giovedì 26 marzo 2009

Il  Consiglio Generale degli Italiani all'Estero

 Ho seguito nei giorni scorsi con attenzione la discussione circa lo svolgimento o meno della seconda assemblea plenaria del nostro Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (Cgie) e delle commissioni tematiche programmate in via straordinaria. Solitamente questo tipo di discussioni non mi appassiona, preferisco affrontare quelle nel merito dei problemi concreti che riguardano gli italiani all'estero, emigrati e frontalieri; essendoci però un appello firmato da 25 consiglieri, appello di cui si sottolinea la caratteristica "trasversale"dal punto di vista politico, ritengo di esprimere alcune considerazioni.

    Apprezzo sempre la trasversalità, che penso si possa chiamare meglio iniziativa unitaria, al di là delle legittime opinioni politiche di ognuno di noi, per la tutela dei diritti di coloro che siamo stati chiamati a rappresentare: proprio per questo non si può prescindere dal fatto che tali diritti vengano oggi lesi innanzitutto dalle decisioni assunte dal Governo, sostenute dalla maggioranza parlamentare e applicate dal MAE, che ha fatto a propria volta una scelta discrezionale dei tagli da effettuare.

    Se condividiamo questa valutazione, credo difficilmente confutabile da chiunque abbia a cuore gli interessi dei nostri connazionali che vivono e/o lavorano all'estero, occorre indirizzare insieme tutte le nostre iniziative nella ricerca di soluzioni che pongano rimedio alle gravi falle apertesi per quanto riguarda la rete consolare, i corsi di lingua e cultura, l'indennità di disoccupazione dei frontalieri, ecc..., evitando di aprire polemiche al nostro interno che possano indebolire un fronte di per sé scarsamente dotato di strumenti di valida tutela.

    All'interno di questa prospettiva unitaria, ritengo possano essere trovate insieme le soluzioni organizzative, nel rispetto delle norme, per lo svolgimento dei nostri lavori, contemperando le diverse esigenze manifestate e tenendo conto delle priorità che via via si affacciano di fronte alla gravità della crisi economica mondiale, che coinvolge pesantemente il nostro Paese e tutti gli italiani, ovunque vivano e/o lavorino, facendo tutti uno sforzo di mediazione in nome dell'interesse generale. 

Claudio Pozzetti,  Consigliere CGIE