stata guidata da Berlusconi ma sono stati tutti – tutti – i vari protagonisti del sistema finanziario – ma anche produttivo – italiano che hanno beneficiato del vertiginoso aumento dei prezzi.

    In prima battuta le banche – in quanto distributrici di aperture di credito, quindi, al momento, senza neanche bisogno di emissione di carta moneta – ma tutti gli operatori – decisori dei prezzi hanno potuto avvantaggiarsi di una loro posizione di vantaggio. Naturalmente sono stati i consumatori a subire la debolezza conseguente ad una esplosione di circolazione euro-monetaria che più che essere fuori-controllo era stata molto ben gestita da "Ghino secondo" candidato presidente-semidittatore di un’Italia che rischia di essere più "disastrata" che "scombinata".

    Era completamene sbagliata l’idea che "fatta l’Italia" bisognava "fare gli italiani". Se non sono gli italiani decisi a farsi carico della costruzione di un’Italia evoluta e civile, nessuno, nemmeno il Padre eterno e tanto meno il Papa romano, sarà mai in grado di costruirla al loro posto! Rendercene conto - al di fuori di fedi e fedeltà fasulle - è l’unica cosa che possiamo fare!

Francesco Introzzi (Cuneo)     

Lettera

PER UNA LETTURA STORICA DEI TAGLI ALLA SCUOLA PUBBLICA
Come lo scorso anno, quest’inizio di anno scolastico si presenta amaro e insereno per il personale precario della scuola.

I numeri dei tagli di posti sono ormai da tempo noti nella loro concretezza impersonale e brutale. Le conseguenze di tutti questi tagli, che – giova ricordarlo – si sommano a quelli degli anni precedenti (anche durante governi di centro-sinistra, sia pure questi molto meno devastanti), si fanno già sentire nelle scuole: aumento del numero medio di alunni per classe, fine di percorsi pedagogici e didattici (a partire dalle compresenze), riduzione di fatto dell’offerta formativa. Nella sola Puglia i dati già forniti dal ministero in agosto parlano di 4000 tagli fra docenti e personale ATA.

    Assunzioni divenute una rarità. Nomine annuali ridotte talvolta al lumicino. Supplenze al momento solo ipotetiche e solo per una ristretta fascia. In un contesto di crisi occupazionale la precarietà si trasforma in saltuarietà. La situazione è destinata – dati e leggi alla mano – ad aggravarsi nei prossimi anni. Con effetti non solo sul piano economico ma anche sociale, psicologico e professionale per quanti e quante vivono questa lunga fase di precarietà e di incertezza. Come presentarsi in una classe senza particolari motivazioni a ben operare e senza certezze per l’anno prossimo o fra qualche mese? Come presentarsi nelle rispettive società locali senza un’adeguata e sicura qualifica lavorativa, fondamentale per una solida identità sociale? Come accettare l’idea di alternare lavori diversi, tutti precari, e al contempo di promuovere le proprie competenze in un ambito come quello dell’insegnamento?

    Il lavoro a tempo indeterminato nella scuola pubblica è divenuto una sorta di oasi nel deserto, per pochi "fortunati" di lungo corso precario. Lo stesso clima scolastico è peraltro segnato spesso da gravi difficoltà di lavorare serenamente, tanto più a causa della tendenza in atto a concedere pieni poteri (quindi anche possibilità di arbitrii) ai dirigenti scolastici.

    Temo che a pochi e poche, anche fra noi lavoratori precari della scuola, sia chiaro il carattere costituente di questo processo di espulsione dalla scuola di molte decine di migliaia di lavoratori, di riduzione dei posti di lavoro, di esodo forzoso di massa dal quel settore, di uno stillicidio di norme o di "semplici" affermazioni vessatorie verso il personale delle scuole.

    Non si comprende ancora a fondo che quello in atto verso i lavoratori e le lavoratrici precari della scuola è un attacco che ci anticipa configurazioni dei rapporti sociali da qui a venire, il tassello forte proemiale di un nuovo ordine. Precarietà dei contratti e assottigliamento dei posti parlano di gerarchie, di asservimenti, di varie ricattabilità. Sostituzione delle graduatorie attuali con concorsi d’istituto e chiamate dirette da parti dei dirigenti (cfr. proposta di legge Aprea) equivale all’aumento dei tassi di illegalità con l’istituzione di baronati vernacolari (sul modello universitario) anche nelle scuole. Fuga dalla scuola dice impoverimento della scuola rispetto a competenze altrimenti difficilmente recuperabili. Indebolimento della scuola pubblica racconta un rafforzamento delle analoghe strutture private, aziendali e/o confessionali (cattoliche), quindi fine di ogni istanza egalitaria.

    Un’immagine mi sta tornando più volte alla mente: i precari della scuola in questi ultimi anni di macelleria sociale sono come i minatori nel Regno Unito all’inizio del riordino della Thatcher.

    Assieme ai fratelli e alle sorelle migranti "clandestini" subiamo cose di cui un futuro l’Italia dovrà vergognarsi. Nel frattempo anche dall’esito delle vicende che ci riguardano dipende il futuro dell’intera Italia.

Gaetano Colantuono
Docente e ricercatore precario 

Lettera

Le vecchie fotografie del Coopi

Vi chiedo di mettere in rete le vecchie fotografie del Coopi o di suggerirmi dove posso trovarle.
Leggo sempre con interesse l'ADL. Grazie.
Armando Pescatore

Sul nostro storico ritrovo cooperativo zurighese sono state pubblicate innumerevoli foto in diversi libri, ma in rete -- lo ammettiamo -- non c'è ancora un granché. Faremo il possibile per rimediare in tempi ragionevoli. Grazie dell'interesse. - La red dell'ADL